di Josè R. Carvalho, segretario nazionale per la Comunicazione del Partito Comunista del Brasile (PCdoB)
da www.vermelho.org.br | Traduzione di Erman Dovis per Marx21.it
Dopo dodici anni, da quando cioè si tentò di prendere il potere con la forza attraverso un colpo di Stato, l’oligarchia reazionaria del Venezuela torna a intraprendere una nuova scorribanda controrivoluzionaria.
In combutta con forze imperialiste che sognano di recuperare la loro influenza e potere nel Paese bolivariano, sconfiggendo la rivoluzione inaugurata dal Presidente Chavez, oggi sotto la direzione del Presidente Nicolas Maduro, vandali di destra e fascisti, sotto la direzione di un arrivista già incarcerato, promuovono un altro tentativo di colpo di Stato.
Questa destra concentra i suoi attacchi contro Maduro, esigendo la sua rimozione o le sue dimissioni. Per questa operazione, fa affidamento sull’appoggio esterno, e sull’agitazione politica promossa dai mezzi di comunicazione, che attraverso un costante lancio di menzogne si propongono di creare un clima propizio per il successo dell’avventura.
I golpisti navigano nelle torbide acque delle difficoltà incontrate dal Paese, immerso in una guerra economica scatenata dalle oligarchie e dall’imperialismo, che sono strumentali.
Al potere da meno di un anno, eletto dopo la scomparsa di Hugo Chavez, il Presidente Maduro porta avanti con il proprio stile il consolidamento della rivoluzione Bolivariana. Ha istituito il governo nelle strade, una gestione di legame diretto con le masse, per trovare soluzioni creative e realizzabili ai pressanti problemi del popolo.
Ha combattuto l’usura, la speculazione e i tentativi di destabilizzazione economica-finanziaria. Prosegue nello sforzo di integrazione latinoamericana, dando impulso a organizzazioni come Alba, Mercosul, Unasul e Celac, aprendo nuove relazioni economiche e politiche. Dall’altra parte del mondo, sta anche ricercando proficui contatti con la Russia, l’Iran e la Cina.
Con visione strategica, Maduro dà continuità al piano socialista della Nazione, concepito da Chavez, come espressione di un nuovo pensiero politico denso e qualitativamente diverso da quello oligarchico.
Forgiandosi quindi come politico e statista, in mezzo a queste difficoltà oggettive e soggettive, Maduro ha deciso di portare avanti il programma bolivariano, patriottico e di sinistra, democratico-popolare, anti-imperialista e socialista, capace di costruire una grande Nazione progressista.
E’ questo il programma a cui ha giurato fedeltà come erede del Presidente Chavez, il cui governo cominciò il riscatto nazionale del Venezuela e la liberazione sociale del suo popolo. Attraverso il programma chavista, Maduro cerca di plasmare e dare concretezza agli obiettivi storici, nazionali e strategici della Rivoluzione nella presente fase: indipendenza politica, economica, finanziaria, scientifica e tecnologica; socialismo, per superare l’iniquo sistema capitalista vigente; potere economico, sociale e regionale, in una prospettiva di integrazione latinoamericana tra pari, con alti livelli di sviluppo educativo e culturale.
Questi sono alcuni degli obiettivi permanenti della rivoluzione che l’attuale governo ricerca con determinazione. Ed è questo tentativo che la controrivoluzione vuole fermare.
Il potere nazionale venezuelano è oggi una fortezza politica e ideologica: in stretto legame con l’eredità teorica e pratica di Hugo Chavez, con l’azione coordinata dei partiti rivoluzionari che formano il Grande Polo Patriottico, le Forze Armate Bolivariane e tutte le altre istituzioni repubblicane. In ripetute occasioni, Chavez ha sostenuto che le forze reazionarie, sfruttatrici e oppressive del popolo venezuelano “non se ne andranno mai”. Nicolas Maduro e gli altri membri del comando rivoluzionario bolivariano condividono questa convinzione, il che ci spiega la sicurezza, la fermezza e la decisione con la quale stanno agendo in questa crisi.
Il Venezuela chavista, oggi governato da Maduro, è un Paese con milioni di amici in tutto il mondo, a cominciare dalle Repubbliche sorelle del Sud-America, compreso il nostro Paese e il nostro popolo, che sono onorati di figurare tra questi.
Il più grande leader latinoamericano della storia, il Comandante della Rivoluzione Cubana Fidel Castro, in una struggente dichiarazione rilasciata al momento della morte di Chavez, il 5 marzo dello scorso anno, disse che il Presidente bolivariano era “il migliore amico che il popolo di Cuba abbia mai avuto, nel corso della sua storia”.
In quella stessa occasione, Fidel ricordò come l’apostolo delle lotte per l’indipendenza di Cuba, Josè Martì, aveva affrontato in questi termini il concetto di fratellanza e unione latinoamericana: “Dimmi Venezuela, come posso servirti; tu hai in me un tuo figlio.”
Nel momento in cui la controrivoluzione alza di nuovo la testa in Venezuela, siamo tutti venezuelani e bolivariani. Come l’eroe cubano, anche noi ripetiamo che il Paese di Bolivar e Chavez ha in noi dei suoi figli, impegnati nella solidarietà e nella lotta in difesa della Rivoluzione.
Vale la pena ricordare le parole di Chavez nell’ultima battaglia che affrontò e vinse: “I lavoratori di tutto il mondo posseggono in loro quello che qualcuno ha chiamato Unità eroica. Essi vivono nella loro unità eroica, e il popolo venezuelano possiede una unità eroica che vive e vivrà per sempre nell’anima del popolo, nelle sue viscere.”
Queste idee e queste convinzioni ci danno la certezza che la controrivoluzione sarà sconfitta ancora una volta.
P.S. Non posso evitare una piccola estrapolazione, in un momento delicato anche per il Brasile, in un anno che si annuncia effervescente anche per il calendario elettorale.
Forze della destra, utilizzando squadracce violente, contando sull’appoggio ipocrita e ambiguo dei Media, quasi come apprendisti stregoni, cercheranno di provocare disturbi e incidenti nel Paese, con il pretesto di protestare contro lo svolgimento della Coppa del Mondo di calcio. Il golpismo e l’intervento esterno mantengono la loro essenza, ma mutano nelle forme e nei metodi.
Gli eventi degli ultimi giorni mostrano agli incauti che non conviene scherzare col fuoco.
Ilha de Cotijuba, Arquipélago de Belém (PA)
19 febbraio 2014