Donbass: Non faremo un passo indietro

donbass sputnikdi Clara Statello

L’attentato a Zacharchenko, avvenuto venerdì pomeriggio al caffè Separ, in pieno centro di Donetsk, ha causato altri cinque morti e 11 feriti. Tra le vittime ci sarebbe anche un bambino. Il luogo dell’esplosione si trova a poche centinaia di metri dalla sede di un Ocse, ridotto sempre più a fantoccio omertoso e silente. L’attentato è stato seguito da un intensificarsi del fuoco di copertura sulla linea del fronte, ma l’esercito popolare è riuscito a bloccare ogni velleità di avanzata degli ucraini. Eduard Basurin, comandante del comando operativo, ha dichiarato al canale televisivo Russia 24, di aver registrato movimenti delle truppe ucraine lungo la linea di contatto, livello massimo di allerta. 

Intanto il nuovo Presidente della Repubblica Popolare, Dmitry Trapeznikov, ha ripristinato il coprifuoco e dichiarato tre giorni di lutto. I funerali si terranno il 3 settembre. A causa del lutto, l’apertura dell’anno scolastico verrà posticipata dall’1 al 4 settembre.

Il comando operativo del Donbass ha pochi dubbi che dietro l’attentato ci siano i servizi ucraini, sotto il comando delle forze statunitensi: 

“Il nemico non ha l’opportunità di approfittare della situazione creata e violare i nostri confini”, dichiara con un messaggio “Il regime ucraino pagherà amaramente il sordido colpo a noi inflitto”.

Se confermate queste dinamiche, l’assassinio di Zakhaechenko sembrerebbe più un tentativo di colpo di mano violento e criminoso, qualcosa di più che una destabilizzazione: un tentato colpo di stato. Le autorità indicano nel governo ucraino il mandante. 

Trapeznikov, infatti, annuncia che i sospetti attentatori detenuti ieri, avrebbero confermato il coinvolgimento di Kiev nella strage del caffè Separ. Non ha dubbi la portavoce esteri di Mosca, Maria Zacharova, che ieri, senza indugio, ha attribuito all’Ucraina la responsabilità del crimine e invocato una commissione d’inchiesta super partes della comunità internazionale, data l’incapacità del governo di Kiev di poter condurre le indagini in maniera imparziale. Un attacco che mostra la volontà dell’Ucraina di non voler dialogare, di volere accordarsi e di non fermarsi davanti a nulla. “Non sarebbe un caso che l’attentato sia avvenuto un giorno prima dell’apertura scolastica, quando i bambini tornano in città dalle vacanze” continua la portavoce russa.

Non si è fatto attendere il commento di Putin, che è intervenuto personalmente, con un comunicato ufficiale a poche ore dall’accaduto, per porgere le sue “profonde condoglianze per la tragica morte del capo della Repubblica Popolare”. Ha definito la strage un “crimine spregevole”, compiuto da chi vuole allontanare la pace, da chi ha scelto la via della destabilizzazione e del terrore. Putin affida a un telegramma alla repubblica di Donetsk queste dure parole di condanna dell’attentato:

L’omicidio vile di Alessandro Zakharchenko, è un’ulteriore prova che coloro che hanno scelto la via del terrore, della violenza, dell’intimidazione, non vogliono cercare una soluzione politica pacifica del conflitto e che non si vuole condurre un vero dialogo con i popoli del Sud-Est.

Dello stesso avviso è il presidente della Duma di Stato, Vyaceslav Volodin: 

L’assassinio del capo della DNR è il caos, che azzera il significato degli accordi di Minsk e di tutti i passaggi intrapresi da diversi anni, dalla Russia e dalla comunità internazionale per fermare la guerra in Ucraina sud-orientale. 

Putin auspica che gli attentatori ricevano una meritata punizione per il loro crimine e promette che non riusciranno a mettere in ginocchio il popolo del Donbass.

L’Ucraina respinge al mittente le accuse e parla di complotti e auto-attentati, di conflitto di potere interno. Il comando militare ucraino nega di aver cercato di sfondare le postazioni dell’esercito popolare.

Che l’omicidio di Zacharchenko sia un tentativo di colpo di stato teleguidato da Kiev o meno, una cosa è certa: l’eliminazione di uno dei firmatari del pacchetto di misure di Minsk, rischia di far saltare il tavolo di pacificazione. Eventualità che Mosca teme e Kiev auspica. Il regime di Poroshenko ha infatti compiuto notevoli sforzi per disattendere puntualmente l’agenda di Minsk.

Notevole è anche la capacità profetica di un blog ucraino, unian.info, che in data 28 agosto prevedeva l’imminente liquidazione del Presidente della DNR. E’ riportato che secondo Yuri Karin, giornalista militare, Zacharchenko sarebbe stato sostituito con una personalità più consona al dialogo con Kiev. “Sarà sostituito anche in modo drammatico”. Secondo la fonte ucraina la sostituzione sarebbe avvenuta per via giudiziaria, con una commissione che avrebbe dovuto indagare per abuso d’ufficio e corruzione, non con una strage sanguinaria. Ci si chiede se la pubblicazione di questo articolo inquietante sia una casualità o un tentativo di intorbidire ancor più le acque, mettere le mani avanti e creare la cornice per poter rimbalzare le accuse di questo orrendo crimine sulla Russia.

Di certo si sa che il colpo è duro, ma la guerra non è persa. Un popolo che è abituato alla morte, che forgia l’acciaio, scava tunnel nella terra e resiste da quattro anni a una guerra fratricida voluta dalle oligarchie occidentali e dalla Nato, non si lascerà intimidire così. Il Donbass che resiste a testa alta non si piega.

“Non faremo un passo indietro rispetto alla rotta scelta” afferma il nuovo presidente Dmitry Trapeznikov “indipendentemente da quanto il nemico voglia intimidirci e portarci fuori strada”. Non ci saranno fallimenti, non ci saranno interruzioni. Le accieirie continueranno a produrre, i servizi pubblici continueranno a funzionare, le pensioni e i sussidi sociali continueranno ad essere erogati. La vita continuerà in nome di Zacharchenko. Uccidono un uomo, nasce un Eroe. Un simbolo della Patria e della liberazione del fascismo USA/UE.