Il ciclo delle destabilizzazioni entra in Cina

di Pierluigi Fagan | da megachip.globalist.it

Tra Hong Kong (prove tecniche di Rivoluzione Colorata) e Xinjiang (attentati), il Grande gioco globale si prepara a uno scossone per Pechino.

Ed eccoci giunti alla Cina. Non poteva mancare il gigante asiatico in rapida e voluminosa crescita, nella sceneggiatura del film “nascita della nuova era complessa”. Due fatti recenti da segnalare a margine dell’attivismo del governo cinese che stringe accordi con la Russia, visita l’India, manda navi in ricognizione nel Golfo Persico, compra energia imponendo di fatto una valuta alternativa al dollaro statunitense (Yuan) di cui per altro controlla il valore non affidandosi al mercato, ma all’interesse dello Stato.

Il primo è una serie di attentati nel Xinjiang, la regione uigura dell’estremo occidente cinese dove risiede una etnia non-han, ovvero turcofona-musulmana. Gli uiguri sono indipendentisti e vorrebbero idealmente secessionare dalla repubblica popolare per affratellarsi con i simili turcofoni-musulmani centro asiatici. Un intellettuale guida di questa idea, Ilham Tohti è stato recentemente condannato all’ergastolo da Pechino. 

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