Come sostenere la crescita economica europea

di Francesco Maringiò

da https://italian.cri.cn

A novembre Italia, Germania e Francia hanno incontrato Xi Jinping. Gli scambi economici di questi paesi chiave dell’Ue con la Cina sono in continuo aumento. Eppure l’instabilità globale ed alcuni problemi disegno un futuro incerto per questi paesi. Quanto sono forti questi scambi commerciali e che prospettive di crescita economica può costruire l’Europa attraverso un rapporto sempre più stretto con la Cina.

Il mese di novembre è stato molto produttivo sotto il profilo degli scambi bilaterali tra l’Europa e la Cina. Prima con il viaggio di Scholz a Pechino subito dopo il 20º congresso del PCC e poi grazie agli incontri bilaterali nell’ambito del G20, Italia, Francia e Germania hanno incontrato e discusso con Xi Jinping del futuro delle relazioni bilaterali dei rispettivi paesi e dell’Ue con la Cina.

Si tratta di un passaggio importante. L’acuirsi delle tensioni geopolitiche prima e la pandemia poi, avevano infatti portato gli scambi politici ai minimi termini. Per fortuna non quelli commerciali: i paesi cardine dell’Europa occidentale e le economie più grandi dell’Ue, infatti, hanno continuato a sviluppare commerci ed investimenti nel grande paese asiatico, registrando crescite significative anche durante la pandemia.

Partiamo dalla Germania, che proprio quest’anno festeggia i cinquant’anni delle relazioni bilaterali con Pechino. In questo arco di tempo, le relazioni commerciali tra i due paesi sono cresciute di 1000 volte, al punto che nel 2021 la Cina è stato il più importante partner commerciale della Germania [fonte: Agenzia ICE]. Tale tendenza sembra addirittura consolidarsi nel 2022 quando, anche a seguito dell’inflazione e della scarsa disponibilità di materie prime e gas, la quota di import tedesco dalla Cina a maggio ha registrato un incremento mensile del 106% rispetto all’anno precedente, con una netta prevalenza della quota dell’industria chimica, dove la Cina è passata dal 4% di novembre 2021 al 17% di maggio 2022. Complessivamente, gli scambi bilaterali nel 2021 anno toccato quota 245 miliardi di Euro, con il valore dell’import tedesco dalla Cina che si è attestato a 141,8 mld ed un export di 103,6 mld di Euro [fonte dati Germania: Statista]. La Germania resta, tra i paesi dell’Ue, il campione anche per quanto riguarda gli investimenti diretti esteri con la Cina sia in entrata che in uscita. Nel corso dell’incontro bilaterale con la leadership cinese, il cancelliere tedesco ha ribadito che è necessario portare avanti la cooperazione concreta tra i due paesi adottando una mentalità aperta.

Dello stesso tenore è stato il discorso del presidente francese Macron che nell’incontro bilaterale con Xi Jinping ha ribadito come il suo paese segua una politica estera indipendente ed autonoma e si augura un aumento degli scambi commerciali. Nel 2021 l’export francese verso la Cina ha segnato un aumento del 37,3%, raggiungendo quota 24,1 miliardi di euro. Una quota importante è rappresentata dal settore aerospace, che ha raddoppiato il suo volume rispetto al 2020: 5,5 mld rispetto ai 2,7 precedenti. La Francia è infatti il secondo fornitore del settore aerospaziale della Cina, subito dopo gli Stati Uniti. L’import è invece rappresentato dal valore di 63,7 miliardi, segnando un significativo aumento del 12,8%. Ma non è soltanto il settore aerospaziale a fare forte la Francia in Cina: Parigi è infatti il primo fornitore di vino ed il primo investitore europeo in termini di numero di aziende. Calcolando invece il fatturato, il primo paese è la Germania: 139 miliardi di euro per i tedeschi, contro i 78 dei francesi. Accanto a tutto questo, Marcon ha chiesto alla Cina di rafforzare la cooperazione economica anche in settori come il nucleare civile, l’agroalimentare, il cambiamento climatico e la de-carbonizzazione. [fonte dati Francia: Ministero dell’Economia francese]Per quanto riguarda l’Italia, invece, la bilancia commerciale è rappresentata da un export che nel 2021 ha avuto un incremento del 22,1%, arrivando a 15,7 miliardi di Euro ed un import di38,5 mld: un aumento del 19,4% rispetto all’anno precedente. Tra i prodotti maggioramene esportati in Cina troviamo in primo luogo i macchinari, l’abbigliamento ed i prodotti chimici e farmaceutici, mentre l’import è rappresentato in larga misura da elettronica e macchinari. La Cina, è diventata nel 2021 (periodo: gennaio-agosto) il secondo fornitore dell’Italia con una quota di mercato del 9,7%, mente è il decimo cliente con una quota di mercato del 2,6%. Una flessione nelle relazioni si registra invece per quanto riguarda la quota degli investimenti diretti esteri cinesi in Italia, che registrano un segno negativo nel 2021 (a fronte comunque di uno stock di 2,5 mld di Euro), un dato che deve far riflettere la comunità imprenditoriale del Belpaese rispetto ai segnali, a volte un po’ contraddittori, a volte respingenti – lanciati nell’ultimo anno. Nel corso dell’incontro bilaterale nell’ambito del G20, il presidente del Consiglio Meloni ha ribadito che la posizione italiana rifiuta un confronto “tra campi” contrapposti e si augura invece di poter cooperare strettamente con la Cina nei vari consessi multilaterali ed incrementando il rapporto bilaterale, anche attraverso il commercio, ricevendo significative aperture da parte di Xi Jinping. [fonte dati Italia: Ministero degli Affari Esteri italiano]

Emerge con grande nettezza la richiesta di un rafforzamento degli scambi economici e commerciali da parte di paesi chiave dell’Ue con la Cina. Certo, questo non significa che siano stati superati tutti i problemi, soprattutto dopo che l’Ue ha deciso di adeguarsi alla sfida americana all’ascesa cinese, definendo la Cina un “rivale strategico”, ma questi segnali lasciano intendere che la folle pretesa di piccoli circoli di fanatici, che vorrebbe una totale separazione delle economie europee da quella cinese, è senza prospettiva. Non solo. Alla 76ma Assemblea generale dell’Onu (settembre 2021), Xi Jinping ha proposto l’Iniziativa di sviluppo globale, che si presenta come un fattore in grado di creare un ambiente favorevole per accelerare lo sviluppo globale e promuovere un partenariato di sviluppo globale equo ed equilibrato.

I tre paesi europei possono anche giocare un ruolo positivo per sbloccare lo stallo che impedisce all’Accordo globale in matteria di investimenti di essere ratificato. Dopo la sigla avvenuta a dicembre 2020, il Parlamento europeo ha sospeso a maggio 2021 la ratifica e da allora i rapporti tra le istituzioni europee e cinesi sono diminuite per intensità e frequenza. Eppure i grandi cambiamenti che stanno sconvolgendo la vita di milioni di cittadini europei hanno bisogno di un clima politico e relazioni economiche più fluide ed intense con la seconda economia del mondo. Xi Jinping ha affermato che nel corso del 2023 si terrà il terzo Forum della Belt and Road Initiative: quello potrà rappresentare un momento importante di svolta, in cui la cooperazione multilaterale tra Cina, Europa e mondo intero potrà subire una accelerazione: progetti di lungo periodo che, unendo i paesi e favorendone gli scambi, sono in grado di sostenere la crescita economica europea e fornire un contributo importante ala stabilità ed alla pace mondiale.

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