
di Andrew Korybko
da https://korybko.substack.com
Traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it
Le risposte determineranno il corso di questa crisi.
Venerdì mattina Israele ha lanciato attacchi senza precedenti contro obiettivi militari e nucleari iraniani. Ciò ha fatto seguito all’ultimo stallo dei negoziati sul nucleare tra Stati Uniti e Iran, alle continue speculazioni sul fatto che l’Iran stia segretamente costruendo armi nucleari e alla crescente ansia di Israele per la situazione. A quanto pare, Israele ha decapitato le forze armate iraniane e l’IRGC, ma l’Iran ha comunque promesso di reagire. La situazione è fluida, ma venerdì mattina, ora di Mosca, ci sono cinque domande le cui risposte determineranno il corso di questa crisi:
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1. In che misura gli Stati Uniti hanno aiutato Israele?
Trump ha pubblicamente preso le distanze dalla rapida escalation di Israele verso questi attacchi senza precedenti, che hanno fatto seguito alla presunta rottura con Bibi, ma i politici iraniani credono da tempo che Stati Uniti e Israele siano alleati indissolubili che collaborano. La loro valutazione della portata dell’assistenza fornita dagli Stati Uniti a Israele in questi attacchi determinerà quindi la portata e l’entità della loro ritorsione. Se concluderanno che gli Stati Uniti hanno avuto un ruolo, allora le risorse militari americane nella regione e altrove potrebbero essere prese di mira.
2. Quali saranno la portata e la portata della ritorsione dell’Iran?
Sulla base di quanto sopra, l’Iran può lanciare tutto ciò che ha contro Israele se ritiene che questo sia un momento cruciale nella loro rivalità decennale, oppure può attuare una ritorsione relativamente più contenuta, anche se quest’ultima potrebbe comunque essere sfruttata come pretesto per ulteriori attacchi da parte di Israele. Oltre a colpire le risorse militari americane, l’Iran potrebbe anche decidere di bloccare lo Stretto di Hormuz, come minaccia di fare da tempo, anche se questo potrebbe essere sfruttato come pretesto per un intervento militare diretto degli Stati Uniti.
3. Trump resisterà alla deriva della missione?
Anche se gli Stati Uniti non hanno aiutato Israele e l’Iran fosse d’accordo e le risorse militari americane non fossero prese di mira nella rappresaglia, Trump potrebbe comunque essere trascinato nel conflitto se il “deep state” lo convincesse ad autorizzare il supporto della difesa aerea di Israele e/o operazioni offensive congiunte dopo la rappresaglia dell’Iran. Se lo facesse, rischierebbe di dividere irreparabilmente la sua base con tutte le conseguenze che ciò comporterebbe per il futuro del suo movimento, in particolare se ciò portasse al coinvolgimento degli Stati Uniti in una guerra regionale importante e costosa, quindi farebbe bene a resistere alla deriva della missione.
4. Perché l’Iran non è riuscito a difendersi meglio?
Le prime notizie suggeriscono che Israele abbia colpito duramente l’Iran, sollevando così interrogativi sui sistemi di difesa aerea iraniani. Allo stesso modo, ci si chiede perché non abbia anticipato l’attacco israeliano nonostante i rapidi preparativi degli ultimi giorni, soprattutto considerando quanto spesso i suoi rappresentanti abbiano parlato della presunta disponibilità dell’Iran a lanciare l’operazione “True Promise 3” in qualsiasi momento. L’Iran è ora indebolito e Israele non sarà colto di sorpresa, quindi le probabilità di una vittoria totale sono meno favorevoli all’Iran rispetto a prima
5. Cosa succederà se si riuscirà in qualche modo a evitare una guerra regionale su vasta scala?
Una guerra regionale su vasta scala può essere evitata se l’Iran non reagisce in modo significativo contro Israele (anche se potrebbe seguire uno spettacolo probabilmente orchestrato), se Israele viene umiliato dalla risposta militare superiore dell’Iran (contro la quale gli Stati Uniti non lo aiutano in modo significativo) o se l’Iran assorbe il secondo colpo di Israele e non reagisce. Se i negoziati sul nucleare non riprendono e non portano rapidamente a un accordo alle condizioni degli Stati Uniti, potrebbe seguire una “pace fredda” caratterizzata da un’intensa guerra ibrida (sanzioni, terrorismo, complotti per rivoluzioni colorate) contro l’Iran.
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Israele ha cercato di eliminare quella che considera una minaccia esistenziale rappresentata dall’Iran, ma i danni che Israele avrebbe inflitto all’Iran potrebbero rappresentare una minaccia esistenziale per l’Iran se Israele sfruttasse le conseguenze con ulteriori attacchi e/o una guerra ibrida. Queste percezioni reciproche di minaccia esistenziale a somma zero aumentano notevolmente la posta in gioco di questa crisi. Se l’Iran non sferra un colpo decisivo a Israele (e sopravvive all’inevitabile ritorsione), Israele potrebbe avere la meglio su di esso, a meno che l’Iran non costruisca presto armi nucleari.
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