Le riforme produrranno risultati positivi, stabilizzando l’economia cinese, che sarà in grado di centrare l’obiettivo di una crescita del suo prodotto interno lordo (Pil) tra il 6,5% e il 7% nei prossimi cinque anni, quelli coperti dal 13° Piano quinquennale (2016-2020) appena approvato dal Parlamento cinese.
È un messaggio di forte fiducia nelle potenzialità del suo Paese quello che il premier Li Keqiang ha inteso lanciare ieri al mondo da Pechino, nel corso della conferenza stampa di chiusura dei lavori della quarta sessione plenaria della dodicesima Assemblea nazionale del popolo (Anp).
“Fino a quando manterremo la rotta delle riforme e dell’apertura – ha dichiarato Li facendo riferimento alla politica inaugurata da Deng Xiaoping alla fine degli anni ’70 –, l’economia della Cina non subirà un atterraggio duro”. Dunque nessun brusco rallentamento, nessuna crisi in vista.
La strada indicata dalla leadership del Partito comunista cinese (PCC) è quella delineata nel Piano approvato ieri col voto favorevole di 2.778 deputati su 2.859 membri dell’Anp. Un grande sforzo di modernizzazione che prevede, tra l’altro, riforme strutturali dell’offerta (anche attraverso fusioni e chiusura di aziende di Stato), innovazione, sviluppo della green economy.