La Cina e la Russia puntano alla testa del petrodollaro

dolar fuocodi Misión Verdad

Traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it

Quando parliamo di petrodollari facciamo riferimento alla strategia utilizzata dal governo degli Stati Uniti dal 1974 per mantenere l’egemonia del dollaro dopo l’eliminazione della convertibilità con l’oro.

L’intenzione era quella di mantenerla come valuta utilizzata per la stragrande maggioranza delle transazioni nel commercio internazionale, nonché come principale valuta di riserva sovrana dei paesi poveri e di un buon numero di paesi ricchi che non hanno un adeguato sostegno. Il petrodollaro nacque con un accordo fatto dall’ex Segretario di Stato degli Stati Uniti, Henry Kissinger, e dalla Dinastia Saudita, che si accordarono sul dollaro come unica moneta usata nel commercio del prodotto più importante del pianeta, il petrolio, generando la necessità di avere dollari per scambiare energia.

Tecnicamente il petrodollaro è uno strumento di estorsione per costringere tutti i paesi a cambiare lavoro reale con una valuta che costa agli Stati Uniti solo ciò che vale la carta e l’inchiostro con cui è realizzato il biglietto e, recentemente, non costa nemmeno questo con l’emissione preferenziale di dollari digitali. La creazione di nuova valuta negli Stati Uniti è un processo piuttosto oscuro in cui un’entità privata, la Federal Reserve Bank, riceve una promessa di pagamento dal Tesoro e crea l’importo richiesto nella promessa di pagamento. Vale la pena notare che questo debito non viene mai pagato e probabilmente non verrà mai pagato, così la creazione del dollaro sviluppa debito, questa è solo una piccola parte di questa rete di irregolarità che circonda la valuta.

La coercizione, l’intimidazione, le sanzioni, commerciali e finanziarie, l’accerchiamento diplomatico, i colpi di stato, le invasioni e gli omicidi mirati sono alcune delle risorse utilizzate dagli Stati Uniti per mantenere queste condizioni commerciali da quel momento [l’accordo con la dinastia saudita N.d.T.] fino ad oggi. Gli esempi più vividi nella memoria, perché sono i più scandalosi, sono quelli, negli ultimi anni, della Libia e dell’Iraq, dove l’esplicita intenzione di abbandonare il sistema del petrodollaro ha lasciato completamente devastati i due paesi.

Oggi ci sono paesi che vedono l’egemonia del dollaro come un ostacolo allo sviluppo della propria sovranità ed al proprio sviluppo nell’economia globale, ma a differenza dell’Iraq e della Libia, questa volta parliamo dei paesi BRICS con la Cina in testa, un gruppo che unito costituisce la più grande economia al mondo e l’asse con la più alta crescita economica degli ultimi anni. Con questo forte rivale per la prima volta si può parlare correttamente di una possibile crisi del dollaro negli anni a venire.

I rimedi sono stati peggiori della malattia

Molti paesi, tra cui il Venezuela, hanno subito sanzioni economiche da parte degli Stati Uniti. Queste sanzioni rendono quasi sempre difficile, se non impossibile, acquisire le risorse necessarie per la vita quotidiana: cibo, fattori di produzione industriali, materie prime e persino prodotti trasformati, soprattutto qui, dove gli Stati Uniti sono il nostro principale partner commerciale. Tutto ciò ha solo accelerato l’attuazione di nuovi meccanismi di finanziamento alternativi, di sistemi di scambio e di pagamento internazionale.

Nel 2012 a seguito delle pressioni esercitate dagli Stati Uniti sullo strumento di pagamento SWIFT, che gestisce la maggior parte dei pagamenti internazionali mondiali, per bloccare le banche iraniane, Cina e Russia hanno iniziato a studiare la creazione di un’istituzione analoga con sede in Cina e libera dell’influenza degli Stati Uniti. Questi sforzi si sono concretizzati nel 2015 con la creazione del sistema cinese di pagamento internazionale (CIPS). Questo sistema utilizza lo yuan e, sebbene attualmente non possa competere con SWIFT, si tratta di un’iniziativa politica senza precedenti su tale scala, in cui sono stati addirittura conclusi accordi tra i due sistemi di pagamento per standardizzare le transazioni. Questo dimostra che la vecchia abitudine di schiacciare l’avversario non è più possibile con i BRICS.

Inoltre alla fine del 2017 la Cina ha annunciato la creazione di contratti futures per lo sfruttamento petrolifero da negoziare in yuan che possono essere convertiti in oro sui mercati valutari di Shanghai e Hong Kong. Questo avrà come conseguenza il rafforzamento dello yuan, molti investitori vorranno mettere i loro soldi in questi strumenti finanziari e creeranno così una domanda per la valuta cinese al di fuori dei loro spazi tradizionali.

Di recente la Russia ha anche reso pubblica l’intenzione di collocare obbligazioni del debito sovrano per un valore di circa 1 miliardo di dollari ma da negoziare in yuan. In questo modo, riecheggia le azioni del governo cinese e amplifica ulteriormente la portata dello yuan come moneta alternativa al dollaro per ottenere finanziamenti e per le riserve sovrane fuori dal confine cinese.

Un altro dettaglio importante è che la Cina è il più grande consumatore mondiale di petrolio e i marcatori internazionali del prezzo del greggio, il West Texas Intermediate e il Brent, sono basati sul dollaro. La Cina ha proposto di creare un marcatore in yuan per il prezzo del petrolio greggio, ma questo richiede che i paesi produttori accettino lo yuan come una forma di pagamento, cosa che sta diventando sempre più attraente dati gli incentivi offerti da un contratto a termine convertibile in oro come recentemente proposto. Esistono già accordi avanzati con la Nigeria, l’Angola, il Venezuela, la Russia e l’Iran per negoziare il petrolio greggio in yuan, questi sono i primi passi per detronizzare il petrodollaro e creare un’economia energetica basata sullo yuan.

Le recenti misure adottate indicano il ripristino delle condizioni esistenti dopo il trattato di Breton Woods, ma con la Cina e il resto dei paesi BRICS al posto degli Stati Uniti. L’eliminazione unilaterale delle condizioni di Breton Woods durante il governo di Nixon permise all’epoca agli Stati Uniti una gigantesca capacità di indebitamento che quattro decenni dopo è il perno del suo declino, oltre alla crisi globale del debito, che di tanto in tanto causa perdite disastrose come lo scoppio della bolla immobiliare nel 2008.

Se si imponesse un petroyuan e questo fosse seguito da una economia globale sanata con un nuovo modello di oro-yuan, non ci sarebbe più spazio per l’indebitamento infinito. Inoltre un sistema multipolare del commercio internazionale ridurrebbe il campo di applicazione delle sanzioni arbitrarie da parte di un attore solitario, come già avviene nei casi di Iran, Russia e Venezuela, che hanno alcune alternative prima inesistenti.

Strategia della Cina

Il piano che la Cina ha stabilito per incoraggiare l’uso dello yuan nel mondo in contrapposizione al dollaro è inquadrato nella necessità di finanziare il progetto di rete ferroviaria che collega la Cina con l’Asia centrale, la Russia, l’Europa ed il Medio Oriente nel contesto della NuovaVia della Seta, iniziativa che permetterà il flusso terrestre di merci attraverso il nord, il sud e l’ovest della Cina e non attraverso l’Oceano Indiano, com’è attualmente. La Banca asiatica di sviluppo, oggi guidata dal Giappone, chiaramente influenzata dagli Stati Uniti, ha sbarrato il passo alla Cina limitando l’importo del prestito per finanziare la costruzione di tale rete di infrastrutture.

Secondo le stime della stessa Banca asiatica di sviluppo solo tra il 2010 e il 2020 sarebbero necessari, in campo infrastrutturale, 8 miliardi di dollari per i progetti nazionali cinesi e oltre 290 miliardi di dollari per la regione. Tuttavia, i prestiti concessi dalla Banca asiatica per lo sviluppo non superano i 10 miliardi di dollari all’anno, il che è più che insufficiente per le esigenze attuali in un contesto di sviluppo regionale accelerato.

La costruzione di questa rete ferroviaria nel quadro dell’iniziativa della Nuova Via della Seta rafforzerà l’integrazione asiatica, la quale consentirà alla Cina di godere di un accesso privilegiato alle risorse naturali strategiche dell’Asia centrale dandole a sua volta la capacità di collocare i suoi prodotti in potenziali nuovi mercati. Questa domanda di liquidità e di finanziamento è la chiave per la creazione della Banca asiatica per gli investimenti infrastrutturali (AIIB).

Dove sono gli Stati Uniti in tutto questo?

Il fatto che la Cina, il principale partner commerciale della stragrande maggioranza dei paesi del mondo, stia rivolgendo la sua attenzione al suo continente con rotte verso l’Europa ed il Medio Oriente attraverso altri canali, dimostra chiaramente che a poco a poco si sta rinunciando agli Stati Uniti come uno dei suoi principali partner commerciali ed alle solite rotte commerciali che questi dominano.

I problemi di debolezza del dollaro in parte dovuti alla sua emissione senza limiti, il suo rapporto con il gioco d’azzardo di Wall Street (dove la maggior parte della ricchezza è generata dalla minore quantità di lavoro) ed il debito da trilioni di miliardi di dollari degli Stati Uniti, stanno scalfendo la credibilità di questa moneta che una volta simboleggiava stabilità e fiducia.

Per ora in Venezuela, a causa della contingenza delle sanzioni finanziarie, i pagamenti per l’esportazione di petrolio saranno in euro ed, ovviamente, in yuan. Questo passo oggi accidentale può determinare molto nel futuro del petroyuan, dato che il Venezuela è il settimo produttore di petrolio più grande del mondo e contando sulla Russia, che è il secondo produttore di petrolio più grande, si potrebbe dire che i giorni del petrodollaro sono contati. L’unica cosa sicura è che ciò non avverrà in pace o in silenzio.