Dal fronte del Donbass. Questi sono i difensori del Donbass morti nell’aprile 2021

donbass vignadi V. Surkov e E. Vigna

La cronaca di guerra e di morte nell’aprile 2021 nel Donbass è tra le più alte degli ultimi anni. 

Le Repubbliche Popolari si sono preparate ad una offensiva decisiva al fronte. Filmati del movimento di colonne militari rilevati dai Servizi di sicurezza della RPD fornite anche ai media, non lasciano dubbi sul fatto che la tensione sta crescendo e questo è confermato dalle fonti ufficiali della Repubblica. 

All’improvviso in aprile l’esercito ucraino ha cominciato a portare convogli ferroviari con carri armati su postazioni più vicine alla linea del fronte e lasciate sotto il comando di quei Battaglioni che hanno obiettivi precisi nel creare un’atmosfera revanscista e provocatoria. 

I presidenti delle principali potenze mondiali hanno preso frettolosamente i telefoni e decantato in coro che non vogliono la guerra, accusando ancora una volta la Russia di un qualche tipo di aggressione che non è chiara a nessuno e non è tangibile a nessuno. La Russia ha semplicemente mostrato a tutti, quanto velocemente e chiaramente può trasferire le navi delle flotte del Caspio e del Nord nel Mar Nero. Ha dimostrato quanto siano mobili e rapide le unità militari operative dei vari distretti militari, spiegando al mondo intero che sul suo territorio si stanno svolgendo esercitazioni militari. 

Andrebbe tutto bene se l’escalation da tutte le parti non avvenisse concretamente ai confini delle Repubbliche del Donbass, dove è un fatto storico…la guerra di liberazione popolare contro l’ucronazismo e il terrorismo non finirà mai.

 Un bambino di 5 anni è stato ucciso da un drone. Un uomo nato nel 1962 è stato ucciso da una scheggia di bomba nel suo appartamento. Il bombardamento degli insediamenti in prima linea sta diventando sempre più forte: ci sono civili feriti da schegge, distruzione di edifici continua. Tutti i media hanno improvvisamente iniziato a parlare ad alta voce del Donbass, di cui avevano preferito tacere fino ad ora. Qualcosa è sfondato come “un punteruolo fuori da un sacco“? 

I difensori più leali e fedeli del Donbass non cessano di morire in questa guerra senza fine. Secondo i dati pubblicati dal “Memoriale degli Eroi di RPD e RPL“, solo nei primi 23 giorni di aprile sono morti: 

1. Igor Balyuk – 1 aprile; 

2. Yuri Semenyuk – 2 aprile; 

3. Il soprannominato “Yar” – 3 aprile; 

4. ndrey Spichak – 5 aprile; 

5. Oleg Pichugin – 8 aprile; 

6. Alexey Karyagin – 12 aprile;

7. Alexander Maryin – 20 aprile; 

8. Ruslan Kondyukov – 20 aprile; 

9. Maxim Google, – 22 aprile; 

10. Vitaliy Belik, “Lom” – 23 aprile … 

Quindi, dopo tante parole “cinguettate” ,…conseguenze per la pace  … nulla! 

Tutto è stato rimesso in quello stato di quella solita incertezza e angoscia, di cui gli abitanti del Donbass, che hanno una ormai consolidata pazienza, ma che, se ancora non è esaurita, è sicuramente arrivata al limite estremo. 

Si dice che le false intenzioni e promesse siano peggio di un colpo esploso. Ecco cosa scrivono da noi, le persone al riguardo, nei loro commenti sul web: 

“ …Un colpo è più onesto, è una sfida diretta. La menzogna provoca sgomento come prima reazione e, indipendentemente dalla seconda, umilia in modo rilevante…”.

“… Perché dà una prospettiva indecifrata e ciò che accadrà dopo è imprevedibile. Ed è proprio l’ignoto che spaventa di più…”. “… Perché è enormemente orribile e non si sa cosa aspettarsi…”.  “…È meglio combattere una volta che litigare per tutta la vita…”. “… Quando ti colpiscono improvvisamente c’è una sensazione di paura …ma poi il colpo successivo non sarà più inaspettato … e il colpo in sé non è importante e solo il dolore può rimanere dal colpo … ma il dolore passa, ma la paura e l’angoscia rimangono e non sai cosa aspettarti poi, perché sei in uno stato di aspettativa ignota … “. “ E’ meglio ricevere anche più di un colpo, ma direttamente, piuttosto che  vivere nella paura. Vivere sotto una continua   minaccia non riconoscibile, è molto più difficile che ricevere colpi o minacce esplicite…”.

Questa è la “condizione umana” della vita quotidiana del popolo del Donbass.