Cosa si cela dietro la campagna mediatica contro l’Iran? Umanitarismo o geopolitica?

di Lenny Bottai

La domanda che molti dovrebbero porsi ogni volta che appaiono questi sciami di notizie riguardanti una realtà in particolare, ed in questi giorni ciò accade prevalentemente con l’Iran, è se dietro a questa operazione ci sia realmente una volontà intrisa di senso umanitario, figlia della volontà di raccontare un dramma (che non si nega, ma come ce ne sono tanti altri nel mondo) oppure se si sta operando in quella che Gramsci a suo tempo denunciava come mezzo di mantenimento del dominio di alcune classi – definite dominanti, appunto – sulle masse. Alias la famosa egemonia culturale.

Il punto.

L’Iran non è di certo un paese all’avanguardia nei diritti, quindi, sia chiaro che lo scopo di questa analisi non è affatto difenderlo, un comunista non potrebbe mai difendere una teocrazia, ma semmai scovare e denunciare l’ipocrisia strumentale in corso che nasce solo per meri fini geopolitici e potrebbe a conti fatti favorire altre dittature che niente hanno a che invidiare allo stesso in termini negativi. Questo paese difatti da sempre è posizionato in maniera antitetica all’ordine atlantico, quindi, per ragioni strategiche è vicino, non avendo altra scelta, a paesi come Russia, Cina, Venezuela ed altri mal digeriti dagli Stati Uniti d’America. Aveva ad esempio un ruolo fondamentale nella lavorazione del petrolio venezuelano, il quale per essere raffinato ed utilizzato aveva bisogno di impianti non presenti in Sud America, proverbiali sono state le risposte di Chavez in merito alle sue “amicizie” con Ahmadinejad, domande provocatorie alle quali il più grande comunicatore politico del 900 (giudizio mio, ovviamente) rispondeva con veri e propri Show mediatici taglienti.

Diventa quindi centrale, dentro una dinamica internazionale di visione geopolitica, capire come mai non arriva mai nessuna notizia dall’Arabia Saudita, paese considerato “amico” perché “ben posizionato” nello scacchiere mondiale al contrario dell’Iran. Un paese dove ad esempio le donne <<hanno conquistato>> il diritto di poter avere la patente solo un paio di anni fa, e dove all’inizio di quest’anno sono state giustiziate 81 persone in un giorno solo, ma se l’Arabia Saudita è usata solo per ragioni di politica interna tipo rinfacciare a Renzi le sue visite, in campo geopolitico guai a chi la tocca, dice lo Zio Sam.

“A marzo” – titolavano i giornali nostrani qualche tempo fa – “per la prima volta, gli americani hanno messo intorno a un tavolo i comandi militari di Gerusalemme con quelli di Bahrain, Arabia Saudita, Emirati, Giordania. Obiettivo: dar vita a una difesa comune in funzione anti-Iran”. Dentro questa notizia, data da Repubblica a conferma che gli alleati dello zio Sam stanno anche a sinistra, possiamo trovare la spiegazione di ciò che passa quotidianamente da settimane nei nostri telegiornali. I quali, accuratamente, illuminano oppure omettono quanto di triste accade nel mondo, per dirigere, cambiare, concentrare o mitigare le valutazioni delle masse che, non avendo per la più alta percentuale di casi la possibilità di approfondire, possono solo assimilare come verità unica quella parte selezionata e sezionata.

Per questo motivo non vedrete mai aprire uno dei nostri TG con la notizia di un bombardamento sullo Yemen, così come i morti dei missili su Gaza, anche quando bambini, non avranno mai lo stesso peso e la stessa enfasi di quelli di Gerusalemme. Sempre per questo motivo la polizia che interviene nei paesi socialisti reprime, mentre la nostra, come quella di un qualsiasi paese “amico”, in quanto <<Democratico>>, semplicemente interviene. Carmelo Bene, non a caso, diceva che i giornali talvolta non informano sui fatti ma informano i fatti.

Ovviamente queste contraddizioni, come ho già detto, sono altamente riscontrabili da una semplice ricerca on-line, il problema è la mancanza di tempo e di strumenti per approfondire, condizione che rende veramente impossibile contrastare o equiparare il flusso informativo, pardon disinformativo, al quale siamo costantemente sottoposti. Se a questo aggiungiamo poi che spesso e volentieri, anche nell’informazione cosiddetta indipendente, lontana dal mainstream, per osmosi, come frutto di un’egemonia culturale ormai difficile da contrastare, si replicano gli stessi schemi e quindi si danno le stesse notizie, il gioco è fatto. A testimonianza di questo – me la gioco – attendo qualche commento che mi accuserà di difendere l’Iran o di essere contro i diritti delle donne. Del resto oggi c’è chi a sinistra si preoccupa più di contrastare Putin di quanto non serva invece fermare la NATO. Dimenticando una lunga serie di conflitti innescati dalla seconda al contrario del primo.

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