Petro Simonenko: senza referendum per l’integrazione nell’UE, l’Ucraina è ora sull’orlo della secessione

Intervista al leader del Partito Comunista di Ucraina | da www.kpu.ua

simonenko petro leninTraduzione da russo di Flavio Pettinari per Marx21.it

Come valuta l’abrogazione della legge sulle lingue regionali?

Negativamente. L’Ucraina è diversificata etnicamente e linguisticamente. Molte persone utilizzano la lingua russa nella vita quotidiana. Quindi l’abrogazione della legge sulle lingue regionali viola i diritti dei cittadini, il nostro gruppo parlamentare ha votato contro.

L’Ucraina ha ratificato la Carta europea sulle lingue minoritarie, ed è sulla base della Carta e ha adottato la legge sulle lingue regionali. Di conseguenza, faremo appello alla Comunità Europea. L’Ucraina, in quanto membro dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, deve rispettare tutte le risoluzioni europee.


Quanto è realistica la possibilità della messa al bando del Partito Comunista in Ucraina?

Secondo la Costituzione dell’Ucraina, è possibile vietare qualsiasi partito politico solo attraverso la decisione del tribunale. Il divieto del Partito Comunista del 1991, adottato dalla Verkhovna Rada, dopo 10 anni è stato annullato dalla Corte Costituzionale, in quanto illegale. E tutti i dirigenti dell’Ucraina dovrebbero ricordare questa lezione.

Cerchiamo inoltre di non dimenticare la storia: solo i fascisti hanno vietato i partiti comunisti.

Nei paesi dell’Europa orientale, il divieto di attività dei partiti comunisti locali dopo il crollo dell’Unione Sovietica è stato varato in quanto il partito comunista è ritenuto responsabile degli atti del regime sovietico. Non c’entrano dunque i regimi fascisti.

Il Partito Comunista d’Ucraina è stato registrato dal Ministero della Giustizia dell’Ucraina indipendente nel 1993. Coloro che ora stanno cercando di dichiarare una “caccia alle streghe “, non devono dimenticare che tutto questo si ritorcerà prima di tutto contro di loro.

In queste settimane, nel paese sono stati demoliti molti monumenti a Lenin e sono state assaltate sedi del Partito Comunista. Quali misure avete intenzione di prendere contro tutto ciò?

In questa fase, chiaramente, vengono effettuati atti di vandalismo e saccheggi a sfondo politico. Invece si dovrebbe pensare a come sfamare il popolo, a organizzare il lavoro delle imprese, organizzare la raccolta delle tasse e il pagamento degli stipendi ai dipendenti statali. Perché oggi le casse dello stato sono vuote.

Gli istituti finanziari stranieri non concedono crediti all’Ucraina, perché nel paese ancora perdura la guerra civile. E dobbiamo lavorare per evitare le inevitabili conseguenze.

Che cosa intende per le conseguenze inevitabili?

Le conseguenze inevitabili risiedono nel fatto che l’Ucraina ha perso la maggior parte delle industrie e non sarebbe in grado di entrare nei mercati europei. Il mercato interno è stato catturato dalle compagnie straniere. Il sistema bancario sta cadendo a pezzi. L’agricoltura allo stesso tempo ha bisogno di fondi e carburante per iniziare la semina.

La primavera è arrivata, è iniziata la semina, gli agricoltori hanno bisogno di aiuto: non crede che questa sia la conseguenza del fatto che in 23 anni non abbiamo riformato lo stato e continuiamo a vivere come se fossimo ancora nella Repubblica Socialista Sovietica Ucraina, ma senza le risorse che c’erano nell’URSS?

I comunisti in tutti questi anni non sono stati al potere, e questo mi consente di dire che se si prestasse attenzione al programma anti-crisi del Partito Comunista, oggi si potrebbero prendere misure decisive per ristabilire l’ordine e lo sviluppo di un’economia di tipo misto. Ma nessuno vuole prestare attenzione ai suggerimenti del Partito Comunista. Tuttavia, se questo programma sarà accolto, avremo ancora una possibilità per il paese. Altrimenti qualsiasi scenario sarà possibile.

In questa fase, con chi intendete collaborare: con i fuoriusciti dal gruppo parlamentare del Partito delle Regioni, con quelli che vi sono rimasti, con la nuova maggioranza parlamentare? (72 parlamentari del Partito delle Regioni hanno abbandonato il partito, NdT).

Il PCU porterà avanti le sue politiche. Queste sono descritte nel nostro programma e sono appoggiate dai nostri elettori. Tutto il resto, non lo consideriamo. Valutiamo la natura e il contenuto di ogni disegno di legge e, indipendentemente da chi lo presenta, lo votiamo se la nuova norma consente di ristabilire l’ordine, aiuta i lavoratori nella difesa dei loro interessi. Abbiamo sempre fatto così.

Il PCU sosterrà, e se sì, a quali condizioni, la legge sulla ljustracija (indagine ed eventuale rimozione dagli incarichi su chi è stato al potere, anche in servizio nell’apparato statale, prima del golpe del 22/23 febbraio, NdT), se sarà portata in parlamento?

Se si approverà questa legge e si condurranno le indagini, nella Rada rimarrà solo il gruppo parlamentare del PCU, nessun altro.

La vostra opinione circa la federalizzazione dell’Ucraina?

Oggi la questione è come preservare l’integrità territoriale e la sovranità del paese, che sono in pericolo a causa di diversi fattori.

In primo luogo vi sono le contraddizioni interne, che hanno uno sfondo storico, tradizioni linguistiche e culturali. Queste contraddizioni sono state sfruttate dal capitale oligarchico, soprattutto durante ogni campagna elettorale.

In secondo luogo, c’è un fattore esterno. La Romania ha perseguito una politica di informazione aggressiva nei confronto della Bessarabia e della Bucovina settentrionale. I romeni hanno affermato di essere disposti all’uso delle armi per difendere gli interessi dei romeni in Ucraina.

Nella regione della Transcarpazia hanno emesso i passaporti ungheresi. Ed è possibile che i cittadini dell’Ucraina con passaporto ungherese possano partecipare alle elezioni in Ungheria.

Per quanto riguarda la federalizzazione in questo contesto, noi comunisti abbiamo proposto di tenere il più ampio dibattito pubblico, studiare le esperienze straniere, e alla fine di indire un referendum. Il processo sarà completato quando la gente avrà capito perché e come fare.. Così come è stato fatto in Belgio e in altri paesi.

Per indire un referendum, si deve almeno tornare alla vecchia legge, perché la legge attuale sul referendum in linea di principio non consente di farlo.

La nostra proposta su questo argomento è già in parlamento. E l’anno scorso agli emissari europei Füle, Kwasniewski e Cox, ho detto che senza referendum per l’integrazione nell’UE, l’Ucraina è sull’orlo della secessione. Ma il processo referendario è stato poi bloccato dal governo e dall’opposizione.

3 marzo 2014