Il Tibet dal 1951: liberazione, sviluppo e prosperità (II PARTE)

tibet cina bandieradi Ufficio Informazioni del Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Cinese

da http://www.scio.gov.cn

Traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it

II. Liberazione pacifica

Per affrontare il complesso e mutevole panorama internazionale e la difficile situazione in Tibet e per soddisfare il desiderio di liberazione del popolo tibetano il più presto possibile, Mao Zedong scrisse una lettera al Comitato Centrale del PCC quando si trovava a Manzhouli mentre si recava in Unione Sovietica per una visita nel dicembre 1949. Nella lettera, Mao prese la decisione strategica che “è meglio che il PLA entri in Tibet prima piuttosto che dopo”.

– La vittoria nella battaglia di Qamdo creò le condizioni per la liberazione pacifica del Tibet.

Considerando le difficoltà di trasporto e le caratteristiche etniche e religiose del Tibet, Mao Zedong propose due principi fondamentali: dare la priorità ad un accordo politico ed evitare una fretta eccessiva nella liberazione del Tibet. Il Governo Centrale del Popolo organizzò e svolse un grande lavoro di persuasione politica, inviando delegati o delegazioni in Tibet per la mediazione in diverse occasioni al fine di ottenere una liberazione pacifica, una strategia di comprovato successo per Beiping (Pechino), Suiyuan e Xinjiang. Nel febbraio 1950, l’Ufficio del Nord-Ovest del Comitato Centrale del PCC inviò un funzionario tibetano di nome Zhang Jingcheng in Tibet con una lettera di Liao Hansheng, allora vice presidente del Governo del Popolo della Provincia del Qinghai, diretta al 14° Dalai Lama e al Reggente Taktra Ngawang Sungrab. In marzo un eminente monaco Han, il Maestro Zhiqing, che aveva buoni contatti nei circoli politici e religiosi del Tibet, partì per il Tibet da Chengdu, con l’approvazione del Comitato Centrale del PCC e il sostegno dell’Ufficio del Sud-Ovest. In luglio, una delegazione composta da membri di templi e monasteri del Qinghai, guidata da Taktser Rinpoche del monastero di Kumbum, partì da Xining. Sherab Gyatso, vice presidente del governo popolare della provincia del Qinghai e un importante studioso tibetano, tenne un discorso alla radio, invitando il governo locale del Tibet a “inviare rapidamente rappresentanti plenipotenziari a Pechino per colloqui di pace”. Sempre in questo mese, una delegazione comprendente il 5° Gedar Tulku del monastero di Beri a Garze, Xikang, si è recata in Tibet.

Tuttavia queste attività di mediazione hanno subito l’ostruzione degli imperialisti occidentali e dei separatisti pro-imperialisti in Tibet. Nel frattempo, nonostante il declino economico locale, i separatisti delle classi superiori del Tibet ampliarono l’esercito tibetano e inviarono truppe nel tentativo di fermare l’avanzata del PLA. Hanno anche colluso con i loro sostenitori imperialisti per creare stazioni radio, diffondere voci per approfondire le spaccature tra gli Han e la popolazione locale e hanno inviato una “missione di buona volontà” per cercare sostegno da altri paesi.

In queste circostanze Mao Zedong e il Comitato Centrale del PCC si resero conto che la liberazione del Tibet era una questione di estrema urgenza. Sotto lo schieramento unificato del Governo Centrale del Popolo, gli uffici del sud-ovest e del nord-ovest del Comitato Centrale del PCC emisero un rapido ordine per le truppe di stare in attesa.

Le truppe del PLA hanno seguito il principio che le operazioni militari dovevano essere effettuate solo quando la persuasione politica ffosse falllita e le truppe avessero sufficienti rifornimenti per combattere una battaglia. Guidato dalla strategia delle autorità centrali di aggirare il nemico da varie direzioni, il PLA, con la 18a armata come forza principale, avanzò in Tibet da quattro direzioni e vinsero la battaglia di Qamdo nell’ottobre 1950.

Dopo la vittoria si tenne il Primo Congresso del Popolo di Qamdo. Fu eletto il Comitato di Liberazione del Popolo di Qamdo e fu fondato un comitato di lavoro per la liberazione pacifica del Tibet, composto da rappresentanti sia ecclesiastici che secolari. La battaglia ha creato le condizioni per la liberazione pacifica del Tibet. Il governo centrale del popolo e il presidente Mao Zedong non avevano mai rinunciato a sforzarsi per questo fine. Anche durante la battaglia, Mao Zedong sollecitò che una delegazione tibetana locale venisse a Pechino il più presto possibile.

– La firma dell’Accordo dei 17 articoli segnò la liberazione del Tibet.

La vittoria a Qamdo diede il sopravvento alle forze patriottiche e progressiste all’interno del governo locale del Tibet e la situazione politica si mosse nella direzione della liberazione pacifica. Nel febbraio 1951, una “riunione di funzionari” del governo locale del Tibet decise di inviare una delegazione formale a Pechino per condurre negoziati di pace con il governo centrale del popolo. Il 14° Dalai Lama espresse il suo desiderio di colloqui di pace in una lettera al Governo Popolare Centrale. Il 29 aprile il Governo Centrale del Popolo e il governo locale del Tibet iniziarono i negoziati ufficiali per la liberazione pacifica. Dopo serie consultazioni e approfondite discussioni firmarono l’Accordo in 17 articoli a Pechino il 23 maggio.

L’Accordo in 17 articoli stabilì che:

– Il popolo del Tibet si unirà e scaccerà le aggressive forze imperialiste; ritornando nella famiglia della Repubblica Popolare Cinese.

– Le truppe del PLA entreranno in Tibet per consolidare la difesa nazionale.

– Tutti gli affari esteri del Tibet saranno trattati dal governo centrale del popolo su base centralizzata.

– Il governo locale del Tibet assisterà attivamente il PLA nell’ingresso in Tibet e per consolidare la difesa nazionale.

– Il popolo tibetano avrà il diritto all’autonomia etnica regionale sotto la guida unificata del Governo Centrale del Popolo.

– Le credenze religiose e i costumi del popolo tibetano saranno rispettati.

L’accordo chiariva anche che le autorità centrali non avrebbero alterato lo status stabilito, le funzioni e i poteri del Dalai Lama e del Panchen Erdeni, e che gli ex funzionari di tutti i gradi del governo locale del Tibet avrebbero potuto continuare a ricoprire cariche. La firma dell’Accordo in 17 articoli ha simboleggiato la liberazione finale di tutta la Cina continentale, ha incarnato la piena sovranità della Repubblica Popolare in Tibet, ha unito tutte le forze per salvaguardare la stabilità sociale generale, ha assicurato l’applicazione delle politiche etniche, religiose, economiche e culturali del PCC e ha posto una solida base politica per lo sviluppo sociale e le riforme in Tibet.

L’Accordo in 17 articoli ottenne il sostegno di tutti i gruppi etnici e delle persone di tutti i ceti sociali del paese. Il 28 maggio 1951 il Quotidiano del Popolo pubblicò integralmente l’accordo sia in cinese che in tibetano accompagnato da un editoriale intitolato “sostegno all’accordo sulle misure per la liberazione pacifica del Tibet”. L’articolo sottolineava che questo era il primo passo per il popolo tibetano fuori da un passato oscuro e miserabile e verso un futuro luminoso e felice. Assemblee e processioni si sono tennero a Pechino, Xi’an, Chongqing, Chengdu, Xinjiang e nella Mongolia Interna per celebrare la firma dell’accordo.

Lo stesso giorno il 10° Panchen Lama e l’Assemblea del Panchen Kampus fecero una dichiarazione a sostegno dell’accordo, dichiarando: “saremo i più convinti sostenitori della leadership del Presidente Mao e della leadership del Governo Centrale del Popolo e del PCC”. Il 24 ottobre, il 14° Dalai Lama a nome del governo locale del Tibet e di se stesso, ha inviato un telegramma al governo centrale del popolo per esprimere il suo sostegno all’accordo, che recitava: “Presidente Mao del governo centrale del popolo: Quest’anno il governo locale del Tibet ha inviato cinque delegati con piena autorità, guidati da Kalon Ngapoi, a Pechino alla fine di aprile del 1951 per condurre colloqui di pace con i delegati con piena autorità nominati dal governo centrale del popolo. Sulla base dell’amicizia, i delegati delle due parti firmarono il 23 maggio 1951 l’Accordo sulle misure per la liberazione pacifica del Tibet. Il governo locale del Tibet così come il popolo ecclesiastico e laico sostengono all’unanimità questo accordo e, sotto la guida del presidente Mao e del governo centrale del popolo, assisteranno attivamente le truppe del PLA che entrano in Tibet per consolidare la difesa nazionale, estromettendo le influenze imperialiste dal Tibet e salvaguardando l’unificazione del territorio e la sovranità della patria”.

– Attuare l’accordo dei 17 articoli per salvaguardare la sovranità nazionale e promuovere lo sviluppo sociale

In linea con l’Accordo dei 17 articoli tra settembre 1951 e giugno 1952, le truppe del PLA in Tibet raggiunsero Lhasa e furono inviate a Gyamda, Gyangze, Xigaze, Lhunze Dzong, Yadong, Zayu e Gerze. Per la prima volta nella storia il confine di 4.000 km del Tibet era completamente e adeguatamente difeso.

Il 6 settembre 1952 fu istituito l’ufficio degli affari esteri del rappresentante del Governo Centrale del Popolo di stanza in Tibet, assumendo la responsabilità di tutti gli affari esteri del Tibet sotto la guida del Ministero degli Affari Esteri del Governo Centrale del Popolo. Il 29 aprile 1954, a Pechino, la Cina e l’India firmarono l’Accordo sul commercio e i rapporti tra la Regione Tibet della Cina e l’India e si scambiarono note diplomatiche, abolendo i privilegi che l’India aveva ereditato dagli invasori britannici. Il 20 settembre 1956, la Cina e il Nepal firmarono l’Accordo sul mantenimento di relazioni amichevoli tra la Repubblica Popolare Cinese e il Regno del Nepal e sul commercio e i rapporti tra la Regione Tibet della Cina e il Nepal, che cancellò i privilegi del Nepal in Tibet. D’ora in poi, tutti gli affari esteri del Tibet sarebbero stati trattati dal Governo Centrale del Popolo su base centralizzata.

Il Governo Centrale del Popolo emise una serie di istruzioni e politiche specifiche. Le truppe sarebbero state di stanza in Tibet, ma non sarebbero dipese dalla popolazione locale per i loro rifornimenti di grano. Avrebbero operato secondo un budget rigoroso e prodotto ciò di cui avevano bisogno. I rifornimenti di cibo sarebbero stati garantiti per l’esercito tenendo conto delle esigenze civili. Ci sarebbe stato un approvvigionamento unificato praticando l’economia.

Poco dopo che le truppe del PLA entrarono a Lhasa, crearono le fattorie Qiyi e Bayi, bonificando la terra per provvedere a se stessi. Usarono anche i proventi dell’esportazione della lana per sostenere il PLA e la popolazione locale.

Incoraggiato dal governo centrale del popolo, il 10° Panchen Lama tornò a Lhasa dalla provincia di Qinghai per avere un incontro amichevole con il 14° Dalai Lama nell’aprile 1952. Nel 1953, il Dalai e il Panchen Lama furono eletti come presidenti onorari dell’Associazione Buddista della Cina, con il Living Buddha Kundeling come vice presidente. Nel settembre 1954 il Dalai e i Panchen lamas andarono insieme a Pechino per partecipare alla prima sessione del primo Congresso Nazionale del Popolo (NPC) della Repubblica Popolare Cinese, con il primo eletto vicepresidente del Comitato Permanente NPC. Il 25 dicembre, il 10° Panchen Lama fu eletto vicepresidente del Comitato Nazionale della Conferenza Consultiva Politica del Popolo Cinese (CPPCC) alla Prima Sessione Plenaria del Secondo Comitato Nazionale. Dal 1952 al 1957 un totale di oltre 1.000 persone in 13 gruppi, tra cui funzionari ecclesiastici e secolari, monaci e gente comune, donne e giovani, hanno fatto viaggi organizzati in altre parti del paese, che hanno rafforzato i collegamenti tra il Tibet e il resto del paese e promosso l’unità nazionale.

Dopo la firma dell’Accordo dei 17 articoli, sono stati fatti rapidi progressi in tutte le imprese sociali del Tibet sotto la guida del Governo Centrale del Popolo.

Un moderno sistema educativo fu gradualmente messo in atto. Nel marzo 1951 fu istituita la scuola elementare di Qamdo, la prima scuola moderna in Tibet. Nell’agosto 1952 fu fondata la scuola elementare di Lhasa. Poco dopo 28 scuole elementari pubbliche furono istituite in località come Xigaze e Shannan. Nel settembre 1956 fu fondata la Scuola Media di Lhasa – la prima scuola media moderna e standard nella storia del Tibet. Nel settembre 1958 l’Università Xizang Minzu aprì ufficialmente a Xianyang, nella provincia dello Shaanxi, iscrivendo un totale di 3.460 studenti, la maggior parte dei quali erano figli di ex servi della gleba.

Ci furono significativi miglioramenti nelle infrastrutture di trasporto. Nel 1954, l’autostrada Qinghai-Tibet e l’autostrada Sichuan-Tibet, che terminano entrambe a Lhasa, furono completate e aperte al traffico. Nel 1956, l’aeroporto Damxung – il primo aeroporto del Tibet – fu completato, collegando Pechino e Lhasa con servizi aerei ufficiali.

L’agricoltura moderna, l’allevamento, l’industria e il commercio cominciarono a svilupparsi. Furono fatti grandi sforzi per migliorare le coltivazioni e l’irrigazione agricola. Furono costruite piccole fabbriche di varie dimensioni. Ospedali, banche, negozi e uffici postali furono istituiti nelle principali città e paesi.

Si fecero progressi visibili nelle imprese culturali. Il 1° ottobre 1953 fu creata una stazione radio a Lhasa, che trasmetteva programmi dal vivo in tibetano. Il 22 aprile 1956, il Tibet Daily iniziò la pubblicazione sia in tibetano che in cinese. Una varietà di attività ricreative ricche e variegate furono istituite, tra cui troupes artistiche e club sociali. Nel 1954 i nuovi gruppi artistici tibetani andarono in tournée in città come Pechino, Shanghai e Guangzhou. Furono calorosamente accolti dal pubblico locale.

III. Cambiamenti storici nella società

Il popolo tibetano desiderava ardentemente una riforma democratica, ma i tempi dovevano essere determinati dalla situazione. Nel 1956 il Governo Centrale del Popolo decise che nessuna riforma doveva essere attuata in Tibet per i successivi sei anni. Tuttavia alcuni membri della classe dirigente tibetana volevano conservare per sempre la servitù della gleba e misero in atto una ribellione armata su larga scala nel marzo 1959. Il Governo Centrale del Popolo sedò la ribellione e realizzò una riforma democratica per abolire la servitù della gleba feudale, ponendo fine al vecchio sistema e gettando solide basi per la formazione della Regione Autonoma del Tibet.

– La misera e l’arretrata servitù feudale erano destinate ad estinguersi.

Il vecchio Tibet era governato da una servitù feudale teocratica. Questo sistema schiacciava la dignità umana, ignorava i diritti umani e impediva lo sviluppo in Tibet, tutto ciò in spregio alla tendenza progressista in Cina e altrove nel mondo.

Nel vecchio Tibet, non c’era separazione tra potere religioso e politico, il primo godeva di una supremazia assoluta. Il potere religioso prevaleva su quello politico, mentre il potere politico proteggeva i privilegi religiosi. I due si combinavano per difendere gli interessi delle tre principali parti interessate: funzionari, aristocratici e lama di rango superiore nei monasteri. Sotto la teocrazia, i monasteri divennero fortezze dalle quali i governanti locali organizzavano le attività religiose, esercitavano l’amministrazione, sfruttavano i servi della gleba, costruivano forze armate e pronunciavano sentenze legali. Alcuni monasteri avevano persino delle prigioni private, con strumenti di tortura utilizzati per cavare gli occhi e per ammanettare, oltre alle manette, catene e bastoni.

Nel vecchio Tibet, c’era una rigida gerarchia e i ranghi più alti della società non davano importanza ai diritti umani. Le tre parti principali usavano ogni mezzo per mantenere la servitù della gleba feudale. Il Codice dei 13 articoli e il Codice dei 16 articoli, che erano stati applicati per diverse centinaia di anni nel vecchio Tibet, stabilivano che le persone erano divise in tre classi per sangue e posizione, che ogni classe era ulteriormente divisa in tre gradi. Il valore di una vita corrispondeva alla differenza di classe e di rango. I corpi delle persone del rango più alto della classe superiore “valevano il loro peso in oro”, mentre le vite delle persone del rango più basso della classe inferiore “valevano una corda di paglia”.

Nel vecchio Tibet la polarizzazione dei ricchi e dei poveri ostacolava lo sviluppo. Le tre parti principali e i loro agenti, che costituivano meno del cinque per cento della popolazione, possedevano quasi tutta la terra, i pascoli, le foreste, le montagne, i fiumi, le pianure alluvionali e la maggior parte del bestiame. Prima della riforma democratica del 1959 c’erano 197 famiglie aristocratiche ereditarie e le poche famiglie al vertice possedevano ciascuna decine di manieri e migliaia di ettari di terra. La famiglia del 14° Dalai Lama possedeva 27 manieri, 30 pascoli e oltre 6.000 servi della gleba. Il Dalai Lama da solo possedeva 160.000 tael (un tael = 30 grammi) d’oro, 95 milioni di tael d’argento, oltre 20.000 pezzi di gioielleria e giada, e più di 10.000 pezzi di vestiti di seta e pellicce rare.

Nel frattempo i servi della gleba e gli schiavi, che rappresentavano il 95% della popolazione, non avevano mezzi di produzione né libertà proprie. Erano soggetti al triplice sfruttamento del lavoro per le corvée, delle tasse e dei prestiti ad alto interesse, lottavano per la semplice esistenza.

– Il governo centrale ha mantenuto l’Accordo in 17 articoli e ha onorato la sua promessa di non effettuare riforme per sei anni.

L’Accordo in 17 articoli stabiliva: “in questioni relative alle riforme in Tibet, non ci sarà alcuna costrizione da parte del governo centrale. Il governo locale del Tibet prenderà l’iniziativa di realizzare le riforme e quando il popolo solleverà richieste di riforma, il governo centrale si consulterà con il personale dirigente del Tibet per risolvere la questione”. Dopo la liberazione, in mezzo alla crescente richiesta del popolo tibetano di una riforma democratica, anche molte persone illuminate delle classi alte e medie si resero conto che se il vecchio sistema non fosse stato riformato il popolo tibetano non avrebbe mai raggiunto la prosperità.

In considerazione della storia tibetana e della situazione speciale della regione, il governo centrale del popolo adottò un atteggiamento cauto di paziente persuasione, aspettando che l’élite al potere attuasse la riforma e dando loro il tempo necessario per farlo. Nel 1956 ancora in attesa di un cambiamento nell’atteggiamento dell’alta classe dirigente, il Governo Centrale del Popolo prese la decisione che nessuna riforma sarebbe stata attuata in Tibet per sei anni. Durante la sua visita in India nel gennaio 1957 il premier del Consiglio di Stato Zhou Enlai consegnò una lettera del presidente Mao Zedong al 14° Dalai Lama e al 10° Panchen Lama ed agli alti funzionari locali del governo tibetano che li accompagnavano. La lettera li informava della decisione del governo centrale che la riforma sarebbe stata rinviata per sei anni; dopo sei anni se la riforma dovesse essere effettuata sarebbe ancora decisa dal Tibet in accordo con la propria situazione e le condizioni prevalenti. Il governo centrale del popolo ha mostrato la massima pazienza e ha fatto ogni concessione.

– La ribellione armata fu sedata e la riforma democratica fu attuata.

La riforma del sistema sociale era un requisito essenziale dello sviluppo sociale e l’aspirazione fondamentale del popolo tibetano. Per preservare la servitù della gleba i reazionari della classe superiore tibetana pianificarono una serie di attività per dividere il Tibet dalla Cina, in palese violazione dell’Accordo dei 17 articoli. Queste portarono ad un’insurrezione su larga scala il 10 marzo 1959. Il Governo Centrale del Popolo, insieme al popolo tibetano, prese misure decisive per sopprimere la ribellione e successivamente attuò una riforma democratica in Tibet che pose fine alla servitù della gleba feudale.

Attraverso questa riforma, il sistema teocratico fu annullato e la religione fu separata dal governo. Il diritto dei proprietari della gleba feudale di possedere i mezzi di produzione fu abolito e fu stabilita la proprietà privata dei contadini e dei pastori. La schiavitù personale dei servi della gleba e degli schiavi ai funzionari, ai nobili e ai monaci di alto rango fu annullata, ed essi ottennero la loro libertà come individui. Agli ex servi della gleba e agli schiavi furono concessi circa 186.700 ettari di terra con la riforma democratica.

Durante questo periodo furono fondate: la prima cooperativa di approvvigionamento e commercializzazione del Tibet, la prima cooperativa di credito rurale, la prima scuola primaria comunitaria, la prima scuola serale, la prima classe di alfabetizzazione, il primo team di proiezione cinematografica e la prima istituzione medica. La stazione idroelettrica di Ngachen fu completata ed entrò in servizio, portando per la prima volta l’illuminazione elettrica ai cittadini di Lhasa.

La riforma democratica rappresentò un cambiamento epocale nella società tibetana e per i diritti umani del suo popolo. Ha concesso l’emancipazione politica, economica e sociale a un milione di servi e schiavi, ha promosso efficacemente lo sviluppo delle forze produttive sociali in Tibet e ha aperto la strada alla modernizzazione.

– La Regione Autonoma del Tibet è stata creata per lanciare il Tibet sulla via del socialismo.

La riforma democratica in Tibet ha coinciso con l’introduzione della politica democratica. Dopo la ribellione scoppiata nel marzo 1959, il Consiglio di Stato emise l’ordine di sciogliere il governo locale tibetano e decise di far esercitare al Comitato Preparatorio della Regione Autonoma del Tibet i compiti e i poteri del governo locale. In seguito, il Comitato di Liberazione del Popolo di Qamdo e l’Assemblea del Panchen Kampus furono aboliti e fu istituito un governo democratico popolare centralizzato. Nel 1961 un’elezione generale fu tenuta in tutto il Tibet. Per la prima volta gli ex servi della gleba e gli schiavi furono in grado di godere dei diritti democratici come padroni di se stessi, poiché elessero governi popolari a tutti i livelli. Molti servi e schiavi emancipati assunsero posti di comando a vari livelli nella regione. Nell’agosto 1965 le elezioni furono completate nei comuni e nelle contee di tutto il Tibet. In settembre, la Prima Sessione del Primo Congresso del Popolo del Tibet fu convocata a Lhasa, durante la quale furono ufficialmente proclamati la fondazione della Regione Autonoma del Tibet e il Governo Regionale del Popolo. Con l’autonomia etnica regionale stabilita e attraverso la trasformazione socialista dell’agricoltura e dell’allevamento, il Tibet ha intrapreso la strada del socialismo.

La fondazione della Regione Autonoma del Tibet e l’adozione del sistema socialista hanno fornito una garanzia per la realizzazione dell’uguaglianza etnica, della solidarietà, dell’aiuto reciproco, dello sviluppo comune e della prosperità nella regione. Ha anche creato le condizioni perché tutti i gruppi etnici in Tibet godessero di uguali diritti di partecipazione all’amministrazione degli affari regionali e statali. In questo modo, fu messa in atto una struttura istituzionale che avrebbe permesso al Tibet di svilupparsi insieme ad altre parti della Cina.