Trump sotterra il TTP

da avante.pt

Traduzione di Marx21.it

Il prossimo presidente degli Stati Uniti ha confermato, il 21 novembre scorso, l’intenzione di ritirare il suo paese dall’Accordo di Associazione Transpacifico (TTP). Donald Trump ha dichiarato che sarebbe preferibile adottare testi bilaterali e ha criticato i documenti fino ad ora firmati o negoziati dall’amministrazione Obama, accusandoli di essere responsabili per la deindustrializzazione e la perdita di posti di lavoro nel territorio statunitense.

Gli Stati Uniti erano stati i principali promotori del TTP, sottoscritto il 4 febbraio di quest’anno. Rappresentando circa il 40 per cento del totale del PIL mondiale, e includendo 12 paesi – USA, Australia, Brunei, Canada, Cile, Malaysia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore, Vietnam e Giappone –, il trattato ha rappresentato soprattutto un’iniziativa statunitense per contenere il progresso economico della Repubblica Popolare di Cina e il rafforzamento della cooperazione di questa con i paesi di Asia-Pacifico.

Con la conferma dell’uscita degli USA dal TTP, i paesi dell’Associazione delle Nazioni del Sud Est Asiatico e la Cina hanno l’opportunità di promuovere un accordo multilaterale per la regione che comprende 16 paesi e rappresenta il 30 per cento del PIL mondiale. Sarà anche la fine del TTP. Almeno è quello che pensa il primo ministro del Giappone, Shinzo Abe, per il quale l’accordo cessa di avere un significato senza gli statunitensi.

Nei giorni scorsi, il TPP è stato bersaglio di una forte contestazione popolare, con migliaia di peruviani che hanno manifestato nella capitale, Lima, dove si svolgeva il vertice del Forum per la Cooperazione Economica Asia-Pacifico.

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