La Celac e il sogno di José Martì

di José R. Carvalho | da www.vermelho.org.br
Traduzione di Erman Dovis per Marx21.it

celac-portada-jorge havanaJosè Reinaldo Carvalho è giornalista, direttore di comunicazione di Cebrapaz (Centro Brasiliano di solidarietà coi Popoli e lotta per la Pace), e membro della Commissione Politica del Comitato Centrale del Partito comunista del Brasile, PCdoB.

La realizzazione del secondo vertice della Comunità di Stati latino americani e caraibici (CELAC), a L’Avana, Cuba, ha coinciso con il passaggio del 161’ anniversario della nascita del grande eroe nazionale delle lotte per l’indipendenza dell’isola dell’arcipelago delle Grandi Antille, José Martí.

La Celac stessa, il suo consolidamento come blocco di integrazione, di sovranità, di sviluppo economico e sociale, il perseguimento di una politica internazionale anti-egemonica costituiscono un’indicazione che deriva dalle idee dell’apostolo dell’indipendenza cubana. 


In un mondo lacerato da contraddizioni, instabilità, crisi e guerre, le idee di José Martí possono contribuire affinché l’umanità riscopra percorsi che vadano in direzione del progresso sociale, della libertà, verso l’autodeterminazione dei popoli e delle nazioni, la pace, la giustizia e la felicità.

Il pensiero e l’opera dell’Eroe nazionale di Cuba ci mostrano un uomo di raro talento e raffinata sensibilità, scrittore poeta e combattente che interpretò i problemi della sua epoca per intravederne gli sbocchi futuri, fu il leader capace di fondare il Partito Rivoluzionario Cubano, che organizzò e dichiarò la guerra al colonialismo spagnolo; il pensiero e l’opera di un gigante che hanno permesso, mezzo secolo dopo la sua scomparsa fisica, al Comandante della Rivoluzione Cubana Fidel Castro di considerarlo come la mente della stimolante e vittoriosa impresa del 1 gennaio 1959. 

L’opera e il pensiero di José Martì rappresentano un legame organico politico-ideologico umanista e latinoamericano, con un profondo senso sociale, orientato verso i poveri della Terra, come diceva lui, ed anche patriottico, perché orientato verso il raggiungimento dell’indipendenza del suo paese.

L’attuale epoca è caratterizzata dalla manifestazione di laceranti crisi, esplosive contraddizioni, instabilità e irregolari transizioni negli aspetti economici e geopolitici, che stanno alla radice dei conflitti nazionali, delle lotte di classe e popolari.

Martì diceva che “della Nostra America si sa meno di quello che si dovrebbe sapere”: dunque, percorrere i sentieri tracciati da Martí significa comprendere e interpretare le tendenze che si stanno verificando in questo secolo in America Latina e nei Caraibi. Nel nostro continente le contraddizioni economiche e politiche hanno generato uno scenario di lotta con peculiarità storiche, i cui risultati hanno prodotto vittorie politiche ed elettorali di forze progressiste, popolari e democratiche, le quali hanno creato una tendenza per ottenere avanzamenti sul piano democratico, dei diritti sociali, e per l’affermazione delle aspirazioni patriottiche dei popoli, così come anche sta avvenendo col processo di integrazione del continente e conseguente sovranità. 

Oggi si stanno costruendo meccanismi di integrazione regionale che permettono di assumere posizioni vantaggiose in uno scenario di crisi economica globale e forti conflitti, aprendo la possibilità di costruire nuove alternative per lo sviluppo e al fine di edificare un polo geopolitico in grado di produrre un nuovo equilibrio nei rapporti di forza. La massima espressione di questo fenomeno è la Comunità di latino americani e caraibici (CELAC), il cui secondo vertice si è tenuto a L’Avana in questi giorni. Tra il primo e il secondo vertice, Cuba era presidente pro tempore del blocco.

La fondazione della CELAC, nel dicembre 2011, a Caracas, Venezuela, fu un evento di tali dimensioni che il leader storico della Rivoluzione cubana, Fidel Castro, affermò essere l’avvenimento istituzionale più importante del continente nello spazio di un secolo. CELAC si affianca come strumento di dialogo e di difesa di identità, aspirazioni e culture regionali, secondo i principi fondamentali della inclusione dei 33 paesi indipendenti dell’America Latina e dei Caraibi, e senza la pretesa di sostituire i meccanismi esistenti.

In questo modo emerge così come uno dei fattori propulsori di nuovi equilibri di forza nel mondo, un nuovo protagonismo sulla scena internazionale, contrapposto alle mire egemoniche dell’imperialismo, contribuendo così alla nascita di un nuovo ordine politico ed economico mondiale. 

L’importanza storica degli attuali processi di integrazione in corso in America Latina si ingigantisce se si tiene presente che fino a poco tempo fa, l’unica organizzazione multilaterale esistente nel continente (ma solo solo in apparenza) era la famigerata Organizzazione degli Stati Americani (OSA, o OAS), docile strumento a servizio degli interessi della grande potenza nord-americana. E’ utile osservare inoltre che CELAC non si contrappone, ma anzi contempla e incorpora altre precedenti esperienze di integrazione regionale, come l’Alleanza Bolivariana per i Popoli di Nostra America (ALBA), il Mercosul e l’Unione delle Nazioni del Sud (UNASUL).

Si tratta di una vera e propria rivoluzione istituzionale, considerato che la nuova organizzazione riunisce per la prima volta nella storia e nella stessa sede i 33 paesi indipendenti dell’America Latina e dei Caraibi, senza la presenza di Canada e Stati Uniti. CELAC, con varietà di esperienze politiche e di modelli socioeconomici, con un patrimonio storico-culturale di matrice comune, è l’esperienza istituzionale che più si avvicina al sogno di integrazione e indipendenza di Martì e Bolivar.

Il suo avvento fa suonare a morte le campane del Panamericanismo iniettato dalla Dottrina Monroe e sviluppatosi come orientamento politico che all’inizio del XX secolo fu battezzato come “Corollario Roosevelt”.

Pertanto, la nuova organizzazione è la pietra miliare di un nuovo pan-americanismo, quello di Nostra America, che corrisponde precisamente alla volontà dei popoli sovrani e spiana la strada verso la conquista della Seconda Indipendenza.

Tutto ciò assume quindi un significato ancora maggiore, se si tiene presente che accanto alla posizione patriottica e la decisione di affermare la sovranità nazionale, il blocco si orienta anche, nonostante inevitabili differenziazioni, verso la lotta per obiettivi di inclusione sociale, verso la crescita, l’equità e lo sviluppo sostenibile.