di Evdokiya Sheremeteva
da littlehirosima.livejournal.com
Traduzione di Alena Afanasyeva per Marx21.it
La storia di Olga Ishchenko, vice sindaco di Pervomajsk, vedova di Evgeniy Ishchenko, ucciso dagli ucraini in un attentato nel gennaio 2015.
– E chi è questa?
Qualcuno nei commenti mi ha fatto questa domanda. Ad un tratto mi sono resa conto che non ho mai scritto a proposito di Olga.
Alcune persone sono fiere di aver visto Brad Pitt, altre – di conoscere Woody Allen.
Qualcuno è fiero di aver stretto la mano di Putin. Un altro ancora vanta di aver fatto una foto insieme a Obama.
Ci sono tantissimi motivi per essere fieri.
Io sono fiera di essere amica di Olga.
Questa foto è stata scattata a febbraio – un mese dopo che è stato ucciso suo marito – vice-sindaco di Pervomajsk.
Era gennaio.
Stavamo andando a Pervomajsk.
Mi ricordo quella telefonata nel buio della notte – “Ragazzi, Zhenya (Evgenij Ishchenko – NdT) è stato ucciso. Insieme con tre volontari di Mosca”.
Quel giorno molti dei miei amici e parenti mi hanno data per sepolta.
Sì, saremmo potuti essere noi, se fossimo venuti un giorno prima…
Una coincidenza orribile nel tempo e nel luogo.
Non presi con mé il cellulare e fui irreperibile.
Quella volta avemmo un incidente stradale terribile – la macchina era a pezzi, da rottammare. Sopravvivere fu già un miracolo.
Non ho scritto di questo nel mio blog – non volevo essere sbeffeggiata dai troll. Il mio sistema nervoso era teso come una corda di violino.
Andavamo in quattro in un pulmino a tre posti, strapieno di aiuti umanitari per Pervomajsk. Per tutta la strada stavo praticamente piegata in due – ero la più piccola e mi nascondevano sempre in tutti i buchi immaginabili dalla polizia stradale.
E questa telefonata fu il colpo definitivo – la nostra mente si offuscò.
Ho visto che cosa ha fatto per la sua città Evgenij Ishchenko.
E non m’importa della sua biografia precedente. Non voglio nemmeno leggerne – perché giudico la persona dalle sue opere.
Ho visto tutti scappare a gambe levate dalla città che veniva bombardato da sei mesi. Dalla città scappavano tutti.
Evgenij rimase e faceva tutto il possibile. Per i suoi cittadini.
Sotto il fracasso dei proiettili di artiglieria, in una situazione senza speranza, lui cercava di sistemare qualcosa.
Bussava tutte le porte, si umiliava, chiedendo aiuti per la città.
Così io seppi della catastrofe umanitaria di Pervomajsk. Così iniziò il mio viaggio nel Donbass.
Dopo aver saputo che la città era assediata e pativa la fame, portai aiuti per la città.
E c’erano tante persone come me. Solo grazie a Evgenij.
Lui non c’era più…
Che cosa sarebbe accaduto ora con la città?
Ed ecco a febbraio andavamo di nuovo a Pervomajsk con un pulmino di aiuti alimentari.
La città era, come prima, sotto i bombardamenti.
Arrivammo al comitato esecutivo della città – sullo sfondo si sentivano delle esplosioni. I vigliacchi dell’OSCE erano fuggiti e si trincerarono a Lugansk.
Eravamo spaventati. Non voglio imbrogliarvi e vantarci.
I tuoni delle esplosioni sono rimasti con me per sempre.
La città sembrava morta. Per le strade non c’era nessuno.
Tutto era coperto dalla brina.
Gli alberi coperti dal merletto bianco.
E solo i ragazzi dell’Amministrazione correvano dappertutto e cercavano di risolvere tutto.
Da una parte bisognava tappare i buchi nelle mura con della pellicola, dall’altra era rotto il gasdotto o l’acquedotto, ecc. … Qualcuno stava male.
I ragazzi risolvevano dei problemi mentre tutti gli ufficiali e dirigenti del vecchio governo erano scappati.
Se ne erano andati e avevano abbandonato la città.
– E al posto di Zhenya (diminutivo di Evgenij – NdT) chi c’è?
– Olya.
Tutti pensavano che la città fosse stata abbandonata.
Che delusione per chi cercava di sbarazzarsi di Zhenya,
Olga è una donna bellissima, con un carattere d’acciaio e una volontà fortissima.
Per tutto questo tempo lei rimaneva in città. Non se n’è andata, anche se lo avesse potuto fare cento volte.
Era rimasta e mantiene la città fino a oggi.
Entrare in città non è facile – bisogna passare un posto di blocco. Non fanno entrare nessuno, tranne i residenti.
Ed eccoci, con un pulmino pieno.
Ci avvicina un ragazzo, di sicuro un novizio. Ha deciso di darsi delle arie di fronte a dei moscoviti.
– Dove andate e con quale scopo?
– Andiamo in città a portare aiuti umanitari.
– Ma lì tutti rubano, lo so di sicuro.
Quasi-quasi mi sto per strozzare.
– Chi, carissimo?
– Ma tutti questi!
– Chi sono questi?
Il giovanotto che ancora non ha visto niente e non sa niente inizia a elencare dei nomi. Non sa che conosco tutte queste persone da tempo. Mi ricordo d’inverno di Rostislav, che andava in giro con degli scarponi rotti: “Senti, non è che ti servono delle scarpe?”. “Dunya, ho tutto che mi serve, tutto è a posto”.
Ho sempre chiesto ai ragazzi se avevano bisogno di qualcosa. E loro non mi hanno mai chiesto una cosa per se stessi. MAI!!!
E in questo posto di blocco ho iniziato a tremare. E lui mi guarda:
– E tutto ciò che portate lo prenderanno per sé.
– Lo porteremo nelle mense, come faranno a rubarlo?
– Ma non ci sono delle mense, non ci sono mai state. Porteranno tutto a casa loro.
– Come non ci sono? Ma io so di sicuro che ci sono delle mense.
Lui invece continua a sparare fandonie con un’aria esperta.
Ecco che vi dico – proprio a causa di questa gentaglia girano certe voci. Perché loro entrano nella rete e si mettono a scrivere – l’abbiamo visto con i propri occhi. Poi un amico di un amico inizia a scrivere – ecco un ragazzo, viene da quelle parti, lui sa di sicuro, ed ecco che sta dicendo! DICE – ha visto! Già, ha tenuto la candela con le proprie mani.
Io in persona ho portato aiuti a tutte queste mense. Le donne che lavorano lì mi conoscono in faccia.
Fino all’estate in città funzionavano nove (sic!!!) mense sociali!
In tutta la città di Lugansk ce ne erano solo tre. Capite? – A Lugansk, il capoluogo, tre, e nella piccola Pervomajsk – NOVE!
E davano da mangiare a tutta la città. Ogni volta portavamo qui del cibo. Lo potete ricordare dai miei rendiconti.
Le cuoche piangevano, quando venivano a sapere da dove lo portavamo. Piangevano perché in Russia si ricordavano di loro.
Di primavera, Lugansk ha costretto la città a diminuire il numero delle mense. Ma tutte e nove continuavano a funzionare. I ragazzi semplicemente nascondevano il fatto alle autorità. E continuavano a nutrire i cittadini. Gratis. Perché la gente non aveva niente da mangiare.
Sì, adesso funzionano solo tre mense. Ma funzionano.
Olga, insieme con la sua squadra, si preoccupa tanto di questo.
Mentre stavo presso quel posto di blocco volevo cavare gli occhi a questo vigliacco che si permetteva di diffondere delle bugie.
Ogni volta che veniamo Olga cerca di accompagnarci per le case delle famiglie bisognose. La conoscono dappertutto.
E anche lei conosce tutta la città. Conosce i problemi di ogni persona – chi ha bisogno di riparare il tetto, a chi serve l’aiuto per bambini, dove ci sono dei disabili abbandonati.
In una delle case distrutte parlavamo con una donna anziana. Ci faceva vedere cosa era successo con la sua casa e chiedeva aiuto – materiali da costruzione. Dopo la conversazione tutti erano tornati alla macchina e questa signora invece mi ha trascinato nel giardino.
– Aspetta, figliola.
– Ma dobbiamo andare, non c’è tempo.
– Dirai che la vecchia è diventata matta e non ti faceva partire.
La seguo. C’era un prugno. Grande, spanto. Lei ha iniziato a raccogliere delle prugne e metterle in un sacchetto.
– Ma non serve, si figuri.
– È per i figli di Olga Igorevna. Glie le dia, per favore.
Olga Ishchenko
di Evdokiya Sheremeteva
http://littlehirosima.livejournal.com/93766.html
Traduzione di Alena Afanasyeva per Marx21.it
La storia di Olga Ishchenko, vice sindaco di Pervomajsk, vedova di Evgeniy Ishchenko, ucciso dagli ucraini in un attentato nel gennaio 2015.
– E chi è questa?
Qualcuno nei commenti mi ha fatto questa domanda. Ad un tratto mi sono resa conto che non ho mai scritto a proposito di Olga.
Alcune persone sono fiere di aver visto Brad Pitt, altre – di conoscere Woody Allen.
Qualcuno è fiero di aver stretto la mano di Putin. Un altro ancora vanta di aver fatto una foto insieme a Obama.
Ci sono tantissimi motivi per essere fieri.
Io sono fiera di essere amica di Olga.
Questa foto è stata scattata a febbraio – un mese dopo che è stato ucciso suo marito – vice-sindaco di Pervomajsk.
(foto 1)
Era gennaio.
Stavamo andando a Pervomajsk.
Mi ricordo quella telefonata nel buio della notte – “Ragazzi, Zhenya (Evgenij Ishchenko – NdT) è stato ucciso. Insieme con tre volontari di Mosca”.
Quel giorno molti dei miei amici e parenti mi hanno data per sepolta.
Sì, saremmo potuti essere noi, se fossimo venuti un giorno prima…
Una coincidenza orribile nel tempo e nel luogo.
Non presi con mé il cellulare e fui irreperibile.
Quella volta avemmo un incidente stradale terribile – la macchina era a pezzi, da rottammare. Sopravvivere fu già un miracolo.
Non ho scritto di questo nel mio blog – non volevo essere sbeffeggiata dai troll. Il mio sistema nervoso era teso come una corda di violino.
Andavamo in quattro in un pulmino a tre posti, strapieno di aiuti umanitari per Pervomajsk. Per tutta la strada stavo praticamente piegata in due – ero la più piccola e mi nascondevano sempre in tutti i buchi immaginabili dalla polizia stradale.
E questa telefonata fu il colpo definitivo – la nostra mente si offuscò.
(foto 2)
Ho visto che cosa ha fatto per la sua città Evgenij Ishchenko.
E non m’importa della sua biografia precedente. Non voglio nemmeno leggerne – perché giudico la persona dalle sue opere.
Ho visto tutti scappare a gambe levate dalla città che veniva bombardato da sei mesi. Dalla città scappavano tutti.
Evgenij rimase e faceva tutto il possibile. Per i suoi cittadini.
Sotto il fracasso dei proiettili di artiglieria, in una situazione senza speranza, lui cercava di sistemare qualcosa.
Bussava tutte le porte, si umiliava, chiedendo aiuti per la città.
Così io seppi della catastrofe umanitaria di Pervomajsk. Così iniziò il mio viaggio nel Donbass.
Dopo aver saputo che la città era assediata e pativa la fame, portai aiuti per la città.
E c’erano tante persone come me. Solo grazie a Evgenij.
Lui non c’era più…
Che cosa sarebbe accaduto ora con la città?
(foto 3)
Ed ecco a febbraio andavamo di nuovo a Pervomajsk con un pulmino di aiuti alimentari.
La città era, come prima, sotto i bombardamenti.
Arrivammo al comitato esecutivo della città – sullo sfondo si sentivano delle esplosioni. I vigliacchi dell’OSCE erano fuggiti e si trincerarono a Lugansk.
Eravamo spaventati. Non voglio imbrogliarvi e vantarci.
I tuoni delle esplosioni sono rimasti con me per sempre.
La città sembrava morta. Per le strade non c’era nessuno.
Tutto era coperto dalla brina.
Gli alberi coperti dal merletto bianco.
E solo i ragazzi dell’Amministrazione correvano dappertutto e cercavano di risolvere tutto.
Da una parte bisognava tappare i buchi nelle mura con della pellicola, dall’altra era rotto il gasdotto o l’acquedotto, ecc. … Qualcuno stava male.
I ragazzi risolvevano dei problemi mentre tutti gli ufficiali e dirigenti del vecchio governo erano scappati.
Se ne erano andati e avevano abbandonato la città.
(foto 4)
– E al posto di Zhenya (diminutivo di Evgenij – NdT) chi c’è?
– Olya.
Tutti pensavano che la città fosse stata abbandonata.
Che delusione per chi cercava di sbarazzarsi di Zhenya,
Olga è una donna bellissima, con un carattere d’acciaio e una volontà fortissima.
Per tutto questo tempo lei rimaneva in città. Non se n’è andata, anche se lo avesse potuto fare cento volte.
Era rimasta e mantiene la città fino a oggi.
(foto 5)
Entrare in città non è facile – bisogna passare un posto di blocco. Non fanno entrare nessuno, tranne i residenti.
Ed eccoci, con un pulmino pieno.
Ci avvicina un ragazzo, di sicuro un novizio. Ha deciso di darsi delle arie di fronte a dei moscoviti.
– Dove andate e con quale scopo?
– Andiamo in città a portare aiuti umanitari.
– Ma lì tutti rubano, lo so di sicuro.
Quasi-quasi mi sto per strozzare.
– Chi, carissimo?
– Ma tutti questi!
– Chi sono questi?
Il giovanotto che ancora non ha visto niente e non sa niente inizia a elencare dei nomi. Non sa che conosco tutte queste persone da tempo. Mi ricordo d’inverno di Rostislav, che andava in giro con degli scarponi rotti: “Senti, non è che ti servono delle scarpe?”. “Dunya, ho tutto che mi serve, tutto è a posto”.
Ho sempre chiesto ai ragazzi se avevano bisogno di qualcosa. E loro non mi hanno mai chiesto una cosa per se stessi. MAI!!!
E in questo posto di blocco ho iniziato a tremare. E lui mi guarda:
– E tutto ciò che portate lo prenderanno per sé.
– Lo porteremo nelle mense, come faranno a rubarlo?
– Ma non ci sono delle mense, non ci sono mai state. Porteranno tutto a casa loro.
– Come non ci sono? Ma io so di sicuro che ci sono delle mense.
Lui invece continua a sparare fandonie con un’aria esperta.
Ecco che vi dico – proprio a causa di questa gentaglia girano certe voci. Perché loro entrano nella rete e si mettono a scrivere – l’abbiamo visto con i propri occhi. Poi un amico di un amico inizia a scrivere – ecco un ragazzo, viene da quelle parti, lui sa di sicuro, ed ecco che sta dicendo! DICE – ha visto! Già, ha tenuto la candela con le proprie mani.
Io in persona ho portato aiuti a tutte queste mense. Le donne che lavorano lì mi conoscono in faccia.
Fino all’estate in città funzionavano nove (sic!!!) mense sociali!
In tutta la città di Lugansk ce ne erano solo tre. Capite? – A Lugansk, il capoluogo, tre, e nella piccola Pervomajsk – NOVE!
E davano da mangiare a tutta la città. Ogni volta portavamo qui del cibo. Lo potete ricordare dai miei rendiconti.
Le cuoche piangevano, quando venivano a sapere da dove lo portavamo. Piangevano perché in Russia si ricordavano di loro.
Di primavera, Lugansk ha costretto la città a diminuire il numero delle mense. Ma tutte e nove continuavano a funzionare. I ragazzi semplicemente nascondevano il fatto alle autorità. E continuavano a nutrire i cittadini. Gratis. Perché la gente non aveva niente da mangiare.
Sì, adesso funzionano solo tre mense. Ma funzionano.
Olga, insieme con la sua squadra, si preoccupa tanto di questo.
Mentre stavo presso quel posto di blocco volevo cavare gli occhi a questo vigliacco che si permetteva di diffondere delle bugie.
(foto 6)
Ogni volta che veniamo Olga cerca di accompagnarci per le case delle famiglie bisognose. La conoscono dappertutto.
E anche lei conosce tutta la città. Conosce i problemi di ogni persona – chi ha bisogno di riparare il tetto, a chi serve l’aiuto per bambini, dove ci sono dei disabili abbandonati.
In una delle case distrutte parlavamo con una donna anziana. Ci faceva vedere cosa era successo con la sua casa e chiedeva aiuto – materiali da costruzione. Dopo la conversazione tutti erano tornati alla macchina e questa signora invece mi ha trascinato nel giardino.
– Aspetta, figliola.
– Ma dobbiamo andare, non c’è tempo.
– Dirai che la vecchia è diventata matta e non ti faceva partire.
La seguo. C’era un prugno. Grande, spanto. Lei ha iniziato a raccogliere delle prugne e metterle in un sacchetto.
– Ma non serve, si figuri.
– È per i figli di Olga Igorevna. Glie le dia, per favore.
(foto 7)