“Occorre finalmente riconoscere la volontà del popolo del Donbass”

kazbek taysaevdi Kazbek K. Taysaev, Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista della Federazione Russa | da kprf.ru

Traduzione dal russo di Mauro Gemma

Di seguito, proponiamo ampi stralci del discorso pronunciato da K. Taysaev il 16 dicembre, nella seduta della Duma di Stato della Federazione Russa:

(…) La situazione creatasi a Donetsk e Lugansk solleva grande preoccupazione e ansia per la sorte dei nostri compatrioti, che sono sottoposti al più brutale terrore, che si traduce in definitiva nell’annientamento delle popolazioni di queste repubbliche.

La cartella che tengo nelle mani contiene l’appello degli abitanti della Repubblica Popolare di Donetsk alla dirigenza del nostro paese. Qui c’è l’accorato appello di più di 10.000 nostri connazionali.

Impadronitasi del potere a Kiev, la giunta fascista non rispetta le disposizioni degli accordi di Minsk, e continua gli attacchi contro la popolazione civile.

Gli attacchi sferrati continuamente contro le pacifiche città e i villaggi dalle unità delle Forze Armate dell’Ucraina e dai cosiddetti “battaglioni volontari” formati in realtà da formazioni armate illegali, che sfuggono al controllo delle stesse autorità ucraine, sulla linea di contatto tra le parti contrapposte, sono una evidente dimostrazione del fatto che le autorità dell’Ucraina non intendono rispettare gli accordi di Minsk e che stanno agendo per farli fallire.

Mi permetto di ricordare: il documento concordato al vertice di Minsk dal “Norman Quartet” e firmato dal gruppo di contatto, composto dai rappresentanti di Ucraina, Russia e repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, ha fatto la sua comparsa allo scopo di provocare una de-escalation del conflitto armato nell’est dell’Ucraina.

L’attuazione degli accordi di Minsk è stata estesa al 2016. Il 31 dicembre è il termine ultimo dell’intesa, dei risultati della sua messa in pratica, per colpa delle autorità dell’Ucraina.

Ci si pone la domanda: per quanto ancora i nostri connazionali dovranno morire?

Sono stato in queste repubbliche più di 30 volte, incontrando gli abitanti e le dirigenze.

Con Aleksander Vladimirovich Zakharchenko – il coraggioso leader nazionale della repubblica di Donetsk, un uomo devoto alla causa della libertà e dell’indipendenza della sua Patria – più di una volta sono stato sulla prima linea del conflitto armato e ho visto la sofferenza della gente, le lacrime e il dolore delle madri, che hanno perso i loro figli.

Tutto ciò è la conseguenza della politica aggressiva delle autorità dell’Ucraina. Con piena responsabilità dichiaro che le azioni delle autorità dell’Ucraina, indirizzate all’annientamento della base storica, culturale ed economica del Donbass, non possono essere definite altro che un genocidio.

Tutti i segni del genocidio sono stati resi evidenti: il divieto dell’uso della lingua madre russa, la continuazione della aperta politica del terrore nei confronti dei civili, la distruzione di monumenti, chiese, strutture scolastiche e culturali e di strutture pubbliche essenziali, l’annientamento della popolazione civile mediante massacri sistematici, destinati a creare le condizioni per l’eliminazione fisica completa della popolazione del Donbass.

Tutto quello che è accaduto e sta accadendo oggi nelle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk risponde pienamente alla definizione internazionale di genocidio.

Si analizzi come, dall’inizio del 2014 a seguito dei barbari bombardamenti delle città e dei villaggi delle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, anche in base alle valutazioni dell’OSCE e dell’ONU siano stati uccisi circa 10.000 civili.

Secondo le autorità delle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, che conoscono molto meglio la situazione nella regione, sono stati uccisi più di 50.000 donne, bambini e anziani.

Sono state distrutte migliaia di abitazioni, scuole, asili per l’infanzia, ospedali, sono stati distrutti e saccheggiati musei, biblioteche, istituti culturali, sono stati provocati danni colossali alle imprese industriali e agricole.

In definitiva, sono stati distrutti l’infrastruttura civile e i sistemi di supporto all’esistenza stessa della popolazione, è precipitato in modo catastrofico il livello di vita, ed è stato provocato un enorme flusso di rifugiati e di sfollati.

A causa della politica del terrore da parte delle autorità dell’Ucraina, la situazione umanitaria nel Donbass può essere definita catastrofica.Il 1 dicembre 2014, il presidente Poroshenko aveva firmato il Decreto del 14 novembre, in base al quale erano varate misure feroci  contro la popolazione del Donbass.

Con questo decreto le autorità dell’Ucraina avviavano il blocco finanziario-economico del Donbass, che impedisce il pagamento delle pensioni e delle prestazioni sociali alla popolazione di questi territori e dei salari ai lavoratori delle istituzioni di bilancio.

Oggi, mediante piccole provocazioni sulla linea di contatto, a causa delle quali continuano a morire civili, le autorità ufficiali dell’Ucraina cercano di provocare la dirigenza delle repubbliche allo scopo di trovare pretesti per avviare un nuovo ciclo del conflitto militare.

A mio avviso, tutto quanto sta accadendo rappresenta uno scenario ben meditato: le autorità ufficiali ucraine non rispettano le condizioni degli accordi di Minsk, provocando la continuazione del bagno di sangue nel Donbass, e contemporaneamente l’Occidente ancora una volta incolpa la Russia di non rispettarli.

Tutto ciò è orientato, in primo luogo, contro la Russia e alla continuazione della politica delle sanzioni nei suoi confronti.

E allora non dobbiamo certo stupirci che i paesi occidentali continuino a ignorare i massicci crimini di guerra compiuti dall’attuale governo dell’Ucraina.

Si è creata l’opinione che i nostri partner occidentali e il governo di Kiev non siano interessati alla rapida interruzione del bagno di sangue e al ristabilimento della pace e della stabilità nel Donbass.

Gli accordi di Minsk stanno diventando sempre di più lo schermo per il proseguimento della Guerra contro le repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, per la distruzione dei legami storici tra i popoli di Russia e Ucraina, per la conservazione e il rafforzamento delle sanzioni contro il nostro paese.

Ritengo che in queste condizioni la Russia debba elaborare misure, indirizzate, prima di tutto, a difendere i nostri compatrioti che vivono nelle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk dal genocidio che stanno compiendo le autorità dell’Ucraina.

Tutti sanno bene che, nelle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk l’11 maggio 2014 si erano svolti referendum sull’autodeterminazione.

Nella Repubblica Popolare di Donetsk ha partecipato il 74,7% della popolazione, e l’80% dei votanti si è espressa per la sovranità. Nella Repubblica Popolare di Lugansk il 75% ha partecipato al referendum, e il 96,2% si è pronunciato per la sovranità.

Il Partito Comunista della Federazione Russa riconosce i risultati del referendum.

(…)

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“Occorre finalmente riconoscere la volontà del popolo del Donbass”

di Kazbek K. Taysaev, Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista della Federazione Russa

https://kprf.ru/dep/gosduma/activities/160896.html 

 

Traduzione dal russo di Mauro Gemma

 

Di seguito, proponiamo ampi stralci del discorso pronunciato da K. Taysaev il 16 dicembre, nella seduta della Duma di Stato della Federazione Russa:

 

(…) La situazione creatasi a Donetsk e Lugansk solleva grande preoccupazione e ansia per la sorte dei nostri compatrioti, che sono sottoposti al più brutale terrore, che si traduce in definitiva nell’annientamento delle popolazioni di queste repubbliche.

 

La cartella che tengo nelle mani contiene l’appello degli abitanti della Repubblica Popolare di Donetsk alla dirigenza del nostro paese. Qui c’è l’accorato appello di più di 10.000 nostri connazionali.

 

Impadronitasi del potere a Kiev, la giunta fascista non rispetta le disposizioni degli accordi di Minsk, e continua gli attacchi contro la popolazione civile.

 

Gli attacchi sferrati continuamente contro le pacifiche città e i villaggi dalle unità delle Forze Armate dell’Ucraina e dai cosiddetti “battaglioni volontari” formati in realtà da formazioni armate illegali, che sfuggono al controllo delle stesse autorità ucraine, sulla linea di contatto tra le parti contrapposte, sono una evidente dimostrazione del fatto che le autorità dell’Ucraina non intendono rispettare gli accordi di Minsk e che stanno agendo per farli fallire.

 

Mi permetto di ricordare: il documento concordato al vertice di Minsk dal “Norman Quartet” e firmato dal gruppo di contatto, composto dai rappresentanti di Ucraina, Russia e repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, ha fatto la sua comparsa allo scopo di provocare una de-escalation del conflitto armato nell’est dell’Ucraina.

 

L’attuazione degli accordi di Minsk è stata estesa al 2016. Il 31 dicembre è il termine ultimo dell’intesa, dei risultati della sua messa in pratica, per colpa delle autorità dell’Ucraina.

 

Ci si pone la domanda: per quanto ancora i nostri connazionali dovranno morire?

 

Sono stato in queste repubbliche più di 30 volte, incontrando gli abitanti e le dirigenze.

 

Con Aleksander Vladimirovich Zakharchenko – il coraggioso leader nazionale della repubblica di Donetsk, un uomo devoto alla causa della libertà e dell’indipendenza della sua Patria – più di una volta sono stato sulla prima linea del conflitto armato e ho visto la sofferenza della gente, le lacrime e il dolore delle madri, che hanno perso i loro figli.

 

Tutto ciò è la conseguenza della politica aggressiva delle autorità dell’Ucraina. Con piena responsabilità dichiaro che le azioni delle autorità dell’Ucraina, indirizzate all’annientamento della base storica, culturale ed economica del Donbass, non possono essere definite altro che un genocidio.

 

Tutti i segni del genocidio sono stati resi evidenti: il divieto dell’uso della lingua madre russa, la continuazione della aperta politica del terrore nei confronti dei civili, la distruzione di monumenti, chiese, strutture scolastiche e culturali e di strutture pubbliche essenziali, l’annientamento della popolazione civile mediante massacri sistematici, destinati a creare le condizioni per l’eliminazione fisica completa della popolazione del Donbass.

 

Tutto quello che è accaduto e sta accadendo oggi nelle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk risponde pienamente alla definizione internazionale di genocidio.

 

Si analizzi come, dall’inizio del 2014 a seguito dei barbari bombardamenti delle città e dei villaggi delle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, anche in base alle valutazioni dell’OSCE e dell’ONU siano stati uccisi circa 10.000 civili.

 

Secondo le autorità delle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, che conoscono molto meglio la situazione nella regione, sono stati uccisi più di 50.000 donne, bambini e anziani.

 

Sono state distrutte migliaia di abitazioni, scuole, asili per l’infanzia, ospedali, sono stati distrutti e saccheggiati musei, biblioteche, istituti culturali, sono stati provocati danni colossali alle imprese industriali e agricole.

 

In definitiva, sono stati distrutti l’infrastruttura civile e i sistemi di supporto all’esistenza stessa della popolazione, è precipitato in modo catastrofico il livello di vita, ed è stato provocato un enorme flusso di rifugiati e di sfollati.

 

A causa della politica del terrore da parte delle autorità dell’Ucraina, la situazione umanitaria nel Donbass può essere definita catastrofica.

 

Il 1 dicembre 2014, il presidente Poroshenko aveva firmato il Decreto del 14 novembre, in base al quale erano varate misure feroci  contro la popolazione del Donbass.

 

Con questo decreto le autorità dell’Ucraina avviavano il blocco finanziario-economico del Donbass, che impedisce il pagamento delle pensioni e delle prestazioni sociali alla popolazione di questi territori e dei salari ai lavoratori delle istituzioni di bilancio.

 

Oggi, mediante piccole provocazioni sulla linea di contatto, a causa delle quali continuano a morire civili, le autorità ufficiali dell’Ucraina cercano di provocare la dirigenza delle repubbliche allo scopo di trovare pretesti per avviare un nuovo ciclo del conflitto militare.

 

A mio avviso, tutto quanto sta accadendo rappresenta uno scenario ben meditato: le autorità ufficiali ucraine non rispettano le condizioni degli accordi di Minsk, provocando la continuazione del bagno di sangue nel Donbass, e contemporaneamente l’Occidente ancora una volta incolpa la Russia di non rispettarli.

 

Tutto ciò è orientato, in primo luogo, contro la Russia e alla continuazione della politica delle sanzioni nei suoi confronti.

 

E allora non dobbiamo certo stupirci che i paesi occidentali continuino a ignorare i massicci crimini di guerra compiuti dall’attuale governo dell’Ucraina.

 

Si è creata l’opinione che i nostri partner occidentali e il governo di Kiev non siano interessati alla rapida interruzione del bagno di sangue e al ristabilimento della pace e della stabilità nel Donbass.

 

Gli accordi di Minsk stanno diventando sempre di più lo schermo per il proseguimento della Guerra contro le repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, per la distruzione dei legami storici tra i popoli di Russia e Ucraina, per la conservazione e il rafforzamento delle sanzioni contro il nostro paese.

 

Ritengo che in queste condizioni la Russia debba elaborare misure, indirizzate, prima di tutto, a difendere i nostri compatrioti che vivono nelle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk dal genocidio che stanno compiendo le autorità dell’Ucraina.

 

Tutti sanno bene che, nelle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk l’11 maggio 2014 si erano svolti referendum sull’autodeterminazione.

 

Nella Repubblica Popolare di Donetsk ha partecipato il 74,7% della popolazione, e l’80% dei votanti si è espressa per la sovranità. Nella Repubblica Popolare di Lugansk il 75% ha partecipato al referendum, e il 96,2% si è pronunciato per la sovranità.

 

Il Partito Comunista della Federazione Russa riconosce i risultati del referendum.

 

(…)

 

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https://www.youtube.com/watch?v=QfT74tWLb4U