« […] Se dunque si rigetta il paradigma della scarsità e si nega l’esistenza dell’equilibrio “naturale”, la conclusione è inevitabile: a seguito delle politiche di austerity il sistema economico rimane in condizioni di prolungato sottoutilizzo delle capacità produttive e addirittura, nella crisi, finisce per distruggere quelle stesse capacità. La rinuncia delle imprese a investire in nuovi mezzi di produzione, infatti, non solo riduce la domanda e la produzione correnti e lascia inutilizzate le forze produttive già esistenti, ma abbatte anche il potenziale produttivo futuro della società. […] Ma allora, se questi sono i reali effetti dell’austerity, quali possono essere le cause del fascino discreto che essa tuttora esercita tra le masse popolari, e soprattutto tra gli eredi del movimento operaio? Una parziale risposta risiede probabilmente in alcuni tipici luoghi comuni diffusi tra le macerie di quella che un tempo veniva orgogliosamente definita la cultura di sinistra, e che oggi pare essersi ridotta a una zavorra ideologica, un intralcio alla comprensione della realtà.