di Andrew Korybko
da https://korybko.substack.com
Traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it
L’Africa è sempre più presente nelle discussioni dei principali Paesi e delle organizzazioni internazionali, a causa della sua crescente importanza negli affari globali. Le Nazioni Unite prevedono che più della metà della crescita demografica mondiale entro il 2050 si verificherà in questo continente, con il raddoppio del numero di persone nell’Africa subsahariana. Questo aprirà nuove opportunità di mercato e di lavoro, oltre a quelle già esistenti in termini di risorse che hanno già attirato l’interesse internazionale, ma porterà anche a sfide di sviluppo e umanitarie.
La Dichiarazione di Kazan, appena approvata durante l’ultimo vertice dei BRICS, parla di aiutare e potenziare l’Africa in questo periodo di trasformazione, ma questi Paesi – sia nel loro insieme, sia attraverso i minilaterali, sia a livello bilaterale – dovranno inevitabilmente competere con gli Stati Uniti. La grande strategia di questi ultimi assume diverse forme che verranno brevemente descritte in questa analisi, ma nel complesso mira a ostacolare gli sforzi per trarre reciproco vantaggio da questi processi, sfruttando il più possibile l’Africa.
La manifestazione più visibile di questa strategia è la continua fornitura di aiuti umanitari, che a prima vista sembra nobile ma in realtà è guidata da secondi fini. Questa forma di sostegno è stata utilizzata nel corso dei decenni per coltivare e cooptare le élite corrotte, al fine di istituzionalizzare relazioni di dipendenza da cui i Paesi beneficiari difficilmente potranno liberarsi. Lo scopo è quello di creare leve di influenza che possano essere utilizzate per legittimare accordi sbilanciati con l’Occidente.
I BRICS – che d’ora in poi si riferiscono al gruppo nel suo complesso, ai suoi minilaterali o ai singoli membri – possono contrastare questo fenomeno assistendo i loro partner africani nello sviluppo agricolo, in modo che alla fine diventino meno dipendenti dagli aiuti americani. I grandi produttori di cereali, come la Russia, possono anche fornire maggiori aiuti senza vincoli durante il periodo intermedio. Occorre trovare un equilibrio tra il soddisfacimento dei bisogni immediati e l’avvicinamento dei Paesi all’autosufficienza nel lungo periodo.
L’altro modo in cui si manifesta la strategia degli Stati Uniti nei confronti dell’Africa è attraverso l’“Africa Growth and Opportunity Act” (AGOA), che consente di esentare il commercio da dazi tra i due Paesi. L’aspetto negativo di questo accordo è che gli Stati Uniti hanno eliminato paesi come l’Etiopia e il Mali come punizione per il loro rifiuto di conformarsi alle loro richieste politiche. In altre parole, se da un lato l’accordo offre sicuramente dei vantaggi economici, dall’altro può essere interrotto se i Paesi non fanno quello che vogliono gli Stati Uniti.
La risposta dei BRICS è stata quella di liberalizzare il commercio e gli investimenti con l’Africa nel suo complesso, il che è più facile che mai grazie alla creazione dell’“Africa Continental Free Trade Area” (AfCFTA). La Cina è al primo posto in questo senso, grazie alla sua economia molto più grande e sviluppata rispetto agli altri membri dei BRICS, ma anche la Russia, l’India e gli Emirati Arabi Uniti stanno facendo importanti passi avanti in questa direzione. L’obiettivo è quello di diversificare le partnership commerciali di questi Paesi, in modo da non destabilizzarli nel caso in cui gli Stati Uniti li escludano dall’AGOA.
Alla dimensione commerciale di questa strategia si aggiunge quella finanziaria: gli Stati Uniti sfruttano il ruolo di primo piano dell’Occidente nelle istituzioni finanziarie globali come il FMI e la Banca Mondiale per offrire prestiti a condizioni agevolate ai Paesi disperati. Questi vengono poi usati come arma per rafforzare ulteriormente i loro legami commerciali e di investimento sbilanciati e per costringere i loro leader a fare determinate concessioni politiche. Il risultato finale è che i Paesi beneficiari perdono ulteriore sovranità e rischiano disordini socio-politici.
La Cina ha assunto la leadership tra i Paesi BRICS nel fornire prestiti senza vincoli attraverso la Belt & Road Initiative (BRI) per finanziare megaprogetti reciprocamente vantaggiosi e aiutare i Paesi in difficoltà a evitare le trappole del debito occidentali del tipo descritto sopra. Il ruolo crescente del BRICS come attore finanziario a sé stante, in particolare per quanto riguarda la Nuova Banca di Sviluppo, potrebbe integrare questi sforzi per contrastare le affermazioni secondo cui gli Stati africani stanno solo scambiando la dipendenza occidentale con quella cinese.
Inoltre, gli Stati Uniti vogliono guidare il viaggio dell’Africa attraverso la “Quarta Rivoluzione Industriale”/“Grande Reset‘ (4IR/GR) portando l’intero continente online attraverso l’iniziativa ’Trasformazione digitale con l’Africa” (DTA) del dicembre 2022. Il rapporto del Carnegie Endowment del marzo 2024 ha rilevato che non è stato fatto molto con gli 800 milioni di dollari promessi, ma se si compiono progressi e non si tratta solo di fondi neri o di una trovata per pubblicitaria, è probabile che si arrivi a una sorveglianza digitale a livello continentale.
I Paesi africani potrebbero prendere spunto dai libri di testo della Russia e di altri membri dei BRICS, approvando leggi sulla localizzazione dei dati, che vietano di inviare i dati degli utenti all’estero. Non si tratta di una soluzione definitiva alla sorveglianza digitale, ma offre il miglior equilibrio possibile tra i tanto necessari investimenti digitali esteri nelle economie (in questo caso in via di sviluppo) e la sicurezza nazionale. Parallelamente, i Paesi dell’Africa dovrebbero chiedere investimenti di questo tipo agli Stati BRICS, di cui la Cina è già un partner privilegiato.
L’estrazione delle risorse è un altro elemento della grande strategia degli Stati Uniti nei confronti dell’Africa, cui viene data priorità attraverso il Corridoio di Lobito, presentato dagli Stati Uniti e dall’UE nel settembre 2023 per facilitare l’esportazione dei minerali dell’Africa meridionale verso il mercato occidentale. Questa regione è ricca di rame, litio e altre risorse indispensabili per la 4IR/GR, in cui Stati Uniti e Cina sono in feroce competizione per definire i contorni della futura economia globale.
Il modo più sicuro per garantire che i Paesi africani ricchi di minerali non vengano sfruttati è quello di emulare il “National Wealth And Resources (Permanent Sovereignty) Act” del 2017 della Tanzania, che vieta l’esportazione di materie prime per la lavorazione. In questo modo si intende incoraggiare la costruzione di un’industria di trasformazione nazionale per aggiungere valore a queste esportazioni e fornire posti di lavoro alla popolazione in crescita. I costi globali aumenteranno se un numero sufficiente di Paesi copierà questa politica, ma ciò avverrà per il bene della popolazione.
Passando alle forme più nefaste della grande strategia statunitense nei confronti dell’Africa, gli osservatori non possono dimenticare le numerose campagne di guerra dell’informazione che stanno conducendo nel continente. Queste mirano a screditare i suoi rivali, come la Russia, a fomentare la discordia tra gli Stati, come ad esempio tra i membri dei BRICS, l’Etiopia e l’Egitto, e a esacerbare le differenze interne preesistenti (di solito incentrate sull’identità), al fine di destabilizzare gli Stati fragili attraverso la guerra ibrida, come punizione per la mancata capitolazione alle richieste degli Stati Uniti.
Migliori politiche di “pre-bunkeraggio, alfabetizzazione mediatica e sicurezza democratica” sono l’unico modo per potenziare le difese degli Stati e delle società prese di mira, ma ci vorrà del tempo per applicarle, anche nel migliore dei casi, quindi è inevitabile che a queste campagne seguano dei problemi. I danni alla reputazione dei Paesi BRICS possono essere mitigati attraverso le contro-operazioni, le discordie tra Stati possono essere gestite con la mediazione dei BRICS, mentre i conflitti interni potrebbero richiedere l’assistenza alla sicurezza da parte di alcuni Stati BRICS.
L’ultimo punto conduce direttamente alla prossima forma in cui si manifesta la grande strategia degli Stati Uniti nei confronti dell’Africa, ossia attraverso la conduzione di guerre per procura come quella che sta avvenendo nel Sahel. Il Mali, il Burkina Faso e il Niger hanno espulso le forze francesi e statunitensi negli ultimi anni, hanno formato un’alleanza prima di esplorare una confederazione e sono stati poi bersagliati da altri attacchi terroristici e separatisti sostenuti dall’estero. Francia e Stati Uniti stanno lavorando fianco a fianco con l’Ucraina per punire questi tre Paesi.
La Russia ha assunto un ruolo guida nell’aiutare i suoi nuovi partner regionali attraverso il dispiegamento di consiglieri militari e PMC, attraverso una strategia che è stata spiegata qui per coloro che desiderano conoscerla. Gli altri Paesi BRICS possono aiutare con l’esportazione di armi e il supporto dell’intelligence se hanno le capacità e la volontà di farlo, anche se la maggior parte di essi non lo fa e ci si aspetta che rimangano ai margini di queste guerre per procura. Se si intensificano, non si può escludere un intervento militare formale dell’Occidente.
Qui sta la forma finale della grande strategia statunitense, l’azione militare diretta contro i Paesi africani, che viene impiegata caso per caso e le cui motivazioni variano ampiamente dalla Somalia alla Libia. Il famigerato AFRICOM organizza tali attività, notevolmente agevolate dall’arcipelago di basi americane, anche non ufficiali, che si sono diffuse nel continente a partire dal 2001. L’attuale attenzione per il Sahel potrebbe portare a nuove basi di droni in Costa d’Avorio da cui “colpire chirurgicamente” obiettivi nel nord del Paese.
Ancora una volta, la Russia è l’unico Stato BRICS che ha le capacità e la volontà di contrastare queste minacce, cosa che potrebbe fare autorizzando i suoi partner (compresi quelli non statali) a compiere ritorsioni contro gli Stati che ospitano basi statunitensi e/o a colpire direttamente tali strutture. Anche la guerra per procura tra NATO e Russia in Ucraina potrebbe essere intensificata come risposta asimmetrica per sbilanciare l’Occidente, ma quest’ultimo potrebbe fare lo stesso con la Russia come vendetta per aver sventato i suoi piani in Africa, collegando così questi due fronti della Nuova Guerra Fredda.
Il risultato di questa analisi è che i BRICS hanno un ruolo chiave nell’aiutare l’Africa a difendersi dalle trame egemoniche degli Stati Uniti, ma solo la Russia lo farà in termini di sicurezza, mentre il sostegno economico della Cina rimarrà ineguagliato. Di conseguenza, questo fronte emergente della Nuova Guerra Fredda vedrà probabilmente l’Intesa sino-russa coordinarsi più strettamente contro l’Occidente guidato dagli Stati Uniti, il che offrirà l’opportunità ad altri Stati BRICS come l’India di presentarsi ai Paesi africani come affidabili equilibratori.
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