Esclusivo: in che modo il team di intelligence di Biden ha elaborato in 90 giorni il rapporto sulle origini del coronavirus?

da https://www.globaltimes.cn/

Traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it

A maggio, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha annunciato una decisione sconvolgente, chiedendo ai funzionari dell’intelligence americana di esaminare le origini del coronavirus, dando una scadenza: 90 giorni. La Casa Bianca ha annunciato lunedì che l’esame di questo rapporto dovrebbe essere completato entro la scadenza di martedì. Poiché il rapporto dovrebbe venire alla luce tra “pochi giorni”, il Global Times ha scavato a fondo su come il dipartimento di intelligence degli Stati Uniti ha cercato di risolvere in tre mesi un puzzle che ha sconcertato gli scienziati del mondo nell’ultimo anno e mezzo.

Fonti vicine alla quesiton ehanno detto al Global Times che anche nella fase finale i funzionari dell’intelligence di Biden hanno poche prove solide nelle loro mani per sostenere la teoria della “fuga dal laboratorio”, un’ipotesi che anche le istituzioni scientifiche e gli alleati statunitensi trovano inverosimile, ma i team statunitensi si sono comunque accontentati di prove di seconda mano e inaffidabili per compilare un rapporto che cerca di infangare la Cina come colpevole delle origini del virus.

Sempre secondo le fonti al fine di sfornare un rapporto che metta in cattiva luce la Cina, gli Stati Uniti hanno anche cercato di mettere sotto pressione gli scienziati e l’OMS, di coinvolgere i suoi alleati e di costringere i vicini della Cina a unirsi alla campagna diffamatoria contro la Cina. Il vero scopo degli Stati Uniti non è quello di scoprire le origini di questo misterioso virus. Invece rafforzare l’influenza degli Stati Uniti nel contrastare lo sviluppo della Cina e compensare la crescente influenza internazionale della Cina.

Un vicolo cieco

L’addetto stampa della Casa Bianca Jen Psaki ha detto lunedì che ci vorranno “alcuni giorni” per mettere insieme una versione non classificata della revisione per il pubblico.

Fonti informate hanno detto in precedenza al Global Times che le agenzie di intelligence degli Stati Uniti non possono produrre alcuna prova concreta o prova scientifica per sostenere la teoria della “fuga di laboratorio”. Le fonti hanno notato che le cosiddette prove, che sono state finora fabbricate, sono per lo più circostanziali e completamente inaffidabili.

Per le fonti inoltre gli istituti di ricerca statunitensi e i loro alleati credono quasi certamente che il virus non sia stato creato artificialmente e che sarà altamente improbabile per loro trarre conclusioni definitive entro 90 giorni , conclusioni che possano verificare la teoria della “fuga dal laboratorio”.

Un esperto vicino al lavoro di tracciamento delle origini guidato dall’OMS ha detto al Global Times martedì che non ci sarà nulla di importante nelle nuove prove che puntano alla teoria della fuga dal laboratorio, si tratterebbe di studi simili a quelli che Jesse Bloom, un ricercatore del Fred Hutchinson Cancer Center di Seattle, ha fatto analizzando le sequenze genetiche. E l’esperto ha anche dubitato che il cosiddetto rapporto cambierebbe la storia, in quanto potrebbe includere sia l’origine naturale che quella di laboratorio come possibili ipotesi con “le solite critiche alla Cina”.

La CNN ha riferito all’inizio di agosto che gli investigatori sia all’interno che all’esterno del governo hanno cercato a lungo i dati genetici di 22.000 campioni di virus che venivano studiati all’Istituto di virologia di Wuhan (WIV).

Ha anche riferito che non è chiaro esattamente come o quando le agenzie di intelligence statunitensi hanno ottenuto l’accesso ai dati genetici su cui stavano lavorando.

Il Global Times ha scoperto che un gruppo di intelligence open source online, chiamato DRASTIC, si è procurato dati di sequenziamento cercando di ottenere informazioni sul WIV. Quando i ricercatori pubblicano le sequenze, di solito pubblicano i dati grezzi da cui queste sequenze sono assemblate in un database pubblico.

L’Economist ha riferito la settimana scorsa che Gilles Demaneuf, uno scienziato di dati che lavora con DRASTIC, ha detto di avere la sensazione che lo studio di 90 giorni della comunità di intelligence americana stia usando la stessa angolazione, analizzando i dati grezzi di un tale database pubblico.

Anche se l’autenticità dei dati condivisi su quelle piattaforme pubbliche può essere garantita, c’è ancora un enorme spazio per i funzionari dell’intelligence statunitense per manipolare quei dati per i loro scopi, ha detto al Global Times Yang Zhanqiu, un virologo dell’Università di Wuhan.

Il virologo cinese ha anche detto che i dati sul WIV offriranno una via d’uscita solo nel caso in cui il virus sia davvero fuoriuscito dal laboratorio, quindi se gli Stati Uniti si attaccano a quei dati, è ancora di più la prova che la cosiddetta indagine di 90 giorni è una presunta farsa per gettare fango sul WIV e sulla Cina.

Fonti hanno anche detto al Global Times durante il fine settimana che a causa della mancanza di prove concrete per incastrare la Cina, il governo degli Stati Uniti ha istigato alcuni media nazionali a gonfiare la cospirazione che i mercati cinesi dell’umido sono la provenienza del virus e ha appuntato la teoria come un piano di riserva per la campagna diffamatoria di Washington contro la Cina.

Il reporter del Global Times ha notato che Bloomberg il 17 agosto ha pubblicato un articolo intitolato “Delayed Wuhan Report Adds Crucial Detail to Covid Origin Puzzle” per esaltare la connessione tra il mercato dei frutti di mare Huanan a Wuhan e le origini del coronavirus.

Tre giorni prima che Biden lanciasse il suo compito di 90 giorni, Michael R. Gordon, un corrispondente di sicurezza nazionale per il Wall Street Journal ha scritto un articolo Intelligence on Sick Staff at Wuhan Lab Fuels Debate on Covid-19 Origin, sostenendo che tre ricercatori del WIV si sono ammalati con “sintomi coerenti sia con il COVID-19 che con la comune malattia stagionale” nel novembre 2019 e hanno cercato di puntare il WIV come sospetto delle origini del virus.

È interessante notare che lo stesso Gordon ha anche scritto un articolo per il New York Times nel 2002, quando era in servizio come corrispondente per quel giornale e un anno prima che gli Stati Uniti lanciassero la guerra contro l’Iraq, costenendo che l’Iraq tentava di acquisire armi nucleari. Più tardi le prove che gli Stati Uniti presentarono per iniziare la guerra in Iraq furono derise.

In risposta all’imminente rilascio del rapporto da parte di Biden, Wang Wenbin, portavoce del Ministero degli Affari Esteri cinese, ha detto martedì che “l’intelligence statunitense ha un record famigerato, il loro cosiddetto rapporto sulle origini non è basato su fatti e prove, ma elabora solo una conclusione con “prove” inventate per incastrare la Cina”.

Fonti hanno detto in precedenza al Global Times che i funzionari dell’intelligence statunitense stavano anche cercando di trovare alcuni testimoni o addetti ai lavori durante la fase iniziale dell’epidemia a Wuhan, la città che per prima ha segnalato il virus in Cina, curiosando nelle “misure di blocco” e nelle “aree riservate”, con persone che lavorano nel sistema medico, istituzioni di ricerca biologica o coloro che vivono a Wuhan come loro obiettivi.

I funzionari stavano anche raccogliendo prove per dimostrare le lacune nel lavoro anti-epidemia della Cina, puntando a informazioni dettagliate sui pazienti COVID-19, le vite dei residenti sotto isolamento, i tempi della diagnosi e i movimenti dei pazienti prima dell’infezione, ha detto la fonte.

Nonostante il rapporto non sia ancora uscito, alcuni esperti cinesi e stranieri hanno detto che è altamente possibile che l’amministrazione Biden fornisca una risposta non “inconcludente”. Come ha detto Yang la ricerca dovrebbe essere una questione tecnica che richiede l’analisi genetica del virus. Gli scienziati in Asia, Stati Uniti ed Europa dovrebbero analizzare il profilo genetico del virus che è emerso nella regione e poi discutere le informazioni insieme per confermare i prossimi passi dell’indagine. “Avere un team di intelligence per cercare l’origine del virus è già abbastanza ridicolo e non è sorprendente che Biden finisca per non avere una risposta definitiva, ma se Biden cerca un’altra indagine, declasserà la credibilità della sua amministrazione e la renderà uno zimbello”, ha detto Yang.

“Se l’ex segretario di Stato americano Mike Pompeo avesse avuto informazioni reali che avrebbero convinto la gente, le avrebbe rilasciate”, ha detto al Global Times un esperto straniero vicino al team congiunto OMS-Cina, notando che Biden deve affrontarlo perché i repubblicani sono aggressivi, spingendolo a percorrere questa strada.

Fronte diplomatico

Con pochi progressi sul rapporto vero e proprio, gli Stati Uniti hanno anche fatto ricorso a pressioni su altri paesi, l’OMS e su scienziati internazionali per metterli contro la Cina nella ricerca delle origini del coronavirus.

Secondo la fonte il prossimo passo del governo degli Stati Uniti è continuare a fare pressione sull’OMS e sul direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus per assicurarsi che si orienti verso gli Stati Uniti.

Tuttavia, il rifiuto della Cina di partecipare alla seconda fase del lavoro di ricerca delle origini dei virus dell’OMS, guidata dagli Stati Uniti, e la dichiarazione congiunta della Cina con alcuni paesi in via di sviluppo che è stata inviata all’OMS hanno seriamente ostacolato il piano degli Stati Uniti di promuovere la loro “indagine sulle origini dei virus” che prende di mira la Cina.

In preda alla disperazione, il governo degli Stati Uniti deve cercare il sostegno della comunità internazionale perpetuando bugie come “la Cina si rifiuta di unirsi all’indagine sulle origini del virus”.

Inoltre sempre secondo le fonti, il governo degli Stati Uniti incaricherà il direttore dell’Ufficio per la politica scientifica e tecnologica della Casa Bianca e il consigliere scientifico presidenziale di collaborare con i consulenti scientifici affiliati al governo dell’UE, dell’Australia e del Giappone per rilasciare una dichiarazione sulla seconda fase dell’indagine per esortano il governo cinese a riflettere sulla sua decisione del rifiuto, esprimendo il proprio disappunto nei confronti della Cina e chiedendo alla nazione di “assumersi la responsabilità” e di “agire”.

Inoltre le fonti hanno detto al Global Times che gli Stati Uniti stanno coinvolgendo i vicini della Cina con i vaccini COVID-19, l’accesso a partecipare agli affari internazionali e altri mezzi, per permettere agli Stati Uniti di accedere ai loro dati ufficiali, informazioni riguardanti i primi casi di COVID-19, attirandoli nella “campagna diffamatoria della Cina”.

Gli Stati Uniti tendono a dare la priorità ai paesi vicini alla Cina come obiettivo principale della loro ricerca sulle origini del coronavirus e a deviare l’attenzione internazionale dai paesi europei, così come dai paesi dell’America Latina.

Alcuni paesi europei, come l’Italia e la Spagna, hanno già trovato tracce di coronavirus prima di quando il presunto focolaio “iniziale” si è verificato a Wuhan, così hanno fatto gli Stati Uniti, ha detto Yang, notando che Washington teme che prendere di mira i paesi europei, o i paesi dell’America Latina, che sono geograficamente più vicini agli Stati Uniti, può portare sospetti su di sé.

Di fronte alla “guerra politica degli Stati Uniti sulle origini del coronavirus”, che ha lo scopo di mettere la comunità internazionale contro la Cina, Yang Xiyu, un ex diplomatico cinese e ricercatore senior presso il China Institute of International Studies ha detto al Global Times che la Cina può anche giocare la “carta della scienza e della cooperazione” per farvi fronte.

La responsabilità della Cina evidenziata proponendo modi scientifici per trovare le origini del coronavirus e la cooperazione per quanto riguarda i vaccini COVID-19, può compensare l’oscurità, l’egoismo e l’incapacità degli Stati Uniti.