Diciamo tutta la verità su chi sta provocando la guerra ai confini della Russia

Taliban-attack-NATO-basedi Mauro Gemma

E’ troppo lungo mettere in fila tutte le tappe che hanno contraddistinto l’escalation della NATO verso i confini della Russia dal momento dell’implosione dell’URSS (e anche prima) fino ad oggi. Della Jugoslavia si ricorda la guerra scatenata nel 1999 senza mandato del Consiglio di Sicurezza. Preceduta dallo sforzo dell’Occidente di favorirne la disintegrazione. Dopo la guerra, il rovesciamento del governo di Milosevic e, in seguito, il riconoscimento di uno stato fantoccio come il Kosovo. Intanto, una dopo l’altra, le nazioni che di volta in volta hanno aderito (o meglio, sono state annesse) all’Unione Europea, venivano inglobate nella NATO. Si è proceduto così a circondare la Russia di una rete fittissima di basi militari con installazioni missilistiche puntate in direzione di Mosca. Persino San Pietroburgo (Leningrado) è minacciata da un attacco delle testate installate a poche decine di chilometri nei paesi baltici che già facevano parte dell’URSS.

Questi paesi sono zeppi di basi di addestramento di quanti, in Russia e nei paesi suoi alleati, operano attivamente per destabilizzare i governi lì installati. Centinaia di fondazioni statunitensi e occidentali hanno agito indisturbate in questi anni, attivando i più sofisticati metodi di propaganda e guerra psicologica, utilizzati nei vari tentativi di destabilizzazione di governi non graditi. Per non parlare poi dello scudo anti-missili che non si è certo rinunciato ad installare in questi anni, su cui un partito comunista come quello della Repubblica Ceca ha sempre messo in guardia e ha cercato di mobilitare un ampio movimento. E come non ricordare la guerra scatenata dalla Georgia su istigazione della NATO, a cui la Russia però reagì, a dispetto delle speranze degli imperialisti? Alla conta mancava la Moldavia, grazie ad anni di direzione comunista che aveva garantito lo status di neutralità. Oggi, sembrerebbe che sia a uno stadio avanzato l’inglobamento anche di questa piccola repubblica, oggetto delle velleità annessionistiche della Romania. E si potrebbero citare ancora molti altri episodi che hanno marcato questa “avventura” dell’alleanza militare imperialista. Ora è arrivato il momento dell’Ucraina, dopo che per mesi abbiamo assistito alla processione di ministri, politici occidentali, al sovvenzionamento e all’armamento di bande di nazisti che hanno rovesciato un governo legittimo, eletto in una consultazione che tutti gli osservatori internazionali avevano considerato assolutamente corretta. E ora, come viene testimoniato, al confine polacco sono già pronti i mezzi militari della NATO in attesa del via libera per entrare in Ucraina. E nel frattempo si permette al nuovo governo di varare leggi che favoriscono la pulizia etnica dei cittadini russi e russofoni (e anche delle altre minoranze etniche), soffiando così sul fuoco delle tensioni, soprattutto in Crimea e nelle regioni orientali e si scatena la caccia alle streghe contro comunisti e oppositori politici. La reazione delle popolazioni del sud est era prevedibile: il non riconoscimento del colpo di Stato a Kiev e la decisione di assumere il controllo delle amministrazioni. A deciderlo sono state manifestazioni che per imponenza hanno certamente superato quelle del Majdan. La volontà dei cittadini di quelle regioni è evidente: non soggiacere ai ricatti dei nazisti al governo a Kiev e della NATO. Questi sono i fatti. 

E’ amaro affermarlo: ma di fronte a questa scalata dell’avanzata imperialista ad Est, da noi “a sinistra”, salvo poche eccezioni, in tutti questi anni si è quasi fatto finta di niente. Quello che stava accadendo non è mai importato a pressoché nessuna delle organizzazioni della cosiddetta “sinistra radicale”. A parte poche eccezioni (PdCI, Rete dei comunisti), non abbiamo mai assistito, non solo a mobilitazioni, ma neppure a semplici prese di posizione su quanto stava evolvendo in quell’area del mondo, se non per denunciare, a rimorchio di tutte le campagne propagandistiche della NATO, determinati atti dell’amministrazione russa. 

Ora, c’è solo da augurarsi che si abbia la compiacenza di non allinearsi alla tesi falsa dell’occupazione russa dell’Ucraina. I militari russi in Ucraina stanno solo presidiando le loro basi in Crimea (esattamente come prima). I militari russi altrove non ci sono. A chiedere autonomia ed emancipazione dal controllo dei golpisti sono milioni di cittadini dell’Ucraina del Sud-Est che si sono auto-organizzati. Questa è la verità. Mi auguro che nessuno, a sinistra, la metta in discussione, accodandosi, più o meno consapevolmente, alle tesi che sono così care all’imperialismo e ai suoi vassalli come il nostro governo. Ma confesso che ho poca fiducia.