Elezioni in Portogallo. La vera storia e cosa ci insegnano

La sinistra portoghese non vota la finanziaria ed il governo Costa cade. Descrivendo i fatti in questo modo, per gli italiani è stato subito un déjà vu con l’esperienza del Governo Prodi. Eppure le cose sono andate diversamente (anche in Italia, è bene ricordarlo, i fatti erano agli antipodi di come vennero raccontati sui media). 12 tesi per capire le elezioni portoghesi.

di Pedro Rodríguez per marx21.it

1 – Lo scorso ottobre il Governo portoghese, governo di minoranza e monocolore del Partito Socialista (PS), non ha trovato la maggioranza dei voti necessari in parlamento, per l’approvazione della legge finanziaria. Le forze di sinistra, Partito Comunista (PCP) e Bloco de Esquerda (BE), dopo lunghe negoziazioni, hanno annunciato pubblicamente il loro voto contrario. La votazione in parlamento è stata preceduta da un grande protagonismo del Presidente della Repubblica, Marcelo Rebelo de Sousa. La provenienza di Marcelo, che fino al 2015, anno in cui è stato eletto per la prima volta alla presidenza del Portogallo, è stato prima Presidente e poi membro del principale partito di centro-destra (PSD), non deve ingannare. Alle ultime elezioni presidenziali, il Partito Socialista non ha presentato un proprio candidato, né, come partito, ha dato un’indicazione di voto ufficiale. Tuttavia, il Primo Ministro Antonio Costa, in un evento pubblico prima delle ultime elezioni presidenziali, svoltosi negli impianti dell’AutoEuropa, la principale realtà industriale del paese che da sola contribuisce all’1,8% del PIL, aveva comunicato il suo appoggio ad un secondo mandato di Marcelo. È evidente la sintonia tra la Presidenza della Repubblica ed il Governo portoghese, nonostante Costa e Marcelo provengano da partiti e schieramenti differenti.

2- Questa sintonia ha giocato un ruolo centrale nel processo che ha portato, prima alla bocciatura in fase preliminare della legge finanziaria, poi allo scioglimento della Camera ed infine alle elezioni. Prima della bocciatura della legge di bilancio dello stato, il Presidente della Repubblica è pubblicamente intervenuto in appoggio al governo, confermando la sua fiducia nell’esecutivo Costa e dichiarandosi convinto che alla fine un accordo si sarebbe trovato. Successivamente, di fronte un irrigidimento delle posizioni nella negoziazione tra Partito Socialista e forze alla sua sinistra (che, bisogna sottolinearlo, negoziano separatamente), il Presidente della Repubblica, ha annunciato che nel caso in cui la finanziaria non avesse ottenuto i voti, avrebbe sciolto la camera nei tempi più rapidi possibili e portato il paese alle elezioni.

3 – Tuttavia le elezioni non erano l’unica strada. Pur a seguito della bocciatura della finanziaria il Governo guidato dal PS poteva presentare una nuova proposta, riaprire le negoziazioni o governare in duodecimo (ossia governare con lo stesso bilancio dell’anno precedente, con le spese divise sui dodici mesi) fino a nuovo accordo. Aver paventato le elezioni sin da subito è stato un elemento che ha esercitato una forte pressione sulla negoziazione. L’obiettivo era quello di azzoppare le rivendicazioni della sinistra, utilizzando il ricatto delle elezioni e preparando il terreno mediatico per far passare l’idea che la caduta del Governo del PS fosse responsabilità della rigidità negoziale del Partito Comunista Portoghese e del Bloco de Esquerda.

4 – L’annuncio del ritorno alle urne favoriva il PS anche da un’altra prospettiva. Fino alla vigilia della campagna elettorale il centrodestra mostrava problemi di forte tenuta e di compattezza. In primo luogo, il principale partito di centro-destra, il PSD, era diviso. Internamente si stava combattendo uno scontro tra due fazioni, con due candidati alla presidenza del partito. L’ipotesi del voto ha quindi accentuato le tensioni interne, dando vita ad una strategia elettorale ambigua. In secondo luogo, anche l’altro storico partito di destra, di matrice cristiano-democratica, il CDS, era lacerato da lotte intestine. Numerosi esponenti avevano già dichiarato di abbandonare il partito, mentre altri cercavano di giungere ad un congresso straordinario, da svolgersi in tempi rapidi, per eleggere la leadership.

5 – I conflitti interni a questi due partiti sono frutto di una forte riorganizzazione interna alla destra portoghese. La comparsa del partito di estrema destra, Chega – partito, va ricordato, guidato e fondato da un ex membro del PSD, candidato per questo ultimo partito, nel 2017, in una dei principali municipi nella cintura di Lisbona – e di un partito di ispirazione liberista, IL – Iniciativa Liberal, sono al contempo causa ed effetto di questo processo. Il tradizionale partito, CDS, raccoglieva voti provenienti sia dalle zone rurali del paese che da alcuni settori delle classi professionali urbane. Oggi invece Chega ha attratto i voti delle zone rurali ed IL quelli di una parte del ceto professionale urbano. Inoltre, questi due partiti hanno mostrato il segnale di un rinnovo all’interno del centro destra, raccogliendo alcuni voti provenienti dall’astensione.

6 – I risultati elettorali spiegano in modo chiaro questo processo di riorganizzazione. Il CDS sparisce, non riuscendo ad eleggere nessun deputato, il PSD guadagna un misero +0,1% rispetto alle elezioni precedenti (2019), mentre crescono IL (che passa da 1.29% a 4.98%, e da 1 a 8 deputati) e Chega (che passa da 1.30% a 7.15% e da 1 a 12 deputati). Il PSD, numericamente, non ha perso voti, ma sono profonde le ragioni della sua stagnazione. In primo luogo, la sua opposizione al governo del Partito Socialista è stata giudicata incoerente da molti settori dello stesso centro-destra. Forse un riflesso della liaison tra Costa e Marcelo. Sta di fatto che il Partito Socialista, quando doveva approvare misure impopolari, non potendo mai contare sui voti del Partito Comunista – ed in molti casi nemmeno su quelli o sull’astensione del BE – non si è mai fatto problemi a negoziare con la destra. Un’altra ragione è l’ambiguità dello stesso PSD nella sua relazione con l’estrema destra. Durante la campagna elettorale, il PSD ha tenuto varie aperte porte rispetto agli scenari politici: costruire un blocco di centro, o un voto favorevole ad un governo di minoranza del PS, oppure, costruire una coalizione a destra, che tenesse dentro tutti. La possibilità di una coalizione di governo con dentro Chega, è un tema abbastanza divisivo. Inoltre, IL e Chega hanno visioni differenti sul centro-destra, perlomeno retoricamente, nonostante grandi convergenze su temi fiscali, sulle le finanze pubbliche, sulla riforma dell’amministrazione pubblica e sul lavoro dipendente. La politica del PSD di porte aperte ad ogni scenario ha generato un voto utile tra i partiti di destra, limitando la capacità di attrazione del PSD.

È significativo che l’importante riduzione dell’astensione non abbia praticamente aiutato il principale partito di opposizione.

7 – Fatta una breve diagnosi dei problemi del centro-destra, bisogna riconoscere al PS di essere stato abile nel suo obiettivo di far cadere il governo. Appena sciolte le camere, è stata costruita ad arte una campagna mediatica che ricattava di fatto le forze di sinistra, accusate di aver fatto cadere il governo e di aver aperto così lo spazio ad un governo di destra, magari con dentro anche l’estrema destra. Il Primo Ministro uscente Costa, ha chiesto pubblicamente la maggioranza assoluta, o una maggioranza rafforzata. Tuttavia, l’artificio retorico di dare colpa alla sinistra per la caduta del governo è durato poco. È stato subito evidente a tutti i portoghesi che, quello che stava accadendo, era una manovra organizzata dallo stesso PS.

8 – La caduta del governo è da imputarsi al PS che voleva, in questo modo, fare incetta di voti sfruttando paura, debolezza del centro destra e popolarità. La paura classicamente viene generata da uno scenario di crisi di governo, per di più in un contesto come quello della pandemia. A questo va aggiunto lo spauracchio di un ritorno del centro-destra al potere. Miscela esplosiva per mantenere i voti e attirare quelli delle forze alla propria sinistra, cercando di fare l’asso pigliatutto. Sulle debolezze del centro-destra abbiamo già detto. Sulla popolarità, invece bisogna approfondire un attimo. Dal 2015 (cioè dal primo governo del Partito Socialista appoggiato esternamente dal Partito Comunista e dal Bloco de Esquerda) vi è stato un grande sforzo per invertire le misure messe in campo durante l’intervento della Troika, nel biennio 2011/12 sotto il governo di centro-destra. Queste politiche di svolta sono state imposte principalmente dal Partito Comunista e, in parte, anche dal Bloco. L’aumento del salario minimo nazionale, la riduzione dei prezzi dei trasporti pubblici (fino a quel momento in aumento costante, e su cui pesava il disinvestimento), la gratuità degli asili e la progressiva gratuità dei libri di testo per le scuole, sono solo alcune delle misure approvate dal governo sotto la forte pressione del PCP. Bisogna ricordare che il PS nel 2014, prima di andare al governo, non prendeva in considerazione la possibilità di varare politiche espansive né, tantomeno, di aumentare il salario minimo. Nella gestione della pandemia il governo ha guadagnato consenso, ma bisogna evidenziare che il ruolo giocato dal Partito Comunista è stato fondamentale per le necessità del paese. Il Partito Comunista ha votato sempre contro lo stato di emergenza, non perché contrario a misure di contenimento della pandemia, alle quali invece non ha fatto mancare il suo appoggio, ma perché l’approvazione dello stato di emergenza sancisce la sospensione del diritto allo sciopero. Inoltre, durante la prima quarantena, il lay-off, era pagato il 66% del salario dei lavoratori. L’azione del PCP è stata necessaria per far sì che si passasse al 100% del salario pagato nei periodi di sospensione dal lavoro per causa della pandemia. In sostanza, già nelle prime fasi successive al 2015, un osservatore attento poteva cogliere come la popolarità del governo fosse dovuta principalmente al ruolo svolto dalla sinistra e soprattutto dal PCP sull’azione del governo. Le misure più popolari del governo Costa sono state quelle proposte dal PCP.

È pertanto priva di fondamento l’accusa alla sinistra (ed in particolar modo al PCP) di aver provocato la crisi di governo con le loro rivendicazioni. Come rivela il caso della negoziazione sull’aumento del salario minimo minimo scaglionato, dove il PCP ha provveduto a riformulare alcune proposte. Le richieste del PCP non nascevano da esigenze di politicismo parlamentare, ma da una serie di esigenze che nascevano dal contesto socio-economico portoghese che hanno voluto rappresentare e negoziare. È stato il PS a chiudere ogni margine di trattativa per spingere il paese al voto e capitalizzare elettoralmente il proprio consenso.

9 – Nelle ultime elezioni il PS ha ottenuto circa il 41% de consensi, ottenendo la maggioranza assoluta dei seggi in parlamento. In questo modo si è liberato della pressione esercitata da sinistra. Il PCP ed il Bloco hanno ridotto fortemente la loro presenza. Il PCP passa da 12 a 6 deputati, il Bloco da 19 a 5. Poco importa che il sistema proporzionale portoghese crea, come molti sistemi elettorali, alcune distorsioni: secondo i calcoli, un’alleanza a destra avrebbe tolto un numero di deputati sufficienti al PS, per sottrargli la maggioranza assoluta. Quello che importa è che la strategia immaginata da Costa ha funzionato. Il Governo del PS, nelle negoziazioni sulla finanziaria, si disse indisponibile ad accettare un aumento sostanziale del salario minimo nazionale, a procedere con l’aumento straordinario delle pensioni minime, ad aumentare e rafforzare il finanziamento del servizio di salute nazionale, oberato dal carico di lavoro del periodo pandemico. Sono stati questi alcuni temi di divergenza forte. Sufficienti in questo senso a spiegare come sono andate le cose. Questi problemi, tuttavia, hanno una lunga gestazione. Come ha recentemente spiegato in una intervista l’ex capogruppo al parlamento del PCP: «A destra, i partiti erano ancora in minoranza, ma a sinistra del PS, il PS aveva guadagnato più forza e noi avevamo perso forza. Abbiamo capito che questo risultato elettorale (quello delle elezioni del 2019) sarebbe servito al PS per accentuare la sua resistenza e il rifiuto alle nostre rivendicazioni. Questo era evidente dal voto sulla manovra finanziaria correttiva del 2020 (dovuta alla pandemia). Il PSD ha comunicato al PS il suo voto di astensione (che in Portogallo equivale ad un appoggio) e, quindi, il PS, ha avuto la possibilità di fare ciò che voleva. Quel cambiamento nella correlazione delle forze nel 2019 segnò definitivamente, tra noi e il PS, il modo in cui il PS cominciò a cercare di scartare la nostra influenza. Questo progetto, il PS non è riuscito a portarlo a termine nella votazione della finanziaria del 2021, ma sono arrivati alla finanziaria del 2022 e hanno pensato che era giunto il momento di terminare» con l’influenza della sinistra, per ottenere la maggioranza assoluta.

10 – Il resto è stato fatto dai sondaggi. La comunicazione e la stampa ha, per lungo tempo, rilanciato la notizia di un possibile ritorno della destra al potere, in una versione addirittura peggiore. Nonostante fosse evidente a tutti che la responsabilità della caduta del governo fosse del PS, che volva sbarazzarsi o ridurre il peso della sinistra e contenere le rivendicazioni delle classi popolari, la paura della destra, della sua politica durante l’intervento della Troika, ha giocato un ruolo determinante. Se a destra vi è stata una riorganizzazione dei voti, un processo lungo, e che andrà ancora avanti, il ricatto della destra al potere ha rubato consensi ai partiti di sinistra. La dimensione bipolare in cui tutta la stampa e l’informazione ha cercato di comprimere la competizione elettorale ha ottenuto il suo risultato.

11 – A sinistra, la forza del Partito Comunista, può contare su due aspetti. Il primo è quello che deriva dal suo orizzonte programmatico, costruito su un blocco sociale e storico e su un patrimonio di militanza molto radicato nel territorio. Tutto questo si traduce in capacità di mobilitazione, per buona parte indipendente dallo specifico peso elettorale. In questo senso, l’orizzonte programmatico del PCP deriva non solo da campagne di bandiera, ma anche da un lavoro costante dei suoi militanti che contribuiscono alla costruzione di un programma e di un ciclo di lotte su questioni specifiche che hanno un peso enorme nella quotidianità delle persone. A questo, si aggiunge il ruolo del PCP nel sindacato, la cui capacità di mobilitazione è elevata, e viene utilizzata per condizionare le scelte del governo. Probabilmente durante gli anni del governo del PS questa capacità di mobilitazione avrebbe potuto essere rafforzata, il che probabilmente avrebbe potuto aiutare anche i rapporti di forza nella trattativa col governo. Il Bloco de Esquerda, invece, può contare meno sia sul radicamento sociale, a parte quelli presenti nei distretti urbani di Porto e Lisbona, che sul peso nel sindacato.

12 – Dando uno sguardo alle esperienze di governo dei partiti comunisti su scala europea, molti osservatori hanno presentato la tesi secondo cui i partiti comunisti perdono consenso quando vanno al governo. In primo luogo, bisogna ricordare che il Partito Comunista Portoghese non è andato al governo, ma ha mantenuto la sua autonomia organizzativa, in questo modo ha impedito che la sua linea politica si definisse in funzione dell’azione istituzionale. Questo è un aspetto di cui non si può non tenere conto. Inoltre, questa tesi sembra essere fuori fuoco, perché è sempre una valutazione fatta a posteriori. Vi sono sempre circostanze differenti e congiunture politiche e economiche che non possono essere trascurate. Ovviamente la sinistra, quando rende possibile una determinata ipotesi di governo, in un contesto come quello europeo che limita la possibilità di politiche redistributive ed espansive ed in cui la comunicazione ed i poteri economici avversano queste politiche, perde consensi. La questione. però, è innanzitutto valutare se il suo appoggio può aiutare la formazione di condizioni progressive nella società, come è stato il caso del governo PS appoggiato dal PCP e dal BE nel 2015. Aver invertito le misure messe in campo dalla Troika è stato un elemento molto rilevante per la vita delle classi popolari e della classe operaia portoghese. Diciamo che l’elemento principale è avere coscienza del fatto che ogni compromesso con determinate forze produce una perdita di radicamento e di consenso elettorale (che tuttavia non può mai essere un criterio sulla base del quale formulare delle scelte), ma esistono sempre costrizioni contingenti che rendono questa opzione di compromesso uno spazio di progressivo. Tuttavia, essere coscienti significa predisporsi ad una autonomia ideologica ed organizzativa e capire come far pesare tale autonomia nel quadro di tale compromesso. Quello che l’esperienza portoghese aiuta a comprendere è l’importanza di avere, per usare le categorie del marxista italiano Gramsci, un blocco sociale di riferimento ed un intellettuale collettivo del partito, che orienta la propria azione nella società e la propria linea politica indipendentemente dalla propria proiezione istituzionale.