di Vladimiro Giacché
il Fatto Quotidiano, 11 maggio 2016
Sei anni sono passati dallo scoppio della Crisi globale e la ripresa non è ancora soddisfacente. I livelli di prodotto interno lordo sono stati superati, ma poche economie avanzate sono tornate ai tassi di crescita pre-crisi nonostante anni di tassi d’interesse praticamente a zero. Inoltre, cosa preoccupante, la crescita recente ha un sentore di nuove bolle finanziarie. La lunga durata della Grande Recessione, e le misure straordinarie necessarie per combatterla, hanno originato una diffusa sensazione che qualcosa sia cambiato. A questa sensazione ha dato un nome a fine 2013 Lawrence Summers, reintroducendo il concetto di “stagnazione secolare”. Così scrivevano Teulings e Baldwin nel 2014. Gli anni sono diventati otto, ma il resto non è cambiato.
Se l’Eurozona è l’area in cui l’ipotesi della stagnazione secolare riceve maggiori conferme, il problema è chiaramente di portata più generale: “La crescita economica media degli Stati Uniti – ricorda Summers – è stata appena del 2 per cento negli ultimi 5 anni, a dispetto del fatto di partire da una situazione estremamente depressa” e nonostante l’enorme incremento della massa monetaria. E le radici del problema precedono la crisi: “E’ chiaro che la difficoltà di conseguire una crescita adeguata, emersa negli ultimi anni, era già presente da molto tempo, ma era stata occultata da una finanziarizzazione insostenibile”.