I comunisti russi: “Poroshenko scende a patti perché ha perso”

da kprf.ru | Traduzione dal russo di Mauro Gemma

poroshenko occhioDichiarazione di Ivan Melnikov, primo vicepresidente del Partito Comunista della Federazione Russa

Gli accordi tra il presidente russo Vladimir Putin e il presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko sulle misure in merito alla cessazione del fuoco nel Donbass rappresentano una buona notizia, che assume importanti connotati politici”

“E’ davvero un’ottima notizia, dal momento che il PCFR ha sempre posto l’accento sul fatto che l’essenziale era rappresentato dalla cessazione del bagno di sangue. Naturalmente accogliamo con favore qualsiasi passo verso la realizzazione di tale obiettivo”, ha dichiarato Ivan Melnikov ad “Interfax”.

Allo stesso tempo il politico osserva che sarebbe importante capire quale sia il contesto politico che sta dietro a tale accordo. “Ed è semplicemente quello per cui al signor Poroshenko non resta altra via d’uscita, poiché ha perso. E non ha perso solo nei confronti della milizia popolare, ma anche agli occhi del proprio popolo, sia di quella sua parte, che è stata bombardata per suo ordine, che di quella che premuto il grilletto”, ha affermato I. Melnikov.

“E’ molto importante che lo si capisca, non solo noi, ma anche la comunità internazionale” ha proseguito. “Coloro che si sono schierati su posizioni filo-americane non lo hanno mai capito, mentre chi ha assunto una posizione critica, pensando seriamente alla sicurezza globale nel mondo e in Europa, a poco a poco è giunto a comprenderlo”

“Tuttavia”, ha aggiunto Melnikov, “sia il presidente della Russia che il nostro paese, come è noto, non sono parte del conflitto”.

“Ma non è un segreto che l’elevato livello dell’autorità di Vladimir Putin consente di esercitare un’influenza sulla situazione. Soprattutto da quando la Russia non si limita a esprimere solo “preoccupazione”, ma si impegna concretamente nella fornitura di aiuto umanitario alle vittime. Come è stato riconosciuto dall’ONU”.

Ivan Melnikov ha espresso la speranza che Kiev mantenga la parola data, “anche se l’esperienza dimostra che con costoro occorre sempre stare all’erta”.