di Fabio Massimo Parenti
Le autorità cinesi continuano a lavorare assiduamente per dare vita al prossimo programma quinquennale, il quattordicesimo, relativo al periodo compreso tra il 2021 e il 2025.
Dal 26 al 29 ottobre, la quinta sessione plenaria del XIX Comitato centrale (CC) del Partito Comunista cinese si è riunita a Pechino per valutare le proposte relative allo sviluppo economico e sociale del Paese in vista dei prossimi cinque anni.
Il presidente Xi Jinping, insieme ai 204 membri permanenti e ai 172 supplenti del CC, formulerà le linee guida del programma, che dovrà poi essere approvato nel marzo 2021 dall’Assemblea nazionale del popolo. Due sono le principali sfide internazionali che dovrà affrontare la Cina in vista dell’imminente futuro: la guerra economica avanzata dagli Stati Unitie la recessione globale provocata dalla pandemia di Covid-19. Il XIV programma quinquennale cinese, dunque, non dovrà soltanto rafforzare il paese al proprio interno, ma anche e soprattutto anestetizzare gli effetti negativi derivanti dai due enormi ostacoli citati.
È importante sottolineare come il modello di pianificazione economica cinese, basato su programmi quinquennali ed annuali, sempre nell’ambito di una visione d’insieme pluridecennale, si prefigga l’intento di ottimizzare la governance attraverso l’utilizzo di un approccio di lungo periodo (fino al 2049) e il raggiungimento di un equilibrio dinamico tra molteplici obiettivi. Per questo motivo, più che di mera pianificazione, sarebbe appropriato parlare di pianificazione dinamica. Ciò rappresenta una caratteristica strutturale del socialismo con caratteristiche cinesi.
Nello specifico, è doveroso far notare che la formulazione di un programma quinquennale è un processo lungo che coinvolge non solo i rappresentanti della politica, ma anche migliaia di think tank, agenzie governative, università, studiosi e professionisti. Cosa ancor più importante, questi programmi non sono progettati per attirare voti, bensì riflettono una prospettiva strategica a lungo termine che si allunga al 2035 e al 2049. I risultati hanno dato ragione a Pechino, visto che nel corso degli anni i vari processi di pianificazione hanno assicurato al Paese passi graduali e concreti verso la modernizzazione.
Tornando al XIV programma quinquennale, due sono i concetti principali su cui concentrare la nostra attenzione: doppia circolazione e indipendenza tecnologica. Con la doppia circolazione, il governo cinese non ha alcuna intenzione di chiudere la nazione agli investimenti stranieri o interrompere gli scambi internazionali di beni e servizi, sposando una sorta autarchia come invece hanno scritto erroneamente alcuni analisti (evidentemente incapaci di cogliere continuità e cambiamenti nell’evoluzione delle strategie cinesi). Al contrario, il Dragone ha intenzione di ancorare ancor di più lo sviluppo economico al mercato interno, così da migliorare i settori altamente strategici e ridurre la propria dipendenza tecnologica dai mercati stranieri. Tutto questo non vuol dire chiudersi al resto del mondo: semmai è vero il contrario, tanto sul piano della crescita costante delle importazioni (la China International Import Expo – CIIE – è ormai giunta alla sua terza edizione), quanto su quelli dell’apertura finanziaria (come si può evincere dall’esecuzione delle disposizioni legislative in materia) e della cooperazione culturale.
Più semplicemente, in Cina è in atto una mutazione graduale del paradigma di sviluppo, dove la circolazione interna ed esterna si alimentano a vicenda in un rapporto sempre più dialettico e dove il primato dello sviluppo quantitativo cede sempre più il passo ad una modernità basata su sostenibilità ambientale, produzioni ad alto valore aggiunto, indipendenza tecnologica e miglioramento generalizzato delle condizioni di vita.
Pertanto, accanto alla priorità data al consumo interno, sarà implementata l’innovazione scientifica e tecnologica in più settori, tra cui l’intelligenza artificiale, il 5G, le biotecnologie e le energie rinnovabili. Tali investimenti saranno alimentati sia attraverso il sostegno statale, sia tramite la partecipazione più ampia del settore privato.
Non mancheranno obiettivi importanti in merito alla produzione di energia da fonti rinnovabili al fine di raggiungere l’annunciata “neutralità carbonica” entro e non oltre il 2060 e il picco delle emissioni di CO2 prima del 2030.
Molti analisti occidentali hanno messo in dubbio le capacità di Pechino di realizzare questi obiettivi. Tra parentesi, sono gli stessi che farneticano di collasso del sistema cinese da circa 40 anni. In realtà, la Cina ha dimostrato di saper mantenere le parole date. Un esempio? Otto dei nove obiettivi relativi all’ecologia definiti nel XIII programma quinquennale sono stati realizzati prima del previsto. Una volta che il XIV programma quinquennale sarà finalizzato, l’intero Paese – dal governo centrale alle amministrazioni locali – garantirà la sua attuazione.