Cosa spiega l’enorme quantità di aiuti militari della Polonia a Kiev?

di Andrew Korybko

da https://oneworld.press/?module=articles&action=view&id=2804

Traduzione di Marco Pondrelli per marx21.it

Polskie Radio ha riferito che la Polonia ha fornito a Kiev dall’inizio dell’operazione militare speciale della Russia in corso in quella ex Repubblica Sovietica, la metà dei suoi carri armati, 200 su 400. Altre attrezzature includono droni, artiglieria, sistemi antiaerei e missili. Si tratta di una massiccia quantità di aiuti che solleva domande sul perché la Polonia ha così pesantemente investito nel risultato di questo conflitto. Il paese sta chiaramente giocando in questo conflitto il ruolo più grande e attivo, a parte Russia, Stati Uniti e naturalmente Kiev stessa, il che suggerisce che stia perseguendo un obiettivo più grande. Lo scopo di questo pezzo è di spiegare precisamente quale potrebbe essere, allo scopo di informare meglio gli osservatori che si stanno chiedendo la stessa cosa.

Il portavoce del governo polacco Piotr Muller ha detto la settimana scorsa che gli 1,6 miliardi di dollari di armi che Varsavia ha ammesso di aver inviato a Kiev erano “per difendere la sovranità ucraina, polacca ed europea”. Dal punto di vista della Polonia, la guerra per procura della NATO guidata dagli Stati Uniti contro la Russia attraverso l’Ucraina è una questione di “sovranità”, il che non è sorprendente. Questo paese dell’Europa centrale e aspirante leader regionale ha sempre visto l’Ucraina come rientrante nella sua “sfera di influenza”, questa è una delle ragioni che rende credibile l’avvertimento del capo dello spionaggio russo Sergey Naryshkin della scorsa settimana, secondo il quale la Polonia sta tramando per occupare e annettere l’Ucraina occidentale. anche se non è nell’interesse oggettivo della Polonia farlo, come è stato sostenuto qui.

Il partito al potere “Legge e Giustizia” (PiS secondo la sua abbreviazione polacca) è apertamente russofobo e si è vantato di questo alla fine di marzo, quando il primo ministro Mateusz Morawiecki ha orgogliosamente affermato che il suo paese ha stabilito lo standard globale per questa forma di fascismo (ovviamente non l’ha descritto in questo modo, anche se può comunque essere visto come tale). Il grigio cardinale Jaroslaw Kaczynski è patologicamente russofobo poiché si aggrappa alla teoria della cospirazione che la Russia abbia ucciso suo fratello, l’ex presidente Lech Kaczynski perito nella tragedia dell’incidente aereo di Smolensk del 2010, nonostante non ci siano prove di questo. Sotto una tale leadership, era scontato che la Polonia avrebbe sostenuto al massimo Kiev contro la Russia.

C’è anche un precedente storico, non dimenticato dai politici polacchi che si considerano studenti appassionati di storia, ovverosia quello che è successo da quando la Polonia ha riconquistato la sua indipendenza dopo 123 anni di occupazione da parte dei suoi tre imperi vicini. Varsavia ha sostenuto Kiev subito dopo la prima guerra mondiale nella sua guerra contro la Russia rivoluzionaria che alla fine si è evoluta in quella che è diventata la guerra polacco-sovietica che è culminata nel cosiddetto “miracolo sulla Vistola”. In seguito a quel conflitto, l’Ucraina occidentale fu incorporata nella Seconda Repubblica Polacca con l’approvazione dell’Occidente, nonostante l’URSS la rivendicasse come propria a causa della sua connessione con l’antica Rus’ di Kiev.

Andando ancora più indietro l’Ucraina è stata secoli fa un campo di battaglia tra il Commonwealth polacco-lituano (che era un impero regionale non dichiarato) e l’Impero russo, quindi la partecipazione della Polonia contemporanea alla guerra per procura della NATO guidata dagli Stati Uniti contro la Russia attraverso quel paese segue effettivamente dalla prospettiva di Varsavia una logica storica. Tornando ai giorni nostri, la leadership polacca russofoba sembra essersi convinta che la loro indipendenza duramente guadagnata possa essere difesa solo attraverso il raggiungimento della maggiore “profondità strategica” possibile in Ucraina, il che dà anche credito all’avvertimento di Naryshkin sul potenziale complotto della Polonia per annettere l’Ucraina occidentale.

Il problema con questa logica, tuttavia, è che non c’è alcuna giustificazione per essa dopo che la Polonia è entrata nella NATO ed è passata sotto l’ombrello nucleare degli Stati Uniti. Non c’è assolutamente uno scenario realistico in cui gli Stati Uniti resterebbero a guardare se la Russia iniziasse un’azione militare contro il suo alleato regionale. Tutte le parti capiscono che questo porterebbe probabilmente a uno scontro nucleare tra queste due grandi potenze e quindi probabilmente alla fine della vita sulla terra come tutti la conoscono. La Polonia quindi non ha bisogno di raggiungere alcuna “profondità strategica” in Ucraina attraverso mezzi militari, ma tentare di farlo gioca con le fantasie storico-politiche ultra-nazionaliste del PiS per ripristinare l’impero regionale a lungo perduto a spese della Russia.

A questo proposito la russofobia del partito al potere non è solo patologica, ma è anche politicamente utile, dato che viene propagata aggressivamente in tutta la società per servire come distrazione dal PiS che tradisce i suoi principi conservatori-nazionalisti accogliendo milioni di ucraini che sono effettivamente trattati come persone di prima classe a spese dei polacchi stessi. Questa radicale politica liberal-globalista di ucrainizzare letteralmente quella che era stata la società polacca del secondo dopoguerra, in gran parte monoetnica, è guidata dalla motivazione di far leva su questa comunità di espatriati per espandere l’influenza polacca in Ucraina (o quello che ne rimarrà dopo la fine del conflitto) ma potrebbe costare miliardi di dollari all’anno in perpetuo.

Il massiccio aiuto militare polacco a Kiev completa quindi l’altrettanto massiccio aiuto socio-economico che sta dando a milioni di ucraini che ha accolto nel suo territorio per creare una politica interna ed estera Ucraina-centrica che equivale alla fusione de facto di questi due paesi, proprio come quello che accadde brevemente quando la Polonia occupò Kiev per un paio di mesi durante la guerra polacco-sovietica. Mentre la leadership polacca sembra considerare sinceramente questa come una cosiddetta politica “proattivamente difensiva”, può anche essere descritta dai critici come regionalmente egemonica. In ogni caso, sta costando al popolo polacco l’intero tessuto sociale del secondo dopoguerra e una quantità sempre maggiore del bilancio del paese.

L’Ucraina sta essenzialmente diventando uno stato cliente polacco che è anche sostenuto dalla NATO, che sostiene questo scenario dal momento che il leader americano lo considera come “condividere il peso della leadership regionale” nella guerra per procura comune contro la Russia. La cosa controversa di questa grande strategia è che ai polacchi che sono colpiti direttamente non è mai stato chiesto se volessero “condividere questo onere”. Molti simpatizzano sinceramente con gli ucraini e la causa militare di Kiev, ma non è chiaro se vogliano continuare a far sì che le tasse continuino a sovvenzionare i milioni di rifugiati nel loro paese, ad armare Kiev e probabilmente a ricostruire l’Ucraina.

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