Editoriale di “Vermelho”, portale web del Partito Comunista del Brasile (PCdoB)
Traduzione di Marx21.it
La lotta per l’emancipazione dei popoli e delle nazioni delle Americhe ha vissuto negli ultimi giorni un episodio di trascendenza storica. Si è svolto, il 10-11 aprile, nella Città di Panama, il 7° Vertice delle Americhe, che si è trasformato nello scenario di una nuova battaglia per l’affermazione della sovranità e dell’indipendenza nazionale dei paesi della regione.
L’ideale del Liberatore Simon Bolivar della creazione di una “grande Patria Americana” che ha ispirato innumerevoli lotte e battaglie per l’indipendenza nel corso di due secoli, è stato presente nella riunione di Panama, sia nell’incontro dei movimenti sociali, che ha mobilitato centinaia di attivisti e dirigenti, che nel Vertice dei capi di Stato e di governo.
L’incontro di Panama è stato segnato da due avvenimenti inediti. E’ stata la prima volta che i 35 paesi delle Americhe si sono seduti attorno allo stesso tavolo, con un invito formulato a Cuba dal governo del paese ospitante, dopo molti anni durante i quali i governi progressisti avevano chiesto la presenza dell’isola socialista che era esclusa da questo tipo di conferenza inaugurata nel 1994 dagli Stati Uniti. E’ stato anche il momento in cui i presidenti di Cuba e degli Stati Uniti si sono incontrati per la prima volta dopo più di cinque decenni, dando corso a intese per l’allacciamento di relazioni diplomatiche e per la fine dell’odioso blocco imposto dall’imperialismo alla maggiore delle Antille.
In forma peculiare, il Vertice delle Americhe ha confermato la tendenza inesorabile nell’evoluzione della lotta politica nella regione latinoamericana e caraibica, con l’affermazione del diritto delle nazioni che ne fanno parte ad essere padrone del proprio destino. A essere precisi, tale tendenza si era rivelata irreversibile quando, il due e tre dicembre 2011, fu creata la Comunità degli Stati Latinoamericani e dei Caraibi (Celac), evento che ha inaugurato una nuova fase nella storia della Nostra America.
Allora, Fidel e Raul Castro lo avevano definito il più importante evento istituzionale in due secoli di lotta dei popoli latinoamericani, essendosi resa evidente la scelta patriottica di questi popoli per la pace, lo sviluppo, l’integrazione, la cooperazione, la solidarietà, l’indipendenza, la sovranità, l’identità e il diritto a scegliere proprie strade per elevare la propria vita politica e sociale.
Nel Vertice di Panama, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, non si è più incontrato, a differenza della maggioranza dei suoi predecessori, con dittatori o governanti civili reazionari, fantocci dell’impero, compiacenti con le politiche delle “cannoniere”, del “buon vicinato”, dell’ “Alleanza per il Progresso”, dell’ “allineamento automatico” e dell’Alleanza del Libero Commercio delle Americhe (Alca). Questa volta, il capo di turno della Casa Bianca si è trovato con i leader che dialogano su un piano di parità e fanno sentire la loro voce alta di rappresentanti di popoli dignitosi.
Il Vertice delle Americhe di Panama entra nella storia come il foro in cui si è affermata la solidarietà con il Venezuela Bolivariano, il rifiuto dell’interventismo e del golpismo imperialista e oligarchico, dei tentativi destabilizzatori e delle ingiuste sanzioni; l’impegno alla soluzione pacifica del conflitto colombiano, alla pace democratica e al progresso sociale; il sostegno alla lotta per l’indipendenza di Porto Rico; la denuncia dell’offensiva consistente nel tramare e fomentare i cosiddetti “golpes suaves”, nuovi tipi di intervento che utilizzano i mezzi di comunicazione privati e monopolistici e le Organizzazioni Non Governative (ONG) che operano al soldo di potenze imperialiste; la ratifica dei percorsi di integrazione scelti dai governi progressisti, strade irreversibili, risultanti dalla formazione di un nuovo polo geopolitico mondiale a favore della pace, dello sviluppo e del progresso sociale.
In questo quadro, acquistano rilievo le parole del presidente cubano, Raul Castro, sulla nuova realtà latinoamericana: “Le relazioni emisferiche, a mio parere, devono mutare profondamente, in particolare negli ambiti politico, economico e culturale; perché, basandosi sul Diritto Internazionale e sull’esercizio dell’autodeterminazione e dell’uguaglianza sovrana, siano centrate sullo sviluppo di rapporti reciprocamente vantaggiosi e sulla cooperazione per servire gli interessi di tutte le nostre nazioni e gli obiettivi che proclamano”.
Il Vertice delle Americhe è stato anche lo scenario in cui si è riaffermata la scelta di un nuovo percorso di sviluppo, in contrasto con il modello neoliberale. Il nuovo paradigma è caratterizzato dallo sforzo per l’adozione di un modello nazionale di sviluppo e di attuazione di politiche centrate sulla ricerca della giustizia sociale. Malgrado le difficoltà, questo è l’orientamento della maggioranza dei paesi della regione.
Secondo la presidente brasiliana Dilma Rousseff, oggi “l’America Latina e i Caraibi hanno meno povertà, meno fame, meno analfabetismo e meno mortalità infantile e materna. […] Il che significa precisamente più ricchezza, dignità, educazione, ed è ciò che costruiremo nei prossimi anni”, ha affermato, mostrandosi, nello stesso tempo, attenta alla “persistenza delle disuguaglianze che ancora colpiscono, in differente misura, tutti i paesi dell’emisfero”.
Il 7° Vertice delle Americhe è stato, in tutti i sensi, un evento di buon auspicio, un’occasione che ha favorito progressi sulla strada per costruire relazioni di rispetto, cooperazione e complementarietà, che assicurino il progresso e preservino l’autodeterminazione dei popoli, come pure un’ampia e profonda democrazia.
E’ stato un segnale dei tempi, e la dimostrazione che i popoli della regione stanno vivendo un’epoca di cambiamenti e un cambiamento d’epoca.