di Diego Bertozzi
Dopo quelli sul rinnovamento generazionale all’interno del Partito comunista cinese in vista del XVIII congresso nazionale, altri dati testimoniano la sulla capacità di rinnovamento e adattamento alle nuove fasi dello sviluppo del socialismo con caratteristiche cinesi. Secondo i dati diffusi nel maggio scorso dall’Amministrazione Statale dell’Industria e del Commercio, nel settore privato dell’economia cinese i comitati di base del Partito comunista sono passati dai 100 mila del 2001 ai 300 mila del 2011, coprendo tutte le 210.000 grandi aziende private nel Paese e reclutando più di 3,5 milioni di membri del partito.
Le autorità cinesi non si accontentano certo, ma sottolineano come la presenza sia ancora troppo debole nelle piccole e medie imprese. Le organizzazioni comuniste hanno come scopi quelli di garantire i diritti e gli interessi dei lavoratori e di formarli politicamente e tecnicamente in vista della copertura di ruoli di primo piano nelle aziende stesse. A questo si aggiunge la capacità dei comitati stessi di fungere da consulenti per le aziende straniere che vogliono investire in Cina, aiutandole a conseguire, attraverso la conoscenza del contesto locale, i loro obiettivi imprenditoriali. Altre attività sono svolte nell’ambito di progetti di tutela ambientale, nell’organizzazione di corsi di formazione, nella informazione politica e nello studio.
Risulta così in crescita, dispetto di pregiudizi e timori ancora presenti, è il riconoscimento del loro ruolo di difesa e garanzia da parte delle aziende straniere che operano in Cina e assumono manodopera locale. A Shanghai – per fare un esempio – sono ormai 486 gli sportelli del partito presenti nelle aziende straniere.
L’importanza dei comitati di base – tra i quali vengono eletti anche rappresentati per il prossimo congresso del PCC – era stata sottolineata proprio nel 2011 dal presidente Jiang Zemin che, in occasione dell’80°anniversario della fondazione del PCC, aveva definito, in linea con la teoria della “Triplice Rappresentatività”, come “collaboratori alla costruzione socialista” tutti i lavoratori impegnati nelle aziende di Stato come in quelle private.
Da ricordare, per una lettura completa di questa linea di sviluppo, che il settore privato nell’economia cinese contribuisce a oltre il 60% del Pil e ha creato il 90% dei nuovi posti di lavoro.