I nazisti che siedono nel parlamento di Kiev impediscono al leader comunista di parlare. Come in Italia, ai tempi di Mussolini.

Al parlamento ucraino, il capo del gruppo comunista Petro Simonenko, accusa i nazionalisti di aver lavorato per gli USA e per l’UE, di aver voluto lo scontro con la Russia e di aver favorito con le loro politiche la divisione del paese.

Simonenko accusa le forze governative dell’uso della violenza e delle bande armate nel golpe di febbraio, e denuncia il fatto che oggi la giunta invia bande armate contro i manifestanti delle regioni sudorientali che vogliono difendere i propri diritti.

Il segretario comunista denuncia gli arresti indiscriminati e viene interrotto, allontanato dal microfono dai nazionalisti che scatenano la rissa. Tra i fascisti, sono visibili anche coloro che hanno pestato il direttore della TV di stato qualche settimana fa.