Traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it
Ci sono diverse coincidenze nella violenta escalation che ha avuto luogo in Nicaragua negli ultimi giorni e le guarimbas organizzate dall’anti-chavismo sia nel 2014 che nel 2017. Non è solo chi finanzia queste operazioni ma il modo in cui operano sulla strada, sui social media e sui social network. I sette confronti che seguono lo confermano.
1. Armi non convenzionali. L’uso di armi artigianali per affrontare le forze di sicurezza cerca di creare una linea di demarcazione tra protesta pacifica, le tattiche di sovversione e la guerra urbana, in modo che la responsabilità dei morti saranno attribuite al governo, nel quadro di un disegno accusatorio di “violazione dei diritti umani”.
Biglie, mortai, razzi, tra gli altri, sono utilizzati da gruppi di scontro formati da mercenari in Venezuela e hanno causato danni ad Adrián Duque, Armando Cañizalez, César Pereira, Diego Arellano, Miguel Castillo, Roberto Durán e Yeison Mora, uccisi da sfere di metallo o da biglie dallo stesso lato delle dimostrazioni. Anche Andrés Uzcátegui, Nelson Arévalo Avendaño, Neomar Lander e Engelberth Duque Chacón sono stati uccisi maneggiando esplosivi artigianali.
Durante le violenti proteste in Nicaragua i gruppi armati che assumono l’avanguardia utilizzano dispositivi simili.
Per evitare confusioni dovute alla somiglianza delle immagini, la prima foto corrisponde al Venezuela e la seconda al Nicaragua.
2. Campagne di rumors. Informazioni non confermate sono generate da operatori di guerra psicologica che usano i social network come amplificatori per creare ansia e panico nella popolazione. Tra le proteste in Venezuela dell’anno scorso, alcuni leader dell’opposizione hanno condotto una campagna di rumors per collegare il governo venezuelano al presunto uso di armi chimiche, con l’obiettivo di attirare l’attenzione dei media internazionali e generare terrore nell’opinione pubblica. All’epoca, sull’altra sponda dell’Atlantico, il governo siriano era stato accusato di aver effettuato un attacco chimico ed è stato successivamente confermato che il presunto attacco era una montatura per giustificare una campagna di bombardamenti degli Stati Uniti sul paese arabo.
Cercando di emulare lo stesso senso di opportunità in Nicaragua l’uso dei rumors è stato fatto per collegare il governo all’uso di armi chimiche, una menzogna che, anche se è smentita, ha dato ossigeno alla violenza attraverso le reti sociali.
3. Manipolazione delle cifre relative ai decessi. Le persone uccise durante gli eventi violenti sono riportate senza alcuna spiegazione o specificazione, e così, come in Venezuela, i media accusano il governo o i “gruppi armati”. Con questa tattica nell’uso dei media viene redatto un dossier che potrebbe consentire, a seconda delle circostanze, un intervento esterno o un colpo di Stato. Media come ABC hanno lanciato una cifra di morti che nemmeno i media locali possono confermare. Come abbiamo visto nella “coincidenza” precedente, queste stime sono state messe in pratica da operatori con una lunga esperienza nella guerra d’informazione contro il Venezuela.
In Nicaragua i media internazionali danno voce a “rapporti” fantasma che parlano di più di 20 vittime, sono però incapaci di confermare o meno queste notizie.
Applicando la stessa manovra disinformativa, si è cercato di nascondere il fatto che nel 2017, ad esempio, in Venezuela morirono 25 persone che passavano nelle vicinanze di una manifestazione, ma non erano direttamente coinvolte. Casi come quelli di Almelina Carrilo (Caracas) o di Paola Ramírez (Táchira), omicidi commessi da manifestanti dell’opposizione, sono stati utilizzati dai mezzi di comunicazione per innescare un’escalation della violenza, ritenendo il governo responsabile seppur senza una verità giudiziaria sui casi.
4. Saccheggi e danni a proprietà pubbliche e private. Gruppi armati in Nicaragua hanno saccheggiato diversi locali di elettrodomestici e persino motocicli in alcune parti del paese e hanno causato danni alle strutture statali, come ospedali e istituti educativi. Il profilo della violenza è stato professionale e si è concentrato non solo sulle infrastrutture di servizi chiave per la vita quotidiana della popolazione ma anche su simboli e istituzioni del potere statale.
A esto los conspiradores de la embajada gringa en #Nicaragua @USEmbNicaragua llaman "protestas pacificas", vean: https://t.co/mFeKywl0uv pic.twitter.com/RZFmjEV6IR
— @MukasWeb | Vladimir (@mukasweb) 22 aprile 2018
Eventi simili si sono verificati nel comune di Chacao, nello Stato di Miranda, Venezuela, quando gruppi di assalto finanziati dall’anti-chavismo hanno incendiato e attaccato edifici pubblici come la Direzione Esecutiva della magistratura della Corte Suprema di Giustizia. Questo è solo un piccolo esempio fra quelli di incendi di squadre di trasporto pubblico, biblioteche ed ospedali nel 2017.
5. Uso di cecchini. In Venezuela uccisioni mirate sono state effettuate con cecchini, il sergente Niumar Sanclemente (Miranda) e l’agente di polizia del Carabobo Jorge Escandón sono stati uccisi con colpi precisi. Anche Jesús Leonardo Sulbarán e Luis Alberto Márquez, lavoratori del governatorato di Mérida, sono stati colpiti da colpi sparati da diversi edifici in questo stato.
Il giornalista Angel Gahona di un canale televisivo di Stato è stato assassinato sabato sera mentre trasmetteva gli eventi su Facebook Live da Alcadìa de Bluefields, Nicaragua. Stava camminando dietro le forze di polizia e un colpo d’arma da fuoco lo ha colpito alla testa davanti a decine di persone. Dall’11 aprile 2001, passando per l’Euromaidan fino al Nicaragua, i cecchini sono stati una risorsa ricorrente nelle operazioni di colpo di Stato condotte dagli Stati Uniti.
6. Uso di influencers del mondo dello spettacolo. Strumentalizzare la sensibilità delle persone legate all’industria dell’intrattenimento è una risorsa pubblicitaria di successo nel sostegno alle giornate di violenza, in strati sempre più ampi dell’opinione pubblica. Questo catalizzatore è ancora utile per questo tipo di operazioni; nel caso del Venezuela ci sono stati troppi personaggi dello spettacolo che hanno dimostrato il loro orientamento contro il chavismo.
Los artistas están preocupados por que lo que pasa en Venezuela. #18FLeopoldoTeAcompanoTrancandoMiCalle pic.twitter.com/IZau72vbWP
— Gracias Dios TV (@GraciasDiosTV) 18 febbraio 2014
In Nicaragua questa risorsa è stata applicata anche attraverso riferimenti musicali internazionali: Miss Nicaragua 2018 Adriana Paniagua ed altri personaggi dell’industria dello spettacolo locale.
7. Simboli e glorificazione della morte. Le liste di morti dipinte con gesso sul pavimento utilizzato in Nicaragua sono simili a quelle scritte in Venezuela durante le guarimbas del 2017, questo con lo scopo di occultare le cause di ogni caso e trasferire al governo le cicatrici della violenza umana. Anche se tra i morti, sia in Venezuela che in Nicaragua, ci sono membri delle forze di sicurezza, studenti, lavoratori e attivisti politici, è importante che i media utilizzino liste false e le conferiscano un’estetica di “lotta non violenta” che, essendo riconosciuta a livello internazionale, svuota queste morti di qualsiasi significato locale trasformandole in prodotti di consumo.
Altre coincidenze fanno parte di questo meccanismo attivato in Nicaragua: il sostegno del clero cattolico ai “manifestanti”, la “preoccupazione” del governo statunitense, l’assunzione di criminali nelle proteste e la continua giustificazione e sponsorizzazione delle ONG, dei media e delle élite economiche promosse da Washington attraverso i suoi meccanismi di soft power.
E per concludere la coincidenza politica di fondo: nessuna delle due nazioni attaccate è geopoliticamente allineata con gli Stati Uniti, il grande promotore globale di questi metodi di colpo di Stato.