di Mauro Gemma
Riteniamo francamente perlomeno di cattivo gusto la performance che ha visto protagonista, in una delle principali cattedrali della Chiesa ortodossa di Mosca, il gruppo musicale russo delle “Pussy Riot”.
Comunque si voglia giudicare le posizioni politiche delle rock star russe e il processo che le ha coinvolte dopo la “bravata”, certo non spontanea ma sicuramente preparata, secondo molte testimonianze, con complicità in Occidente (LINK), consideriamo sorprendente il fatto che persino eminenti stelle del pop italiano e ambienti intellettuali di un certo prestigio si siano così scomodati (anche questo frutto di una reazione spontanea?) a sostegno di un gesto che, se avesse invece riguardato una qualunque parrocchia cattolica del nostro paese, avrebbe ricevuto sicuramente (e giustamente) la riprovazione dell’intera opinione pubblica, con tanto di accorati attestati di solidarietà alle gerarchie ecclesiastiche, anche da parte delle organizzazioni della sinistra e non solo delle massime autorità dello Stato.
Per questa ragione, consideriamo pure sorprendente (e per certi versi, sconcertante) lo spazio assolutamente spropositato che certa informazione “di sinistra” italiana, anche di quella “alternativa” (incredibilmente così reticente a contrastare la campagna che in Occidente, e in Italia in particolare, sta preparando l’opinione pubblica a una nuova guerra contro la Siria con il coinvolgimento del nostro paese) ha dedicato all’argomento, sposando senza alcuno scrupolo critico, il nuovo tentativo di innescare i pretesti per l’ennesima provocazione all’insegna di una “rivoluzione colorata” che, del resto, il popolo russo ha ripetutamente dato prova di non gradire.
Non possiamo che constatare con amarezza che pure siti di partiti appartenenti alla stessa Federazione della Sinistra (tra questi, con particolare accanimento, il sito Controlacrisi.org del PRC) si sono distinti nel quotidiano stillicidio di recriminazioni contro la Russia, impegnata, guarda caso, nell’opporre in questo momento la più ferma opposizione, all’ONU e in altre sedi, ai piani di guerra in Medio Oriente dell’imperialismo (e del governo italiano che proprio per questa ragione, certo non casualmente, la Russia ha ripetutamente e aspramente criticato).
E allora appare ancora più significativa , in assoluta controtendenza rispetto alle prese di posizione e ai nostrani commenti in merito alla vicenda delle “Pussy Riot”, la dichiarazione (LINK) rilasciata qualche giorno fa da Ghennady Zyuganov, leader del Partito Comunista della Federazione Russa, la principale forza di opposizione presente nel parlamento nazionale.
Si tratta di una presa di posizione, a cui non sfugge certamente la portata dell’attacco che, in nome dei valori della “civiltà occidentale” viene sferrato dall’imperialismo contro la Russia, a sostegno di quegli ambienti politici e intellettuali (peraltro ampiamente screditati tra l’opinione pubblica del paese) che rimpiangono con nostalgia il primo decennio della presidenza di Eltsin, seguita alla caduta del socialismo sovietico e segnata da un processo di perdita dell’indipendenza e di progressiva subordinazione agli interessi dell’imperialismo occidentale a cui si è cercato, pur tra enormi contraddizioni e le pesanti interferenze esterne, di porre un freno a partire dall’inizio del XXI secolo.
Secondo Zyuganov (che comunque considera il processo alle tre “Pussy Riot” alla stregua di un puro strumento amministrativo che può solo favorire la lotta contro “la base spirituale della Russia” aggravando la situazione, e che non risparmia, a conclusione della dichiarazione, le abituali dure critiche alle autorità, accusate di ipocrisia nell’utilizzo dei simboli religiosi), il gesto “blasfemo” delle “Pussy Riot” è stato vissuto dai credenti ortodossi, che sono “la maggioranza assoluta in Russia” come un vero e proprio “schiaffo”.
“A mio avviso”, prosegue Zyuganov, “negli ultimi tempi stiamo assistendo a una lotta molto dura contro il cristianesimo come fenomeno culturale” e, dopo avere rilevato autocriticamente i “i molti stupidi errori” commessi dai comunisti verso il fenomeno religioso ai tempi del socialismo, definisce “estremamente pericoloso per tutti il tentativo di avviare un processo contro le nostre radici spirituali”.
Comunque la si voglia giudicare, la dichiarazione di Zyuganov esprime pienamente i sentimenti più profondi del popolo russo, a cui i comunisti si sentono vicini, a maggior ragione dopo le lezioni del passato e le cocenti sconfitte subite.
E non sarà certo la spocchia colonialista e la presunzione di “superiorità civile” (certo non dissimile da quella dei tempi di “faccetta nera”) dei fautori dell’ “imperialismo democratico”, impregnata di disprezzo per la Russia, la sua storia e i suoi valori culturali, a impedire che le velleità dei gruppi di élite borghesi (notoriamente diretti dal personale corrotto al potere nell’era di Eltsin, lo stesso che, in nome della “democrazia occidentale”, non esitò a massacrare i difensori del parlamento russo nel 1993), che dall’Occidente sono sistematicamente finanziati e sponsorizzati, vadano a scontrarsi contro un muro: quello di un popolo che, dopo il decennio dello sfascio eltsiniano, ha riacquistato definitivamente la consapevolezza della propria dignità nazionale e che, come dimostrano anche le diverse tornate elettorali degli ultimi decenni, non intende certo soggiacere alle imposizioni del “nuovo ordine mondiale” gradito agli USA e alla NATO,
Occorre che l’Occidente e la sua opinione pubblica manipolata (a volte anche “a sinistra”, purtroppo) se ne facciano una ragione.
E non saranno sicuramente le pagliacciate di alcune cantanti in cerca di notorietà internazionale a cambiare la situazione. A dispetto anche dei tanti “esperti” di casa nostra che, a più o meno inconsapevole supporto dei piani che l’imperialismo ha in progetto per “civilizzare” la Russia, le hanno trasformate in improbabili “vittime della lotta per i diritti umani”.