Donbass. Macron se ne lava le mani.

Emmanuel Macron con Petro Poroshenko nel 2017

di: Marinella Mondaini

Non molto tempo fa, la nostra piccola e amata scrittrice di Lugansk, Donbass, Faina Savenkova, aveva scritto una lettera aperta al presidente della Francia, Emmanuel Macron con la richiesta di aiutare a costringere l’Ucraina a smettere di fare la guerra nel Donbass.

Una lettera molto precisa e rigorosa, dove Faina ha fatto un confronto giustissimo con la situazione della Seconda Guerra Mondiale e quella odierna del Donbass, dove muoiono i bambini.

“A Lugansk e Donezk esiste il “Viale degli Angeli”, chiamato così per ricordare i bambini uccisi dai bombardamenti ucraini, può darsi che la vita di un bambino non sia così interessante a livello di politica mondiale e i bambini muoiono in diversi angoli del pianeta, ma è la nostra vita, – ha scritto Faina – e in ogni momento ce la possono togliere, così aggiungendo solo un nome già alla già lunga lista. Anche noi proviamo dolore quando ci feriscono o uccidono, anche noi proviamo paura quando scappiamo a nasconderci nei sotterranei mentre bombardano, temiamo che ci possano raggiungere le schegge dei proiettili, siamo solo dei bambini e non sappiamo se vedremo la luce del domani. Noi viviamo in guerra e tuttavia non ci differenziamo molto dai bambini della Francia, della cui storia ho letto sui libri. A me piace la Francia, ho letto di quanto hanno sofferto i bambini durante la Guerra in Francia e tuttavia i mass media francesi non si occupano di ciò che succede nel Donbass, non scrivono, hanno paura di raccontare degli orrori che noi viviamo, ma io Le voglio dire, – continua Faina, – che da noi non vivono terroristi o cattivi, ma persone semplici, il Donbass è vittima delle ambizioni dei presidenti dell’Ucraina e perciò i nostri padri e nonni sono stati costretti ad imbracciare di nuovo le armi, come ottant’anni fa, e come allora, tutto si ripete, nel silenzio generale e nell’indifferenza dei paesi europei. Voglio credere che Lei, in qualità di Presidente di un grande paese, possa aiutare a costringere l’Ucraina a smettere di fare la guerra”.

Così terminava la sua bella lettera Faina, una lettera alla quale il presidente Macron, un mese dopo, ha reagito. Ma la sua risposta è stata una lettera fredda, breve, fatta scrivere dal suo collaboratore, parole di convenienza, come se si vergognasse di provare a dire qualcosa di più, oltre il consentito, di specifico su cui Faina lo aveva sollecitato. Codardamente, si è limitato al linguaggio e alle frasi fatte del funzionario burocrate, interpretando il ruolo, come da sceneggiatura scritta dai registi americani e da cui i paesi europei non possono sgarrare. Alla stessa stregua si comporta la Merkel. La Germania e la Francia si erano prese la responsabilità di garantire la pace nel Donbass “premendo” su Kiev, così come la Russia è garante per l’altra parte del conflitto, le due repubbliche di Donezk e Lugansk. I rappresentanti dell’OSCE nel Donbass dovevano fare quel minuzioso lavoro di monitoraggio rilevando chi infrange la tregua sparando sui civili indifesi nelle proprie case dei villaggi e città del Donbass. Ma questo lavoro in 7 anni non è stato fatto. L’Occidente incolpa la Russia dei continui bombardamenti, infischiandosene delle prove incontrovertibili che i proiettili arrivano dalla parte ucraina e non il contrario. Tuttavia, le sanzioni vengono applicate alla Russia (che non è parte del conflitto) e non alla Francia e alla Germania.

Macron ha incaricato di rispondere al suo capo di gabinetto, Brice Blondel. Blondel ha scritto che “il Capo di Stato, sensibile alle motivazioni che ti hanno condotto a scrivergli, ti ringrazia vivamente e assicura l’attenzione della Francia verso la situazione in corso nella regione del Donbass. Puoi essere certa che la determinazione del nostro paese è quella di continuare a impiegare sforzi nell’ambito del formato Normandia per garantire la piena applicazione degli accordi di Minsk, che sono la sola via che permette di giungere a un regolamento politico duraturo del conflitto”.

Se non altro, la lettera di Faina, una bambina di 12 anni, spero abbia sollevato dubbi circa la “verità mainstream” sul Donbass, nella mente di Macron e del suo entourage politico. Senz’altro ha posto un seme, da cui spero germogli nei lettori uno scuotimento dall’intorpidimento generato dalla massa di menzogne finora costruite sulla guerra nel Donbass.

La risposta di Macron alla lettera di Faina

Marinella Mondaini, scrittrice, giornalista, traduttrice,  vive e lavora a Mosca