La Cina diventa la prima grande economia a reagire dopo il coronavirus

China Economic Growthdi Joe Mcdonald

da https://time.com

traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it

La Cina è diventata la prima grande economia a crescere dall’inizio della pandemia di coronavirus, registrando un forte ed inaspettata espansione del 3,2% nell’ultimo trimestre dopo l’abolizione dei blocchi anti-virus e la riapertura di fabbriche e negozi.

La crescita registrata giovedì che riguardava i tre mesi conclusisi a giugno è stata un notevole miglioramento rispetto alla contrazione del 6,8% del trimestre precedente, la peggiore performance della Cina dalla metà degli anni ’60. Rimane comunque il dato più debole da quando la Cina ha iniziato a registrare la crescita trimestrale nei primi anni ’90.

“Prevediamo di vedere un miglioramento continuo nei prossimi trimestri”, ha dichiarato Marcella Chow di JP Morgan Asset Management in un report.

La Cina, dove la pandemia di coronavirus è iniziata a dicembre, è stata la prima economia a chiudere e la prima ad avviare il processo di recupero a marzo, dopo che il Partito Comunista al potere ha dichiarato che la malattia era sotto controllo.

“L’economia nazionale è passata dal rallentamento all’aumento nella prima metà del 2020”, ha dichiarato l’Ufficio nazionale di statistica in una nota.

I mercati finanziari asiatici sono scesi nonostante la dimostrazione di forza della più grande economia della regione, l’entusiasmo degli investitori è diminuito a causa degli annunci sull’allontanarsi di un possibile vaccino contro il coronavirus.

Il benchmark del mercato cinese, lo Shanghai Composite Index, ha registrato un calo dell’1,4% a mezzogiorno. A Tokyo, il Nikkei 225 ha perso lo 0,7%. L’Hang Seng di Hong Kong ha perso l’1,4% e il Kospi in Corea del Sud ha perso lo 0,8%.

Gli economisti dicono che la Cina si riprenderà probabilmente più velocemente di altre grandi economie a causa della decisione del Partito Comunista al potere di imporre le misure anti-pandemiche più intensive della storia. Queste misure hanno bloccato la maggior parte degli accessi alle città ed hanno sospeso il commercio e i viaggi per quasi 60 milioni di cittadini- passi poi imitati da alcuni governi asiatici ed europei mentre il virus si diffondeva.

L’industria manifatturiera e alcune altre industrie sono quasi tornate alla normalità. Ma la spesa dei consumatori è debole a causa del timore di possibili perdite di posti di lavoro. I cinema e alcune altre attività commerciali sono ancora chiusi e le restrizioni sui viaggi rimangono in vigore.

“La pandemia sta creando vincitori e vinti”, ha detto Bill Adams di PNC Financial Services Group in un rapporto. “La produzione sta guidando la ripresa della Cina”.

Alla luce dei dati più recenti,i leader cinesi “probabilmente manterranno l’attuale posizione politica in gran parte invariata”, hanno affermato Larry Hu e Xinyu Ji di Macquarie Capital in un report.

Il Fondo Monetario Internazionale prevede una crescita della Cina dell’1% quest’anno. Sarebbe la più debole dagli anni ’60, ma migliore delle previsioni del FMI sulla produzione statunitense, una contrazione dell’8%, e per il resto del mondo, in calo del 4,9%.

Secondo gli analisti del settore privato, fino al 30% della forza lavoro urbana cinese, ovvero fino a 130 milioni di persone, potrebbe aver perso il lavoro almeno temporaneamente. Sostengo che quest’anno si possono essere persi per sempre fino a 25 milioni di posti di lavoro.

Il partito al potere ha promesso a maggio di spendere 280 miliardi di dollari per il raggiungimento di alcuni obiettivi, tra cui la creazione di 9 milioni di nuovi posti di lavoro. Ha però evitato di unirsi agli Stati Uniti ed al Giappone nel distribuire pacchetti di sgravi fiscali per un trilione di dollari o più, a causa della preoccupazione di incrementare il debito cinese già elevato.

La Cina ha riportato 4.634 morti per coronavirus e 83.611 casi. Nessun caso trasmesso a livello nazionale è stato segnalato all’inizio di questo mese da un focolaio a Pechino, che ha infettato più di 330 persone prima di svanire.

Martedì il governo ha allentato alcuni freni al turismo interno dopo che la Cina non ha segnalato nuove infezioni acquisite localmente in nove giorni. Il Ministero della Cultura e del Turismo ha detto che i siti turistici possono ammettere il 50% di visitatori della loro capacità giornaliera, aumentandoli così del 30%, i tour da una provincia all’altra possono riprendere.

Nei tre mesi che si sono conclusi a giugno, la produzione delle fabbriche è aumentata del 4,4%, in ripresa rispetto alla contrazione dell’8,4% del trimestre precedente, dopo che la riapertura delle fabbriche ha riaperto la produzione degli smartphone,delle scarpe, dei giocattoli e di altri beni per il resto del mondo.

Le vendite al dettaglio sono diminuite del 3,9%, ma sono in netto miglioramento rispetto alla contrazione del 19% del trimestre precedente, quando milioni di famiglie erano confinate nelle loro case e i centri commerciali erano chiusi. Le vendite al dettaglio online sono aumentate del 14,3% rispetto al 5,9% del trimestre precedente.

Le esportazioni di giugno sono cresciute di un inaspettatamente 0,4%, ma sono ancora in calo del 3% per il primo semestre. Le importazioni sono aumentate del 3% – compreso un balzo del 10,6% negli acquisti di merci americane nonostante la guerra delle tariffe – ma sono diminuite del 3,3% quest’anno.

Gli analisti avvertono che gli esportatori dovranno probabilmente affrontare un altro calo della domanda, dato che le vendite di mascherine e altre forniture mediche si stanno riducendo e i rivenditori statunitensi ed europei annullano gli ordini.

“Questo suggerisce una pressione sostenuta sull’occupazione, attualmente la principale priorità politica del governo”, ha detto Chow di JP Morgan.

Un potenziale ostacolo sta peggiorando le relazioni con gli Stati Uniti, il più grande mercato nazionale di esportazione della Cina, per le controversie sul commercio, la tecnologia, i diritti umani e per Hong Kong.

I due governi hanno firmato un accordo a gennaio per rinviare ulteriori aumenti tariffari nella loro lotta per le ambizioni tecnologiche e l’eccedenza commerciale di Pechino. Ma la maggior parte degli aumenti già imposti sono rimasti in vigore.

“Il momento più buio è alle nostre spalle, ma date le enormi incertezze del COVID-19 e dell’economia globale, è troppo presto per dire che la Cina è fuori dai guai”, hanno detto Hu e Ji di Macquarie.