Barruel, il complottismo statunitense e la Cina

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di Daniele Burgio, Massimo Leoni e Roberto Sidoli

Le moderne teorie della cospirazione si sono diffuse nel mondo occidentale a partire dall’opera principale, datata 1798, dell’abate Augustin Barruel, secondo il quale la rivoluzione francese costituì il risultato di un diabolico piano segreto, ordito dall’illuminismo e dalla massoneria alcuni decenni prima del luglio 1789.

Due secoli dopo, il testimone lasciato dal reazionario abate francese è stato raccolto dal reazionario Congresso degli Stati Uniti con il rapporto bipartisan della Commission on the National Defence Strategy, pubblicato a fine luglio 2024.

In primo luogo esso ha affermato, senza alcuna base reale, che “per molti versi la Cina sta superando gli Stati Uniti” in campo bellico, visto il silenzioso e occulto disegno cinese di riarmo accelerato che sarebbe stato messo in pratica negli ultimi anni da Pechino.

Siamo già nel campo minato della fantapolitica e delle teorie complottiste, visto che in realtà:

– le basi statunitensi in giro per il mondo sono circa 650, contro una sola posseduta dalla Cina a Gibuti;

– a tale piovra super armata si devono aggiungere anche le basi Nato, organizzazione egemonizzata fin dalla sua nascita dall’America: esse vanno dalla base navale NATO di Taranto alle truppe della stessa alleanza dislocate via via dalla Lituania alla Romania, mentre dal settembre 2024 è ormai prevista la costruzione di una base dell’alleanza in oggetto anche in Finlandia;

– secondo l’insospettabile istituto di studio occidentale Sipri, nel 2023 gli Stati Uniti assorbivano circa il 40% della spesa reale in armamenti del mondo, tre volte più della Cina;

– al contrario di Pechino, Washington ha installato basi militari e inviato i suoi consiglieri in campo bellico in quasi 140 stati, compreso l’Ucraina, Siria e Taiwan: ossia in circa tre quarti delle nazioni del globo;

– gli USA hanno più di quattro volte il numero dei componenti delle forze armate cinesi, a parità di popolazione;

– è Washington, e non certo a Pechino, ad aver installato dei laboratori biologici militari in Ucraina, Georgia e altri paesi del mondo;

– è sempre Washington, con i suoi più stretti alleati, ad effettuare ogni anno numerosi e provocatori passaggi di aerei e navi militari nello stretto di Taiwan, vicinissimi alle coste continentali cinesi ma viceversa lontani molte migliaia di chilometri da Los Angeles e San Francisco;

– è sempre Washington, e non Pechino, ad aver spiato per anni i cellulari dell’allora cancelliera tedesca Angela Merkel e di altri leader europei, come del resto il sistema di spionaggio elettronico su scala planetaria denominato Echelon è in mano americana.

Tutto il mondo è a conoscenza che è stato nel 1945 il presidente statunitense Harry Truman, e non certo Mao Zedong, ad affermare apertamente che come America “dobbiamo preservare senza tregua la nostra superiorità sulla terra, sul mare e nell’aria” (vedi rivista Times, numero 11, del 2020); sa benissimo che gli Stati Uniti, e non certo la Cina, hanno lanciato due ordigni genocidi su Hiroshima e Nagasaki, nell’agosto 1945; è informato che la teoria principale delle forze armate a stelle e strisce è la “full- spectrum dominance” fin dal 1945, concetto per cui gli Stati Uniti devono avere la superiorità in ogni campo di battaglia, spazio cosmico e internet inclusi.

La commissione del luglio 2024 non solo ha riaffermato che la Cina costituisce la minaccia più significativa per gli Stati Uniti, ma ha previsto e profetizzato che possa scoppiare una guerra contro Pechino in tempi rapidi, affermando di “non essere certa che l’esercito statunitense avrebbe successo” in tale confronto bellico, che potrebbe allargarsi anche a Russia, Iran e Corea del Nord.

Basandosi su tali analisi e previsioni, istericamente belliciste, la Commissione ha richiesto enfaticamente (vedi il sito thehill.com, “USA may lose future conflict with Russia, China without changes: Commission report”, articolo di B. Dress) un super riarmo, sostenendo che “un appello bipartisan alle armi è urgentemente necessario affinché gli Stati Uniti possano apportare cambiamenti importanti e investimenti significativi ora, anziché aspettare la prossima Pearl Harbour o 11 settembre”.

Rispunta quindi il bugiardo complottismo di cui si parlava in precedenza, visto che nel contesto del rapporto della commissione bipartisan non sorge alcun dubbio che sarà la Cina ad assalire e attaccare i pacifici e poco difesi Stati Uniti….

Riarmo.

Anzi, riarmo 2.0: non bastano alla Commissione neanche i 900 miliardi di dollari che l’imperialismo statunitense ha speso nel 2024 per le sue forze armate, al fine dichiarato di mantenere la sua supremazia bellica a livello planetario.

Gli scenari apocalittici profetizzati dalla commissione in oggetto spiegano per quale motivo il capo ammiraglio delle operazioni navali statunitensi, Lisa Franchetti, abbia esposto nel settembre di quest’anno un piano guerrafondaio denominato Project 33 fornendo le linea guida per una futura guerra contro la Cina, incluso l’uso di robot su vasta scala.

Prima dello scoppio della seconda guerra mondiale agivano nello scenario globale due piromani, la Germania nazista (con il suo scudiero italiano) e il Giappone imperiale, mentre ai nostri giorni opera su scala planetaria un solo ma gigantesco incendiario, da fermare prima che sia troppo tardi, ossia l’imperialismo statunitense con le sue guerre e i suoi golpe esportati per tutto il mondo e con particolare virulenza dal 1991, con la guerra in  Iraq: una tragica sequenza di cui fanno parte anche i colpi di stato promossi da Washington ad Haiti (2004), in Honduras ( 2009) e in Paraguay (2012), solo per fare alcuni dei tanti esempi possibili in questo orrendo settore della praxis politica internazionali.

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