Un importante lavoro internazionale

di: Andrea Catone

Ieri, 16 novembre, si è tenuto un importante forum internazionale organizzato dall’Università cinese dello Yunnan, l’Istituto per la Modernizzazione Cinese e dell’Accademia Cinese delle Scienze Sociali (CASS) discutere gli sviluppi del movimento comunista internazionale e approfondire temi cruciali come la costruzione della democrazia nei paesi socialisti. L’occasione è stata importante anche perché sono state presentate alcune edizioni internazionali del Report sui movimenti comunisti internazionale, alla presenza di importanti dirigenti politici ed intellettuali cinesi, vietnamiti e laotiani. 

Siamo particolarmente onorati di informarvi che, oltre ai rappresentanti dei paesi socialisti su menzionati, ci fosse anche una delegazione di Marx21 (con la partecipazione di Andrea Catone, Francesco Maringiò, Francesco Galofaro), un riconoscimento significativo per il lavoro che l’associazione porta avanti con impegno, soprattutto la cura per l’edizione inglese ed italiana del rapporto sui movimenti comunisti internazionali. È un testo fondamentale per chi voglia conoscere la situazione delle forze comuniste nel mondo e comprendere come la lettura fatta dai comunisti cinesi.

Al forum i tre italiani hanno tenuto una relazione ed oggi, come editoriale della settimana, vi segnaliamo la relazione di Andrea Catone.


I comunisti in Occidente e la Nuova Era

Ringrazio vivamente per l’invito a partecipare a questo forum e saluto con affetto tutti i compagni e gli studiosi presenti. 

1.

In primo luogo intendo dire alcune cose essenziali sul progetto di ricerca sui movimenti comunisti nel mondo che da diversi anni i ricercatori dell’Accademia del marxismo della CASS stanno portando avanti. Oltre che nell’edizione cinese, sono stati pubblicati in altre lingue diversi Rapporti annuali. In Inglese e in Italiano sono usciti i rapporti degli anni 2019-20, 2020-21 e 2021-22, che la casa editrice MarxVentuno ha avuto l’onore di pubblicare. 

Per i comunisti e le forze di orientamento marxista e socialista questi rapporti costituiscono un contributo prezioso di conoscenza e analisi. 

Perché è un contributo prezioso? 

Non è solo per il valore dei singoli capitoli, che mettono a fuoco le diverse situazioni e condizioni nelle diverse aree regionali, lì dove i comunisti sono al potere e operano per la trasformazione socialista della società – dalla Cina al Vietnam, da Cuba alla Corea del Nord, al Laos – e lì dove operano e lottano in situazioni molto diverse e variegate, a seconda delle aree regionali, per la modifica dei rapporti di forza a favore del proletariato e delle masse popolari, nel percorso complesso del movimento verso il socialismo. Ma è perché propone uno sguardo d’insieme, globale, sulla situazione e le condizioni del movimento comunista in tutto il mondo. È un contributo prezioso perché ci dà l’idea di un movimento complessivo, delle linee di tendenza, della direzione verso cui – pur nella grande diversità di condizioni e situazioni, pur nella pluralità e a volte contraddittorietà e contrapposizione tra forze di orientamento marxista e comunista – si può indicare una direttrice principale, il fluire del fiume della storia mondiale del socialismo nella grande varietà e nel percorso spesso tortuoso dei suoi affluenti. Questi rapporti annuali sono una fonte preziosa per aprire la mente (Deng Xiaoping amava suggerire di aprire la mente), di suggerimenti, spunti di riflessione, indicazioni costruttive, apprendimento dall’esperienza concreta, come anche di critica e autocritica. 

Questo dei libri gialli sui movimenti comunisti internazionali è un contributo prezioso perché ci spinge a guardare il mondo e il movimento comunista in termini universali e non particolaristici, recuperando quindi la grande ispirazione internazionalistica del movimento comunista che ebbe in Lenin, di cui celebriamo quest’anno il centenario della morte, il teorico e organizzatore essenziale, con la parola d’ordine che ampliava l’appello del Manifesto di Marx ed Engels all’unità dei proletari di tutto il mondo in quello dell’unità dei proletari e dei popoli oppressi dal colonialismo e dall’imperialismo. 

Questi rapporti annuali dell’Accademia di Marxismo sono preziosi perché ci danno una rappresentazione della varietà e molteplicità del movimento comunista mondiale – e per questa varietà e molteplicità i rapporti sono intitolati ai movimenti comunisti internazionali e non al solo movimento– con le loro diverse situazioni, i diversi tempi storici di sviluppo. Ma questa varietà è illuminata da una luce che getta lo sguardo sul movimento complessivo, tenendo ben ferma l’ago della bussola verso l’ispirazione originaria del movimento comunista mondiale, verso la realizzazione del socialismo e del comunismo. 

Insomma, nel perseguire ciascuno la propria via nazionale al socialismo – cioè radicare il marxismo nella storia e cultura propria dei diversi Paesi senza voler imporre generalizzazioni astratte, radicare la trasformazione socialista nelle condizioni storico-sociali concrete del proprio Paese (come fa il socialismo con caratteri cinesi, e il socialismo vietnamita, cubano, coreano, laotiano) – non si perde di vista il movimento complessivo mondiale del socialismo, e si iscrive la propria via nazionale all’interno di questo movimento complessivo. In tal modo si combina il particolare concreto nazionale con l’universalismo marxista e comunista che pensa nei termini della unificazione del genere umano (per cui va da sé che il comunismo esclude ogni forma di razzismo, di nazionalismo esclusivistico, ecc.). La proposta di pensare e operare in direzione della costruzione della comunità di futuro condiviso per tutta l’umanità, iscritta nella Costituzione della RPC e nello statuto del PCC, rilancia e attualizza l’universalismo marxista, arricchito dagli elementi più avanzati della filosofia e cultura tradizionali cinesi. 

Questa capacità di combinare dialetticamente il particolare delle situazioni nazionali e locali e l’ispirazione universale del comunismo costituisce la forza e il contributo più prezioso dei Libri gialli sui movimenti comunisti mondiali, favorisce la comprensione delle cose e spinge verso l’attività pratica politica. 

Insomma, dal punto alto di osservazione, dalla prospettiva che questi rapporti ci danno, ogni forza comunista, agendo nella propria peculiare e specifica realtà, può sentirsi parte di un grande movimento mondiale e riconoscersi in esso, e può quindi guardare anche ad una piccola singola azione politica come una goccia d’acqua del grande fiume della storia mondiale del socialismo.

2.

Visti in questa ottica, questi rapporti, con il loro implicito invito a guardare dalla prospettiva del complesso movimento del socialismo mondiale, risultano particolarmente importanti per i comunisti in Occidente. 

Negli ultimi decenni, e in particolare dagli anni 80, le forze comuniste hanno accentuato la visione nazionale, fino a perdere di vista l’aspetto universale del socialismo mondiale. Il loro punto di vista si è concentrato sul particolare delle situazioni nazionali o di un’area di appartenenza (quale la UE) fino a separare completamente la propria linea strategica e l’azione tattica da una visione globale del movimento del socialismo mondiale. Ciò ha portato a una forte caduta dell’internazionalismo – che è una componente essenziale e imprescindibile del comunismo – che ha avuto anche ricadute negative sul piano ideologico e culturale, oltre che politico, fino all’accettazione del blocco imperialista politico-militare della NATO. 

La perdita di una visione globale del socialismo mondiale ha fatto trascurare nell’elaborazione della linea di alcuni partiti comunisti l’analisi della fase attuale della storia mondiale, che definiamo come Nuova Era, nella quale siamo entrati da alcuni anni, e che vede “trasformazioni mai viste in un secolo” (come scrivono spesso i comunisti cinesi) e sta subendo forti accelerazioni con le guerre in corso, dall’Europa orientale all’Asia occidentale. 

Mao Zedong, nel suo importantissimo saggio Sulla contraddizione ci invita a pensare non solo la contraddizione, ma ad individuare correttamente la contraddizione principale e quelle secondarie in ogni momento storico. Comprendere bene in ogni fase storica il carattere della contraddizione è fondamentale per elaborare una corretta linea politica, per comprendere qual è l’obiettivo principale, il nemico principale, dove concentrare le proprie forze e i propri sforzi. Il Partito Comunista Cinese ad esempio ha dedicato il suo XIX congresso nazionale ad individuare il cambiamento della contraddizione principale in Cina nella Nuova Era

Ora, qual è la contraddizione principale della Nuova Era a livello mondiale? 

Stiamo assistendo a un passaggio epocale – a livello geopolitico, sociale, militare, economico-finanziario, culturale, morale, dal mondo unipolare al mondo multipolare. Se traduciamo questo dal linguaggio della geopolitica a quello classico del marxismo-leninismo possiamo dire che a livello mondiale è in atto lo scontro tra l’imperialismo di un’area economica, politica, ideologico-culturale che chiamiamo Occidente, diretta dagli USA, e dotata di potenti bracci politico-militari, in primis la NATO, e i Paesi che con la loro organizzazione sociale, politica, economica, non intendono sottostare al diktat imperialista, al dominio del dollaro, come moneta delle transazioni internazionali, e delle istituzioni finanziarie controllate dai centri imperialisti, che non vogliono sottostare alla pretesa dell’imperialismo occidentale di dettare i valori morali, i modelli politici di democrazia, le regole di vita e di lavoro dei popoli, alla pretesa degli imperialisti di ergersi a giudici e poliziotti del mondo, stilando la pagella dei buoni e dei cattivi, e di comminare sanzioni economiche per strangolare i paesi che da Cuba al Venezuela all’Iran vogliono essere indipendenti e non accettano il Washington consensus. A cento anni dalla morte di Lenin, che aveva preconizzato il risveglio dell’Asia e l’ascesa dell’Oriente, assistiamo a un poderoso risveglio del Sud globale, che chiede un diverso ordine mondiale. 

Nella storia moderna dell’umanità – quella storia moderna che segna l’avvio del capitalismo e che i manuali di storia scolastici fanno iniziare con la scoperta dell’America nel 1492, quando si forma il moderno concetto di Occidente come colonizzatore del mondo, quel mondo che Lenin nel saggio sull’imperialismo fotografava come appannaggio di poche grandi potenze e il cui dominio la rivoluzione d’ottobre cominciò a scuotere – ciò  che sta intervenendo in questi anni, e che appunto possiamo chiamare Nuova Era a livello mondiale, è un cambio di passo epocale

Il ruolo della Cina in questo cambiamento è stato fondamentale. Nei fatti, con la sua grande ascesa economica, che per dimensioni e popolazione coinvolta, non ha pari nella storia mondiale, ha messo in discussione il modello economico capitalista e imperialista, ed è diventata locomotiva dello sviluppo mondiale. Il socialismo con caratteristiche cinesi trasforma il mondo. La grande iniziativa della Nuova Via della Seta, la BRI, è una poderosa leva che scalza le relazioni imperialiste basate sul dominio e lo scambio ineguale e costruisce nuovi rapporti tra i popoli del mondo.

Lo sviluppo cinese trascina con sé i BRICS e consente, proprio nella struttura economica – che per Marx è la base in ultima istanza, su cui si erge la sovrastruttura politica – di mettere in discussione il sistema imperialista del mondo. 

Quella del passaggio al mondo multipolare è la contraddizione principale. Essa è pienamente iscrivibile nelle categorie marxiste, è lotta di classe in campo internazionale. È la contraddizione principale nel mondo anche rispetto alla grande contraddizione ambientale, la cui crisi potrà effettivamente risolversi solo se vi è un piano economico mondiale, un altro governo dell’economia e del mondo.

3.

La lotta di classe nei paesi imperialisti, centrali e periferici, non può prescindere dal riconoscimento della Nuova Era su scala mondiale e della grande trasformazione in corso nei rapporti di forza mondiali.

Le formazioni politiche socialdemocratiche tendono invece a separare la lettura dei processi che intervengono su scala mondiale da quella della situazione interna a ciascun Paese. Esse possono battersi per una distribuzione del reddito nazionale meno iniqua (parliamo qui delle socialdemocrazie autentiche, non di quelle inginocchiatesi totalmente al neoliberismo) mantenendosi nel campo della NATO, sostenendo pienamente le politiche imperialiste del proprio Paese. È quanto è accaduto e accade con le organizzazioni politiche socialdemocratiche in Europa. 

Ma è anche una tendenza presente in alcune formazioni comuniste che concentrano la loro attenzione sulle questioni sociali interne senza cogliere a pieno il nesso dialettico tra sfera nazionale e sfera internazionale. Ma questo nesso dialettico è oggi, nella Nuova Era della transizione in corso dai rapporti imperialistici del mondo unipolare al mondo multipolare, più che mai operante. 

Negli anni 90, dopo la fine dell’URSS, i comunisti in Europa furono costretti alla difensiva, individuarono il nemico principale nel neoliberismo e nella globalizzazione imperialista, e ingaggiarono, spesso senza successo, battaglie a difesa del welfare, contro le privatizzazioni degli asset statali, e anche contro l’espansione della NATO in Europa orientale e le guerre promosse dagli USA, dal Medio Oriente ai Balcani, all’Afghanistan, al Nord Africa.

Ma, salvo minoranze consapevoli, i comunisti non hanno saputo comprendere a pieno il cambio di fase, il passaggio alla Nuova Era con il grande valore ideale, culturale, politico, dell’ascesa economica del socialismo con caratteristiche cinesi e la costituzione di nuovi legami tra Paesi diversi – a partire dai BRICS – sottratti al controllo dell’imperialismo USA. 

A livello mondiale significava che il socialismo non era più ridotto sulla difensiva dopo i pesantissimi rovesci del 1989-1991. Il socialismo ritornava ad avanzare, a proporsi come speranza e prospettiva per il mondo, con grandi progetti strategici quali la BRI e un pensiero con forza egemonica per l’universalità del genere umano quale la Comunità con un futuro condiviso per tutta l’umanità.

In alcuni settori del comunismo occidentale prevalsero letture schematiche, dogmatiche e settarie del socialismo cinese, fino ad iscriverlo tout court come formazione economico-sociale capitalista e a qualificarlo come imperialismo in ascesa, classificando la contraddizione principale tra unipolarismo e pluripolarismo come mera contraddizione interimperialistica. Queste posizioni, che usano dogmaticamente e schematicamente l’apparato categoriale marxista-leninista, rappresentano un pesante impedimento alla costruzione di un fronte unito antimperialista a sostegno della transizione al mondo multipolare. Il mondo multipolare, riducendo la forza dell’imperialismo USA-NATO, può favorire i movimenti di liberazione nazionale (come in Palestina) e la lotta mondiale per il socialismo.

Altri settori del comunismo europeo privilegiano la contraddizione ambientale, non vedono il passaggio al mondo multipolare come la questione principale a livello mondiale.

Il quadro delle forze del comunismo europeo rispetto alla Nuova Era risulta variegato e per nulla unitario. Tuttavia, la grande trasformazione è in corso, e se il fronte che guarda al mondo multipolare tiene e si amplia, i comunisti potranno cogliere meglio l’orizzonte strategico e dare forte impulso alla lotta per il socialismo.

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