“Il colpo di stato ha installato un governo al servizio dell’imperialismo americano e delle oligarchie”.

da solidarite-internationale-pcf.over-blog.net
Traduzione dal francese di Massimo Marcori per Marx21.it

Intervento del Partito Comunista Paraguayano, a nome del Fronte Guazu, al Forum di San Paolo del Cono sud

Al pari dell’ascesa della dittatura di Alfredo Stroessner nel 1954, in piena guerra fredda, l’ascesa di Cartes ha oggi un significato simile. La sua pericolosità non è forse percepita dalle forze progressiste del Paraguay né della regione.

La dittatura di Stroessner fu l’avamposto dell’imperialismo americano per destabilizzare i governi democratici e provocare un arretramento, cosa che fu pienamente realizzata negli anni ’70, con il “Piano Condor”, perlomeno nel Cono sud dell’America. La dittatura Stroessner era il retroterra sicuro dell’impero, in cui si trovava non solo un centro informazioni ma anche un centro operativo, a partire dal quale sono stati destabilizzati governi come quello di Allende (il sostegno ai camionisti è partito da Asuncion, tramite l’ambasciata paraguaiana a Santiago del Cile). Oggi l’obiettivo è di destabilizzare la regione, oltre che a creare un valido modello neoliberale, di fronte ai decrepiti governi conservatori in Colombia e Cile.


Il Paraguay vive un momento critico anche se, allo stesso tempo, pieno di speranza. Come raramente nella sua storia, il potere oligarchico instaurato dopo la guerra della triplice alleanza (1864-1870), è stato messo in discussione durante il governo di Fernando Lugo (2008-2012). Le precedenti occasioni furono la rivoluzione di Febbraio (1936-1937) e la guerra civile del 1947.

Dopo questa rivolta popolare e democratica, il potere oligarchico ha potuto consolidare un lungo regno, col sostegno politico del partito “Colorado”, che si è rafforzato con la dittatura di Alfredo Stroessner (1954-1989) ed è proseguito con la lunga “transizione alla democrazia” (1989-2008).

Dopo 61 anni di regno, il potere oligarchico era completamente logorato e fu in questo preciso momento che un ampio settore democratico ha potuto costituire un’alternativa, l’Alleanza patriottica per il cambiamento, con la candidatura di Fernando Lugo, con il 41% dei voti. La sinistra, il centro sinistra e altri settori democratici non liberali hanno ottenuto il 13% dei voti al Senato – dispersi su 20 liste, e dunque solo 3 senatori su 45 – e il Partito liberal radicale autentico (PLRA) ha ottenuto il 28%, cosa che ha consentito il trionfo di Lugo. Il partito Colorado ha ottenuto il 31%, i partiti conservatori UNACE il 20% e Patria Querida l’8%.

Anche con un Congresso a schiacciante maggioranza conservatrice (ANR, PLRA, UNACE e PQ), il governo di Fernando Lugo inquietava l’oligarchia. Questo poiché egli ha largamente coinvolto, attraverso l’esecutivo, tutte le organizzazioni sociali, comprese le più stigmatizzate dai grossi proprietari terrieri, come nel caso dei “carperos”, i contadini senza terra. Egli ha anche attivato programmi sociali, come la sanità pubblica e gratuita, la distribuzione dei pasti e materiale scolastico, aiuti condizionati alle famiglie indigenti (tekopora, o benessere) e una pensione minima per le persone anziane; queste sono alcune delle sue realizzazioni sociali.

Grazie a questi progetti, i poveri hanno ritrovato una dignità e hanno capito che la loro sopravvivenza era una questione di diritto e non di chi fosse il caudillo locale, come era avvenuto durante gli ultimi cento anni. In conclusione, i moderati progetti sociali del governo di Fernando Lugo hanno toccato la base stessa del potere dell’oligarchia. E’ per questo che essa ha deciso di agire e, come tutte le informazioni concordano, ha pianificato il massacro di Curuguaty (nel giugno 2012, la polizia carica violentemente un campo di contadini senza terra, il bilancio è di 17 morti, 11 contadini e 6 feriti, e di 80 feriti. Il massacro serve da pretesto al processo di rovesciamento del presidente, come un colpo di stato parlamentare). L’oligarchia non voleva correre alcun rischio in occasione delle elezioni di aprile 2013, e non ha avuto alcun imbarazzo nel rompere l’ordine costituzionale, come ha sempre fatto nella storia paraguaiana.

Le elezioni dell’aprile 2013 sono state completamente fraudolente, ad iniziare dalla candidatura stessa di Horacio Cartes. Quest’ultimo non poteva essere candidato dal Partito Colorado non avendo l’anzianità richiesta dagli statuti. Pronto a tutto, egli fa pressione e riesce a convocare un congresso straordinario per modificare gli statuti – un congresso per una persona – e compra letteralmente un gran numero di congressisti, cosa che gli assicura una facile vittoria all’assemblea colorada. Inoltre, impone una presidentessa del partito di sua fiducia (Lilian Samaniego) e un tesoriere di Asuncion di egual fiducia (Arnaldo Samaniego). In seno al partito Colorado, il suo denaro ha schiacciato le pretese del suo rivale (Zacarias Irum), il quale in seguito si è allineato sulle sue posizioni, grazie ai suoi fondi. Per il colpo di stato parlamentare egli ha fornito il suo appoggio decisivo, con il chiaro obiettivo di compromettere il PLRA nel crollo istituzionale, di fargli perdere il suo prestigio e di rompere, per sempre, l’Alleanza patriottica per il cambiamento. Le elezioni dell’aprile 2013 sono state una “passeggiata” per Cartes, che si è imposto più per la sua fortuna che per qualsiasi altro tipo di argomento.

I settori progressisti non liberali si sono rivelati più forti che nel 2008. Mentre nel 2008 essi avevano ottenuto il 13% dei voti al Senato, nel 2013 gli stessi gruppi hanno ottenuto il 28% dei voti (più che raddoppiati) e 11 senatori (contro 3): 5 del Fronte Guazu, 3 del PDP, 2 dell’AP e1 del PEN.

Si è verificata una restaurazione conservatrice, con connotazioni apertamente neo-liberali e autoritarie, già presenti nel massacro di Curuguaty e la criminalizzazione che ne è seguita delle lotte sociali, ma nello stesso tempo si afferma, paradossalmente, come attore primario il progressismo – dalla sinistra fino al centro – che oggi ha un peso importante in Paraguay, come mai si è verificato nella storia del paese.

Il 15 agosto Cartes assume la carica di presidente. Questo si svolge nella più completa indifferenza da parte dei suoi colleghi di partito, che hanno fischiato molti ministri che egli aveva nominato quel giorno. In compenso, questo produceva la gioia sfrenata dei gruppi della stampa, dei proprietari terrieri e degli industriali del settore agro-alimentare.

Fatto significativo, il giorno prima, il 14 agosto, veniva assassinato da uomini armati il dirigente contadino e del Fronte Guazu, Lorenzo Areco, in pieno giorno sulla strada internazionale nel nord del paese. Due giorni dopo, il 16 agosto, un attentato della fantomatica Armata del popolo paraguaiano (EPP) ha causato quattro morti tra cui un ufficiale di polizia e guardie di sicurezza delle proprietà del nord del Paraguay, dove operano i narcotrafficanti e l’EPP. Risultato di questi avvenimenti – a nostro avviso, freddamente calcolati – in meno di una settimana (il 22 agosto) venne adottata la Legge di Militarizzazione, che consente alle forze armate di reprimere ogni movimento senza necessità di proclamare lo stato d’emergenza, ovunque nel paese. Qualche giorno fa è stato assassinato un altro dirigente contadino, Inocencio Sanabria, e 6 dirigenti contadini sono stati uccisi dopo il colpo di stato parlamentare del 22 giungo 2012 (due negli ultimi 40 giorni), senza che alcuno sia stato perseguito.

Secondo noi, questa legge di militarizzazione è totalmente anticostituzionale, poiché il ruolo delle forze armate è la protezione delle frontiere e, in generale, la difesa del paese, e non quello di intervenire nei conflitti interni. Nelle incursioni realizzate nel nord del paese (Concepcion, San Pedro), le organizzazioni di difesa dei diritti dell’uomo riferiscono di violazioni significative, come di raids brutali nel cuore della notte, maltrattamenti e intimidazioni ai danni della popolazione civile.

Di fatto, ciò che avviene in Paraguay è il completamento del colpo di stato parlamentare contro Fernando Lugo, quando la destra più reazionaria ha pianificato di riprendere il potere, a partire dal massacro di Curuguaty (11 contadini e 6 poliziotti assassinati), che aveva tutte le caratteristiche di un complotto. La Commissione dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite nel marzo del 2013, ha condannato le esecuzioni sommarie di contadini, le torture e l’assenza di garanzie nell’inattendibile processo che mantiene una decina di contadini sotto le sbarre, unici presunti colpevoli del massacro.

Le vittime sono i soli colpevoli per la “giustizia”.

La rapidità con cui agisce Cartes sul piano militare, e l’intimidazione che impone al movimento sociale in generale e contadino in particolare, si estende alle altre sfere del potere.

Già prima di entrare in carica, egli ha ordinato che fossero adottati due progetti: la legge di partecipazione pubblico – privato nelle infrastrutture e la legge sul piano regolatore elettrico. Quest’ultimo progetto è stato impedito grazie ad una mobilitazione sociale immediata, con il ruolo del Fronte Guazu e di altre forze progressiste, ed è oggi sospeso. La partecipazione pubblico-privato, che ipoteca tutte le risorse e beni pubblici in favore delle grandi imprese private di costruzione, comprese quelle multinazionali, è stata in compenso approvata il 24 settembre, 40 giorni dopo l’investitura di Cartes. Questa legge non dà più la parola al Congresso in caso di concessioni (privatizzazioni), lo stesso per quanto riguarda il potere giudiziario. 

Giovedì 26 settembre è stata ugualmente approvata la legge della responsabilità fiscale, che congela tutti i salari pubblici e le spese pubbliche correnti (istruzione, sanità e assistenza sociale) senza che il Congresso possa dire nulla a proposito dei nuovi budgets della nazione. Tutto il potere economico, politico e militare si trova concentrato nelle mani di Cartes, lasciando, come durante la dittatura di Stroessner, i poteri legislativo e giudiziario come semplici oggetti decorativi.

Chi c’è dietro al piano di Cartes? Incontestabilmente l’impero e le oligarchie regionali. Essi cercano di sviluppare l’industria agro-alimentare esportatrice , le “maquilas” (stabilimenti delocalizzati) e le privatizzazioni, e di trasformare il Paraguay in un nuovo modello neoliberale per la regione, di mettere un freno al processo di integrazione dei popoli contenuto nei progetti come il MERCOSUR, l’UNASUR e la CELAC. Si tratta di una cattiva riproposizione della Colombia di Uribe (che è intervenuto alla presentazione di un libro di un amico personale di Cartes, Meteo Balmelli), il Messico delle “maquilas” e l’Argentina di Menem. E’ un progetto che, come quello dei Chicago Boys di Pinochet (di cui Cartes conosce l’esperienza tramite Cuadra, uno dei suoi principali consiglieri), pretende di essere un modello a partire dal quale si può far naufragare il processo di integrazione progressista dell’America del Sud, di fronte all’esaurimento dei modelli neoliberali nella regione, come la Colombia di Santos, costretta ad un processo di pace, e il Cile di Pinera, che sta per essere rimpiazzato dalla Bachelet, con connotazioni progressiste.

Per vincere, Cartes, e quelli che lo sostengono dentro e fuori del paese, concentra tutto il potere economico, politico e militare. Il suo obiettivo immediato è di sconfiggere il movimento sociale e politico progressista in Paraguay e di lanciare un’elevata crescita economica per una élite di super milionari come lui, e di ottenere così come sostengono i neoliberali uno “sbocco” (delle briciole in realtà) che limiterebbe la povertà. Ci riuscirà? Se egli gode del sostegno dell’impero e di tutte le oligarchie regionali (quella uruguaiana era presente al completo alla sua investitura), la resistenza del movimento sociale cresce in potenza e non sarà facile smantellarla.

In ogni caso, si annunciano momenti difficili ancora una volta per il Paraguay. Come il Fronte Guazu, la principale organizzazione progressista del paese, noi crediamo che il popolo paraguaiano saprà affrontare questa sfida

Crediamo che sia giunta l’ora dell’unità di tutto il popolo, compresi i settori non progressisti ma democratici. All’inizio soli contro la legge di militarizzazione (il Fronte Guazu fu la sola formazione non invitata da Cartes per discutere della questione), abbiamo progredito verso un raggruppamento più forte contro la “nuova rotta” neoliberale e di militarizzazione, ottenendo contro la legge di partecipazione pubblico- privato, un’adesione più significativa estesa a settori non progressisti, ma democratici.

Dobbiamo rompere il patto “blu-granata” che riunisce i colorados, i liberali ed altri partiti politici in vista della costituzione di un grande fronte democratico che affronti la nuova sfida dell’autoritarismo, la negazione della democrazia e dei diritti dell’uomo politici, economici e sociali. Allo stesso tempo, la solidarietà internazionale è fondamentale, ecco perché valorizziamo l’importante lavoro di questo Forum di San Paolo Cono Sur, che si riunisce ad Asuncion.

Siamo dunque qui, per discutere e metterci d’accordo sulle azioni che ci consentono di far fronte ad un progetto così pericoloso per il Paraguay come per tutta la regione, come fu la dittatura di Alfredo Stroessner, che al momento della sua ascesa, nel 1954, passò quasi inosservato, e questo fu un grave errore di tutte le forze democratiche della regione.

Martedì, 5 novembre 2013