di Mike Whitney | Traduzione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova
Per concessione di CounterPunch Data dell’articolo originale: 23/12/2011
Schiacciare i lavoratori ed imporre austerità
Immaginate che il vostro banchiere vi proponga un prestito di 150 mila dollari per compensarvi dei soldi che avete perso sulla vostra casa, conseguentemente allo scoppio della bolla immobiliare del 2006. E, supponiamo, che egli concordi di prestarvi questo denaro per 3 anni al tasso minimo dell’1 per cento, a condizione di ricevere come garanzia sul prestito i contenuti del vostro garage (es. biciclette arrugginite, un canestro da basket tutto storto, una vecchia casa delle bambole, e valige infestate da roditori). Per voi, potrebbe sembrare un buon affare?
Mercoledì scorso, la Banca centrale europea (BCE) ha fatto questa stessa offerta ad oltre un centinaio di banche europee con l’acqua alla gola, se non già sott’acqua, concedendo loro 640 miliardi dollari (489 miliardi di euro) sotto forma di prestito triennale ad interesse stracciato, in cambio di qualsiasi tipo di garanzie fasulle, che generalmente non vengono accettate dal mercato. Ora voi, cari lettori, sapete bene che quando cercate di vendere qualcosa sulla “Craigslist” (che fornisce annunci locali di compra-vendita, forum di lavoro, informazioni su case in vendita, incontri, servizi, comunità locali ed eventi), e questa cosa suscita ben poco interesse, allora bisogna abbassarne il prezzo in modo da attrarre qualche compratore.
È proprio questa la dinamica “domanda-offerta” nel libero mercato, giusto?
Au contraire. In realtà, questa regola non si applica ai banchieri.
Quando le disponibilità finanziarie e i titoli ciarpame presenti nel bilancio di una banca cominciano a perdere valore, allora le banche battono cassa presso il loro fratello maggiore, presso la BCE o la Fed, invocando il salvataggio, o,…per meglio dire, “uno scambio di liquidità con garanzie collaterali, che temporaneamente sono compromesse.”
Ma la verità è che la spazzatura che le banche hanno accumulato, in particolare i titoli sovrani di Italia, Spagna, Grecia, etc. – non è solo “compromessa”. Questi fondi non potranno mai recuperare il loro valore originale, in quanto i prestiti sono stati fatti al culmine di una bolla.
Quindi, ci sono tante probabilità che i titoli di Stato della Grecia si riprenderanno in tre anni quanto quelle che un edificio in stile McMansion di cattivo gusto, acquistato dall’agenzia Encinito per 650.000 dollari nel 2005, farà recuperare l’investimento alla pari.
Questo non succederà!
Così, i 640 miliardi dollari che la BCE ha cacciato fuori martedì è sostanzialmente un enorme, strepitoso regalo per i bankster (i banchieri gangster!), che probabilmente non sarà mai ripagato.
E se avete ancora qualche dubbio al riguardo, basta andare a spulciare il bilancio della Fed, che è esploso a circa 3.000 miliardi di dollari. Noterete che i 1.450 miliardi di dollari in titoli garantiti da ipoteca (MBS) che Bernanke aveva acquistato dalle banche due anni fa non sono diminuiti per nulla, soprattutto perché nessuno sano di mente comprerebbe questa porcheria.
E, se la Fed dovesse mettere questo…tesoro nascosto di MBS all’asta, la vendita potrebbe ulteriormente deprimere le disponibilità finanziarie sui bilanci delle banche, innescando una nuova crisi finanziaria.
(In realtà, questo è realmente accaduto circa un anno fa, quando il governo ha sperimentato tutto ciò con i titoli del Fondo di AIG [American International Group, Inc. è una grande società di assicurazioni statunitense con sede a New York]. Non solo l’asta era andata a vuoto, ma anche aveva innescato la picchiata dei mercati azionari).
Così, come la Fed col tempo dovrà rispondere per le perdite derivate dalla paccottiglia di MBS, così anche le banche dell’Eurozona dovranno registrare le perdite derivate dai loro titoli sovrani. Questo spingerà molte delle banche in una situazione fallimentare, che senza dubbio innescherà un altro giro di prestiti. Quando gli istituti finanziari sono insolventi, la loro unica scelta è quella di dilazionare e fingere. Ovviamente, la BCE considera il suo operare come contributo a questa… farsa.
Questo è uno schema familiare per le Banche centrali. Esse creano denaro facile e un contesto normativo non proprio rigido quando emergono le bolle, e poi forniscono liquidità “illimitata” ai loro amici, che così non perdono denaro sul valore inflazionato dei loro pacchetti azionari.
Questo è ciò che in realtà rappresentano i 640 miliardi di dollari elargiti martedì, un inutile spreco per puntellare i titoli tossici che attualmente valgono solo una frazione del loro valore originale.
Finora, però, l’operazione di rifinanziamento a lungo termine (ORLT) di Draghi si è dimostrata uno spettacolare flop. Mentre i tassi di prestito interbancario hanno avuto balzi impercettibili (l’Euribor, il tasso interbancario di offerta in euro, a 3 mesi è passato da 1,404 a 1,410 per cento), le banche non hanno utilizzato i prestiti per comprare più titoli sovrani (fattore che avrebbe spinto verso il basso il valore dei rendimenti azionari, in favore dei titoli sovrani in difficoltà), o per aumentare la loro attività creditizia.
Invece, hanno parcheggiato una buona parte del denaro in depositi “overnight” presso la BCE, (vale a dire in depositi interbancari con scadenza il primo giorno lavorativo successivo a quello di negoziazione). Ecco lo scoop del “Wall Street Journal”::
“Giovedì, l’uso del servizio di deposito “overnight” della Banca centrale europea ha raggiunto un nuovo record annuale, suggerendo che le recenti misure adottate da parte delle banche centrali e dai responsabili politici ancora non sono sufficienti a ripristinare la fiducia nel mercato dei prestiti interbancari.
Le banche hanno depositato 346,99 miliardi di euro (453,38 miliardi di dollari) nel servizio depositi “overnight” presso la Banca, superando i 264,97 miliardi del giorno prima e il massimo precedente nell’esercizio annuale di 346,36 miliardi, raggiunto all’inizio di questo mese.
L’alto livello riflette la sfiducia in corso nel mercato dei prestiti interbancari, per cui le banche preferiscono usare la struttura finanziaria della BCE come rifugio sicuro per i fondi in eccesso, piuttosto che prestarli ad altre banche.
Quindi, il livello alto di depositi indica che i mercati non sono pienamente convinti che l’enorme assegnazione di prestiti a lungo termine da parte della BCE sia sufficiente a fortificare il settore bancario del credito. Mercoledì, la Banca centrale ha elargito quasi mezzo trilione di euro in prestiti a lungo termine alle banche dell’Eurozona, sperando di alleviare i timori di una nuova stretta creditizia delle banche, visto che le banche stentano a prendere a prestito dai mercati.”
(“I depositi “overnight” presso la BCE raggiungono il livello più alto del 2011”, Wall Street Journal)
Riuscite a capire tutto questo? Così, mentre la maggior parte dei prestiti sono stati utilizzati per rifinanziare il debito esistente, 453,38 miliardi dollari sono stati bloccati di nuovo in custodia nelle casse della BCE. In altre parole, le banche sono altrettanto diffidenti l’una verso l’altra, come lo erano prima che il rifinanziamento venisse lanciato. E lo stesso vale per i rendimenti sul debito spagnolo e italiano, che secondo il pensiero di Draghi avrebbero visto un decremento dopo il pompaggio di un mezzo trilione di euro nel sistema bancario.
Ecco qui la storia vista dalla “Reuters”:
“Giovedì, i rendimenti dei titoli spagnoli e italiani si sono innalzati e hanno avuto un andamento sfavorevole rispetto al debito tedesco, dato che i mercati hanno accresciuto il loro scetticismo rispetto al fatto che le banche avrebbero usato i fondi presi a prestito dalla Banca centrale europea per acquistare titoli di Stato a più basso rendimento.
Mercoledì, le banche hanno preso a prestito dalla BCE un enorme quantità di denaro, pari a 489 miliardi di euro, all’offerta senza precedenti di un prestito triennale, che ci si aspettava dovesse essere reinvestita nel debito spagnolo e italiano, e così alleggerire gli oneri dell’indebitamento.
Ma, coloro che si aspettavano una pressione immediata in favore dell’Italia e della Spagna sono stati probabilmente delusi. Gli operatori finanziari hanno dichiarato che era preferibile reinvestire parte dei fondi in carta moneta rifugio, piuttosto che raccogliere i rendimenti più elevati offerti da alcuni degli Stati più in difficoltà in Europa.
“Quello che è successo ieri non è un proiettile d’argento contro la crisi … ma è troppo presto per vederne l’impatto”, ha dichiarato Niels From, stratega di Nordea a Copenhagen (Nordea è un gruppo di servizi finanziari nella regione nordica e baltica, che offre online informazioni su attività bancarie ed assicurative agli investitori.)
(“Euro Government – I rendimenti dei titoli di Stato di Spagna e Italia in aumento; svanisce la speranza riposta sul soccorso della BCE”, Reuters)
Incredibilmente, venerdì mattina, il differenziale fra il titolo di Stato Tedesco (Bund) e il BTP italiano a 10 anni è salito oltre la soglia del 7 per cento, segnalando così una rinnovata sofferenza nel mercato obbligazionario.
Quindi, il programma di Draghi, che doveva infondere nuove energie nelle banche sull’orlo del fallimento, ha mancato miseramente tutti i suoi obiettivi principali.
Allora, perché Draghi ha gestito la crisi con queste modalità ? Perché è rimasto con le mani in mano per così tanto tempo mentre i prestiti interbancari rallentavano, i depositi “overnight” raggiungevano nuovi record, i rendimenti obbligazionari sovrani salivano alle stelle, e tutti gli indicatori di stress del mercato davano segnali via via in peggioramento?
La risposta ovvia a questi interrogativi sta nel fatto che Draghi sta usando la crisi per perseguire la sua agenda.
Draghi vuole dare impulso al suo cosiddetto “accordo fiscale”, che sancisca legalmente una dura disciplina nei bilanci degli Stati e misure di austerità che colpiscono i lavoratori, in modo che i bilanci nazionali cadranno sotto il controllo di élite finanziarie (alias, “tecnocrati” designati dalla BCE).
Naturalmente, le nazioni non sono nell’ordine di idee di cedere questo tipo di autorità senza contrasti, così Draghi permette che la crisi vada fuori controllo, in modo da abbattere le resistenze.
Ecco come l’economista Dean Baker riassume il tutto:
“La gente che ci ha regalato la crisi dell’Eurozona sta lavorando contro il tempo per ridefinirla in modo da approfittarne politicamente.
I loro editoriali – che fanno notizia sui media di tutto il mondo – sostengono che la crisi dell’Eurozona è una storia di governi sperperatori, che devono essere rimessi al passo dal mercato dei titoli. Questo è ciò che in economia è noto come una “menzogna”.
La crisi dell’Eurozona non è sicuramente una storia di paesi con la spesa fuori controllo, che devono subire la loro giusta punizione dal mercato dei titoli … È una storia di paesi vittime della cattiva gestione della BCE … La gente dovrebbe riconoscere questo processo per quello che è: una guerra di classe. I ricchi utilizzano il loro controllo sulla BCE per smantellare le protezioni dello stato sociale, che godono di un sostegno pubblico imponente.”
Il vero obiettivo di Draghi è quello di attuare le “riforme” del lavoro e gli “aggiustamenti” che esige la grande finanza. Draghi è già riuscito a far dimettere due leader democraticamente eletti in Grecia e in Italia, e a rimpiazzarli con tirapiedi supporter del sistema bancario, che daranno corso ai suoi diktat.
Ora, Draghi è tutto concentrato su grandi cose, come demolire la rete di sicurezze sociali, schiacciare i sindacati, e ridurre l’Eurozona alla povertà del terzo mondo.
MIKE WHITNEY vive nello Stato di Washington.
Ha collaborato alla pubblicazione di Hopeless: Barack Obama and the Politics of Illusion, edito da AK Press. Può essere contattato a [email protected]