di Gianni Minà | da il Manifesto, 24 aprile 2013
In questi giorni in cui si svolge a Perugia il Festival internazionale di giornalismo dove la stella è Yoani Sanchez, la blogger cubana che, come hanno mostrato i documenti di Wikileaks, lavora esplicitamente per il Dipartimento di Stato americano e per le agenzie della Cia, un recluso in attesa di processo da dieci anni, con un magistrale articolo di opinione ospitato sul New York Times, denuncia la perdurante violazione dei diritti umani nella base di Guantanamo da parte dell’Amministrazione nordamericana. Una violazione alla quale il Presidente Obama aveva promesso, nel suo precedente mandato, di porre fine, senza essere riuscito però a mantenere la parola. Anzi, È di questo inizio d’anno un documentato e preciso comunicato stampa di Amnesty International che chiede al presidente Obama di rimediare ai fallimenti sui diritti umani del suo primo mandato e lo sollecita a riprendere in considerazione la promessa fatta nel 2009 di chiudere il centro di detenzione e “di impegnarsi a rilasciare i detenuti o a sottoporli a processi equi”. Non ha avuto risposta. Eppure Amnesty ricorda che oggi a Guantanamo vi sono ancora 166 detenuti e che dal 2002 la prigione ne ha ospitati 779, la maggior parte dei quali vi ha trascorso diversi anni senza accusa né processo.