di Simon de Beer, Investig’Action | da www.michelcollon.info
Traduzione a cura di Marx21.it
Gli Stati Uniti hanno mostrato un interesse particolare per l’Ucraina in occasione delle recenti elezioni che vi hanno avuto luogo. E’ perché si tratta di un paese in cui la democrazia si deve costruire, come pretenderebbero? Sono turbati all’idea che ci siano state delle frodi o che la libertà di espressione sia violata? O esistono al contrario altre ragioni per preoccuparsi di questo paese situato all’incrocio tra Europa e Russia? Per saperlo, abbiamo consultato gli archivi resi noti negli ultimi anni da Wikileaks. La risposta è senza appello: se l’Ucraina attira tanto l’attenzione degli USA, è prima di tutto per ragioni economiche e geostrategiche. Quanto alla “democrazia”, non si tratta che di un pretesto per adornare i loro obiettivi di buone intenzioni.
Per gli Stati Uniti, il controllo dell’Ucraina risponde a tre principali obiettivi: 1) rafforzare la NATO, 2) lottare contro l’influenza crescente della Russia, 3) appropriarsi di un mercato troppo chiuso.
1. Rafforzare la NATO
La NATO è un’alleanza militare creata nel 1949 per fronteggiare la “minaccia sovietica”. L’organizzazione non è però scomparsa dopo la caduta dell’URSS. Al contrario, non ha cessato di ingrandirsi, integrando a poco a poco tutti gli ex paesi socialisti: Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca nel 1999, paesi baltici e una parte dei Balcani nel 2004, Albania e Croazia nel 2009. Oggi, la NATO è la più grossa organizzazione militare al mondo, che raggruppa la quasi totalità dei paesi dell’Europa e dell’America del Nord. Si arroga il diritto di intervenire dovunque gli interessi dei suoi membri – Stati Uniti in testa – siano minacciati (1).
Per gli Stati Uniti, l’integrazione nella NATO dell’Ucraina – il più grande paese d’Europa – è un obiettivo importante. Già nel 1997, Zbigniew Brzezinski aveva scritto nel suo libro La grande scacchiera: “Tra il 2005 e il 2010, l’Ucraina dovrà essere pronta per un confronto serio con la NATO. Dopo il 2010, il principale nucleo della sicurezza in Europa consisterà in Francia, Germania, Polonia e Ucraina.”
Questa volontà di integrare l’Ucraina è stata successivamente ribadita. Nel 2007, il Congresso americano ha approvato una risoluzione con la quale autorizza “l’aiuto USA per assistere l’Ucraina nella preparazione di una possibile adesione alla NATO”. Poco prima del vertice di Bucarest del 2008, Bush ha pubblicamente dichiarato: “offrire un “forte sostegno” alla richiesta dell’Ucraina di ricevere dalla NATO un Piano d’azione per l’adesione”. Nel quadro del vertice, alti funzionari USA hanno affermato: “speriamo che l’Ucraina riceva un Piano non appena i ministri degli affari esteri della NATO si incontreranno”. Infine, dopo il vertice, il Senato americano ha fatto passare una risoluzione che esprimeva il suo “forte sostegno” all’idea che “l’Ucraina […] divenga un giorno membro della NATO (2)”.
2. Lottare contro la Russia
Negli anni 1990, la Russia era totalmente sottomessa agli Stati Uniti e non costituiva di conseguenza motivo di inquietudine (le imprese USA facevano praticamente quello che volevano nel paese). La situazione è cambiata con l’arrivo al potere di Putin nel 2000. Il quale si è sforzato di riportare la Russia al rango di grande potenza, garantendo in particolare una più grande indipendenza economica. Naturalmente, la nuova rivalità è molto dispiaciuta agli USA.
Questi hanno dunque cercato di indebolire Mosca con tutti i mezzi. Si sforzano di impedire soprattutto la creazione di un blocco economico alternativo che comprenda l’Ucraina, paese indispensabile anche allo sviluppo della Russia. Brzezinski aveva scritto a proposito nella Grande scacchiera: “Senza l’Ucraina, la Russia non è altro che una grande potenza asiatica. Se la Russia riprende il controllo dell’Ucraina, dei suoi 52 milioni di abitanti, delle ricchezze del suo sottosuolo e del suo accesso al Mar Nero, essa ritornerà ad essere una grande potenza che si estende su Europa e Asia”. Detto in altre parole, l’Ucraina deve essere sotto dominio USA.
E’ anche sotto questa prospettiva che va compresa l’integrazione dell’Ucraina nella NATO. Si legge così nel Rapporto al Congresso americano che fa un bilancio del vertice della NATO a Bucarest nel 2008: “Coloro che considerano la Russia come una minaccia potenziale per la sicurezza dell’Europa vedono nell’adesione futura dell’Ucraina alla NATO una garanzia contro i possibili tentativi della Russia di far rinascere il suo impero (3).”
3. Impossessarsi di un mercato troppo chiuso
Dopo la caduta dell’URSS, l’Ucraina è passata da un’economia largamente pianificata dallo Stato a un’economia di mercato. La maggior parte delle sue imprese, fattorie e terreni agricoli è stata privatizzata. I problemi economici della privatizzazione sono stati enormi perché l’Ucraina – il più grande paese d’Europa – era allo stesso tempo industrializzata e considerata come il granaio dell’URSS. Inoltre, essa possedeva una manodopera qualificata e a buon mercato. Ciò ha naturalmente attirato gli appetiti di numerosi investitori stranieri.
Tuttavia, come rivelano gli archivi rivelati da Wikileaks, il clima per gli investimenti non ha risposto alle attese per diverse ragioni: leggi troppo restrittive, corruzione, concorrenza degli “oligarchi” locali… Anche gli Stati Uniti hanno cercato di introdurre tutta una serie di riforme per favorire il loro insediamento economico nel paese. Ciò è riuscito in alcuni casi, mentre è fallito in altri. Per loro il mercato ucraino resta ancora oggi un problema considerevole.
Tra gli ostacoli alle loro attività finanziarie e commerciali in Ucraina, gli Stati Uniti segnalavano in particolare nel 2006:
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L’interdizione per le banche e le compagnie di assicurazione straniere a aprire filiali nel paese.
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Alcuni meccanismi di regolazione e le procedure di certificazione giudicate “gravose e inutili”.
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La mancanza di trasparenza in materia di privatizzazione dei beni pubblici.
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Le restrizioni sulle importazioni di carne statunitense(4).
Per migliorare il clima degli investimenti nel paese, l’ambasciatore USA aveva tra l’altro suggerito nel 2006 che l’Ucraina dovesse:
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Piegarsi alle ingiunzioni del FMI e ridurre le spese dello Stato.
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Deregolare il mercato e modificare il sistema di tassazione.
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Lottare attivamente contro la corruzione.
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Riformare il sistema bancario.
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Riformare il settore agricolo per aumentarne la produzione (5).
Gli USA non potrebbero essere un fattore di progresso per l’Ucraina?
Abbiamo visto che gli Stati Uniti hanno delle serie ragioni, economiche e geostrategiche, per interessarsi dell’Ucraina. Per quanto concerne la democrazia e i diritti dell’uomo, d’altronde, non formulano alcuna raccomandazione concreta nei documenti che abbiamo consultato. Questi due termini sono completamente assenti dai messaggi confidenziali dell’ambasciatore USA a Kiev. Nei Rapporti al Congresso americano, talvolta si trova il termine “democrazia”, ma svuotato di ogni contenuto. In effetti, “democrazia” e “diritti dell’uomo” sembrano essenzialmente servire agli USA come strumenti di comunicazione destinati a mascherare dietro belle intenzioni i loro obiettivi politico-economici.
La domanda tuttavia rimane. Anche se gli Stati Uniti mirassero solo a servire i propri interessi in Ucraina, ciò non potrebbe comunque essere benefico per la società ucraina? Le imprese che investissero nel paese non creerebbero posti di lavoro? Non svilupperebbero le infrastrutture? In fin dei conti, la popolazione non vedrebbe aumentare il proprio livello di vita, il che consentirebbe un maggiore coinvolgimento a livello politico e di reclamare diritti uguali a quelli di cui godono i cittadini dei paesi occidentali? Malauguratamente no.
Prima di tutto, occorre ricordare che non sono i padroni a creare la ricchezza dei loro impiegati, ma gli impiegati che, con il loro lavoro, creano quella dei loro padroni. Ora, perché la ricchezza dei padroni aumenti, essi hanno bisogno che i salari siano i più bassi possibile. E’ per questo che sono attirati dall’Ucraina – dove la manodopera è qualificata e a buon mercato – e non perché sono intenzionati a sviluppare il paese. In Occidente, il relativo livello di prosperità raggiunto dalla popolazione non è il risultato di un “clima favorevole agli investimenti”, ma di lotte sociali spesso lunghe e faticose.
Occorre allora sottolineare che ciò che vogliono gli Stati Uniti in un paese come l’Ucraina, è sviluppare un clima favorevole alle loro imprese, e ad esse solamente. Della maggior parte dei profitti generati da tali imprese che sono passati per le tasche degli azionisti, solo poco denaro viene reinvestito nei paesi dove si sono impiantate. Così, lungi dall’arricchire questi paesi, al contrario li impoveriscono. Alcuni obbietteranno che le imprese sono tenute a pagare le tasse, ma ciò significherebbe dimenticare cosa gli Stati Uniti intendano per “clima favorevole agli investimenti”.
Vorrei terminare citando due estratti di documenti di archivio che mostrano chiaramente che l’obiettivo degli USA in Ucraina non è quello di rendere il paese più prospero e neppure democratico.
Il primo estratto riguarda Viktor Yuschenko. Presidente dell’Ucraina tra il 2005 e il 2010, Yuschenko è stato portato al potere con il sostegno aperto degli USA nel corso della “Rivoluzione arancione”. Dopo la rivoluzione, un rapporto che faceva il bilancio degli avvenimenti è stato presentato al Congresso americano. In linea generale, il rapporto manifestava entusiasmo riguardo a Yuschenko, in cui gli Stati Uniti vedevano l’uomo che avrebbe finalmente messo l’Ucraina sulla strada dell’integrazione euro-atlantica. Tuttavia, un aspetto creava problemi. Infatti nel rapporto si legge: “Gli osservatori occidentali sono inquieti per il fatto che il governo sembri focalizzarsi sull’idea di aumentare le tasse allo scopo di accrescere le spese sociali come promesso durante la campagna, piuttosto che fare delle riforme destinate ad attirare più investimenti stranieri. Infatti, tali misure, attuate senza consultare gli investitori e nelle mani di burocrati corrotti, potrebbero secondo loro scoraggiare gli investimenti nel periodo attuale (6)”. In altri termini, se gli USA hanno sostenuto Yuschenko, è stato perché serve gli interessi degli investitori stranieri e non quelli del popolo ucraino. Poco importa cosa abbia promesso durante la sua campagna, aumentare le spese sociali non è quello che ci si aspetta da lui…
Il secondo estratto riguarda Yulia Timoshenko. Ispiratrice della “Rivoluzione arancione” e poi Primo ministro, è come Yuschenko un personaggio chiave del movimento filo-occidentale in Ucraina. Un dispaccio diplomatico del 2010 riferisce a tal proposito di una conversazione tra l’ambasciatore statunitense e Viktor Pynzenyk, ex ministro delle Finanze. Quest’ultimo, presentato dall’ambasciatore come un “economista rispettato”, aveva lasciato il governo nel 2009 in seguito al rifiuto di Timoshenko di cogliere l’ “opportunità delle riforme che offre la crisi economica”. Nel corso del suo incontro con l’ambasciatore USA, Pynzenyk ha proposto una serie di riforme per lui indispensabili. Tra queste citiamo:
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L’aumento dell’età pensionabile da due a tre anni.
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La soppressione dei prepensionamenti.
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Il blocco delle pensioni per i pensionati che lavorano.
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La triplicazione del prezzo del gas per le famiglie.
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L’aumento dei prezzi dell’elettricità del 40%.
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L’annullamento della Risoluzione governativa che esige il consenso dei sindacati per aumentare il prezzo del gas.
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L’annullamento della Disposizione governativa che proibisce ai fornitori comunali di tagliare le forniture o di multare i consumatori in caso di non pagamento dei servizi comunali.
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La privatizzazione di tutte le miniere di carbone.
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L’aumento dei prezzi dei trasporti, l’annullamento di tutte le agevolazioni.
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L’abolizione dei sussidi governativi per le nascite, i pasti gratuiti e i libri scolastici (è scritto: “le famiglie devono pagare”).
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L’annullamento degli esoneri delle imposte sul valore aggiunto sui prodotti farmaceutici.
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L’aumento delle tasse sulla benzina e l’aumento del 50% delle imposte sui veicoli.
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Il mancato aumento del minimo vitale (introducendo possibilità di pagamento supplementare per chi ne avesse bisogno).
L’ambasciatore statunitense nota a proposito di queste proposte: “Pynzenyk non è un oligarca, ma un professore di economia, uno dei pochi che abbiamo trovato nelle alte sfere del governo in Ucraina. E’ deplorevole che la reticenza di Timoshenko a prendere decisioni difficili sia costata cara al paese, non solamente in termini di deficit, di aumento del debito pubblico e di calo del PIL, ma anche nel senso di scartare intelligenti riformatori come Pynzenyk (7)”.
Ancora una volta, vediamo che la sorte del popolo ucraino conta ben poco agli occhi dei responsabili USA.
Conclusione
Se gli Stati Uniti si interessano all’Ucraina, non è perché i diritti dell’uomo non sono rispettati, perché la stampa non è libera o perché manca la democrazia. Se gli Stati Uniti si interessano all’Ucraina, è prima di tutto per ragioni economiche e geostrategiche, vale a dire: rafforzare la NATO, lottare contro la Russia e impossessarsi di un altro mercato troppo chiuso. Come abbiamo cercato di dimostrare, la loro presenza nella regione non sarà in alcun caso un fattore di progresso per l’Ucraina e la sua popolazione, di cui non potrebbe importare di meno. Così, se si vuole capire perché, alle recenti elezioni, il campo della Timoshenko ha ricevuto un tale appoggio da parte dei paesi occidentali, non bisogna ragionare in termini di democrazia o di diritti dell’uomo. Cercate chi promette l’integrazione nella NATO, l’allontanamento dalla Russia e la creazione di un “clima favorevole agli investimenti”, e troverete il candidato sostenuto dall’Occidente.
NOTE
(1) Sur le rôle de l’OTAN, voir notamment Michel Collon, Libye, OTAN et médiamensonges, Investig’Action/Couleur livres, Bruxelles/Charleroi, 2011.
(2) « Ukraine : Current Issues and U.S. Policy », Rapport au Congrès américain RL33460, 10/09/2008, pp. 14-17 (archive Wikileaks).
(3) « Enlargement Issues at NATO’s Bucharest Summit », Rapport au Congrès américain RL34415, 18/04/2008, p. 23 (archive Wikileaks).
(4) « Permanent Normal Trade Relations (PNTR) Status for Ukraine ans US-Ukrainian Economic Ties », Rapport au Congrès américain RS22114, 30/03/2006, pp. 4-5 (archive Wikileaks).
(5) Câble diplomatique 10KYIV275, provenant de l’ambassade US à Kiev, classé par l’ambassadeur John F. Tefft, 23/02/2010, not. paragraphes 15 et 19 (archive Wikileaks).
(6) « Ukraine’s Orange Revolution and US Policy », Rapport au Congrès américain RL32845, 01/07/2005, p. 3 (archive Wikileaks).
(7) Câble diplomatique 10KYIV278, provenant de l’ambassade US à Kiev, classé par l’ambassadeur John F. Tefft, 24/02/2010, paragraphes