da www.vermelho.org.br | Traduzione di Erman Dovis per Marx21.it
L’attuazione di politiche di intervento pubblico in America Latina e Caraibi, come programmi di trasferimento di reddito e azioni volte a facilitare sistemi di agricoltura familiare e per un lavoro dignitoso, ha contribuito a ridurre la fame e la malnutrizione infantile cronica del continente.
Secondo uno studio, il Panorama di nutrizione e sicurezza alimentare 2013, principale pubblicazione continentale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Agricoltura e l’Alimentazione (FAO), diffuso il 3 dicembre scorso a Santiago del Cile, la percentuale della popolazione che soffre la fame è caduta dal 14,7% del biennio 1990-91 al 7,9% del periodo 2011-2013. L’Organizzazione stima che attualmente la fame affligge 47 milioni di persone nel continente latinoamericano, tre milioni in meno rispetto al 2008-2010.
Il testo sottolinea come manchino due anni alla fine del termine fissato dalle Nazioni Unite (ONU) per la realizzazione degli Obbiettivi del Millennio, in cui 16 dei 38 paesi del continente, tra cui il Brasile, possono raggiungere l’obbiettivo di dimezzare la percentuale della popolazione che soffre la fame, considerando il periodo compreso tra il 1990 e il 2015. L’impegno è stato firmato da 189 paesi nel 2000. I risultati ottenuti, secondo la FAO, costituiscono buone ragioni per queste nazioni, per sperare di vedere la fame e la malnutrizione sradicata.
Oltre al Brasile, hanno raggiunto questo importante livello anche Argentina, Cile, Guiana, Honduras, Messico, Nicaragua, Panama, Peru, Uruguay, Venezuela e altri paesi. Sempre secondo il documento, il blocco dell’America Latina e Caribe è quello che ha raggiunto i più importanti progressi nella riduzione della fame del mondo negli ultimi due decenni, il tutto coniugato con crescita economica, impegno politico e un’azione di interventi pubblici che incontrano pienamente le esigenze sociali. Oggi, In tutto, 842 milioni di persone soffrono la fame nel mondo, dati riguardanti il triennio 2011-2013, un numero minore degli 878 milioni stimati per i tre anni precedenti (2008-2010).
Secondo la relazione, tra i paesi con maggior percentuale di denutrizione figurano Haiti (49,8%), Guatemala(30,5%) e Paraguay(22,3%). In relazione alla battaglia contro la denutrizione cronica infantile (bassa statura nei bambini fino a 5 anni d’età), sono stati compiuti progressi, poiché l’indicatore regionale è passato da 13,8 milioni nel 1990, a circa 6,9 milioni di bambini nel 2012, che equivale a un 12,8% di bambini di tutta l’America Latina e Caribe. Scendendo nei particolari sub-regionali, il Centro-America è la zona in cui si rileva il più alto indice di bambini soggetti a malnutrizione cronica (18,6%), seguita dall’America del Sud (11,5%) e dal Caribe (6,7%). Il Guatemala è il paese che registra la percentuale più alta di denutrizione cronica infantile, con il 48%, seguito da Haiti e Honduras, ambedue con il 30%. Dall’altro lato, Cile e Giamaica sono i paesi con la percentuale più bassa dei casi, rispettivamente con il 2% e il 5%.
Nonostante i casi di malnutrizione in America Latina e Caribe, il documento sottolinea come il blocco sopracitato contribuisce in modo significativo alla sicurezza alimentare nel mondo, producendo più alimenti del necessario per il consumo della popolazione, sia in termini di produzione che di disponibilità, dimostrando che la fame nella regione è più legata all’accesso al cibo delle popolazioni più vulnerabili. Il testo sottolinea anche che nel periodo compreso descritto dallo studio, il continente sud-americano ha raggiunto una relativa stabilità dei prezzi alimentari nel corso del 2012, ma evidenzia che nel primo semestre del 2013 sono state registrate maggiori fluttuazioni. “I prezzi del cibo, insieme con reddito familiare, sono fattori chiave per le possibilità di accesso delle popolazioni vulnerabili ai requisiti minimi di una dieta sana,” si legge.
Dall’altro lato, l’insorgenza di fenomeni come obesità e sovrappeso progredisce come una pandemia, ed affligge il 23% degli adulti ed il 7% dei bambini in età prescolare. Nello studio si afferma inoltre che in tutto il continente 3,8 milioni di bambini minori di cinque anni soffrono di obesità.
“Un grave problema di salute pubblica, considerata peraltro strettamente legata a altre malattie croniche non trasmissibili come quelle cardiovascolari, diabete, cancro e malattie respiratorie croniche, che sono responsabili per il 63% della mortalità globale” si legge nella nota. I paesi del continente più colpiti da obesità negli adulti si trovano nei Caraibi. Il sovrappeso infantile invece è aumentato in 13 paesi, principalmente in Argentina (9,9%), Perù (9,8%) e Cile (9,5%).
Fonte: Agência Brasil