di Andrea Genovali, Dipartimento Esteri PdCI
Nell’aria di San Salvador si respirava ottimismo da parte dei sostenitori di Salvador Sanchez Ceren. E per poco il Frente Nacional de Liberacion Farabundo Martì non chiudeva al primo turno la partita delle presidenziali in El Salvador. Sanchez, ex guerrigliero e già Ministro dell’Istruzione nel precedente governo, ha raccolto il 48,9% dei consensi (con oltre l’80% delle schede scrutinate) contro l’avversario di sempre dell’Alleanza Repubblicana Nazionalista (Arena) Norman Quijano che si ferma al circa il 38,9% dei voti. Arena è il partito delle oligarchie che hanno ridotto la nazione fra le più miserrime del mondo. Non va, inoltre, dimenticato che Roberto D’Aubuisson, allora leader del partito Arena, fu il mandante dello squadrone della morte che assassinò, il 24 marzo del 1980, Arnulfo Romero, amato vescovo di San Salvador perché schierato dalla parte degli ultimi e di chi combatteva contro le violenze della dittatura fascista.
In ogni caso, è molto probabile la vittoria del candidato del Farabundo Martì, chiamato a sostituire il giornalista Mauricio Funes alla presidenza del paese, avvenga al ballottaggio. Questa vittoria permetterebbe di proseguire sulla nuova strada tracciata da Funes dove, finalmente, non sono gli interessi delle oligarchie a governare il paese. Nel corso della campagna elettorale è apparso chiaro a tutti come Arena avesse fatto ricorso anche alle “maras”, sovvenzionando queste bande di criminali e narcotrafficanti, che avrebbero dovuto aumentare gli omicidi e il clima di tensione nel paese. Tensione sostenuta poi dai media, in mano quasi interamente alla destra, per far dilagare un senso di paura e insicurezza nella popolazione. Ma, malgrado questo, il popolo salvadoregno ha votato in massa per Sanchez e sicuramente la vittoria mancata per un soffio ieri sarà del Farabundo Martì al turno di ballottaggio. E, questa vittoria, per l’America latina sarà un nuovo passo in avanti nella costruzione e integrazione di un continente capace di difendere e soddisfare realmente gli interessi e i bisogni dei loro popoli. L’Europa, purtroppo, continua a non imparare niente e rimane legata mani e piedi agli interessi di Washington e dei diktat della Troika.