di Andrew Korybko
da https://korybko.substack.com
Traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it
Il primo ministro polacco Donald Tusk è noto per le sue politiche filo-tedesche, che i lettori possono approfondire qui, ed è per questo che è sorprendente che si sia scagliato contro la decisione della Germania di reimporre temporaneamente i controlli alle frontiere con tutti i suoi vicini. Ha previsto che ciò si tradurrà in una “sospensione de facto di Schengen su larga scala” e ha valutato che “è la situazione politica interna della Germania a causare queste misure, e non la nostra politica nei confronti dell’immigrazione illegale ai nostri confini”.
Ha ragione su tutti e tre i punti: queste mosse inibiranno la libera circolazione delle persone e delle merci da e verso la più grande economia dell’UE; i recenti successi elettorali dell’AfD hanno scioccato l’establishment, spingendolo ad attuare una politica più severa nei confronti dell’immigrazione clandestina; e il confine orientale della Polonia è più sicuro che mai. Quest’ultimo punto è certamente noto al governo tedesco, dopo che Tusk ha invitato il Paese ad assumere un controllo parziale sul confine orientale della Polonia, parlando accanto a Scholz all’inizio di luglio.
Ciò ha fatto seguito al patto di “Schengen militare” stipulato all’inizio dell’anno, che consente alle truppe tedesche di transitare liberamente attraverso la Polonia verso la nuova base di Berlino in Lituania. Tra questi sviluppi, la Polonia ha rafforzato la sicurezza dei suoi confini in modi che vanno ben oltre il blocco dei migranti, nell’ambito della politica di pressione degli Stati Uniti sulla Russia. Sebbene ciò abbia aggravato le tensioni della Nuova Guerra Fredda, ha avuto l’effetto di dimezzare gli attraversamenti di immigrati clandestini dalla Bielorussia in tre settimane a meno di 2.000 unità.
Obiettivamente, la crisi dei migranti in Germania ha già quasi dieci anni ed è il risultato diretto della politica dell’élite liberal-globalista di incoraggiare la “migrazione di sostituzione” dal Sud del mondo e non è dovuta alla presunta super porosità del confine polacco con la Bielorussia. Tusk ha anche subordinato completamente la Polonia alla Germania, come spiegato nell’analisi a cui si è fatto riferimento nell’introduzione, quindi la Germania non si sta rivoltando contro la Polonia e non la sta punendo pubblicamente per disobbedienza.
Sebbene alcuni sospettino che le ultime notizie sulla complicità polacca nell’attacco terroristico al Nord Stream abbiano giocato un ruolo nei calcoli della Germania, queste ultime misure danneggiano le persone e le imprese su entrambi i lati del confine, non il governo polacco (né in tutto né in parte). Se non altro, hanno dato a Tusk il pretesto per affrontare finalmente la Germania in vista delle elezioni presidenziali del prossimo anno, nel tentativo di smontare l’accusa del leader dell’opposizione Jaroslaw Kaczynski di essere “un agente tedesco”.
Per quanto si lamenti, tuttavia, è improbabile che Tusk ritiri temporaneamente la Polonia dallo “Schengen militare”, impedendo così la libera circolazione di armi e truppe tedesche da e verso la sua nuova base in Lituania, così come la Germania ha appena impedito la libera circolazione di persone e merci da e verso la Polonia. Sarebbe una risposta simmetrica adeguata, ma la Polonia verrebbe accusata di “ostacolare lo sforzo bellico occidentale” contro la Russia, cosa che non oserà rischiare.
Tornando al vero motivo che sta alla base di tutto ciò, Tusk ha giustamente accennato al fatto che i recenti successi elettorali dell’AfD sono responsabili di questa politica, attuata dalle élite tedesche per disperazione, viste le conseguenze economiche e politiche di vasta portata. La conclusione è che l’establishment teme davvero la crescita di questo partito nel futuro prossimo ed è quindi disposto a rischiare di indebolire l’unità europea e la sua ritrovata egemonia sulla Polonia pur di rimanere al potere.
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