di Federico La Mattina
“La stirpe dei Somoza parte per l’esilio mentre Augusto César Sandino passeggia per tutto il Nicaragua, sotto una pioggia di fiori, mezzo secolo dopo la sua fucilazione.” ( Eduardo Galeano, “Memorie del Fuoco”)
In Nicaragua sventolano bandiere rosso-nere. Le stesse che negli anni trenta l’esercito di contadini guidato da Sandino sventolava con disperato orgoglio su rami d’albero. Il Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale (FSLN) ha riportato una schiacciante vittoria alle elezioni municipali tenutesi il 4 novembre. Il FSLN ha trionfato in 134 municipi su 153 ( tra cui la capitale Managua), migliorando decisamente il risultato del 2008 quando ne ottenne 109. La destra in totale ha ottenuto 16 municipi: 12 per il Partito Liberale Indipendente, 2 per il Partito Liberale Costituzionalista e uno soltanto per l’Alleanza liberale Nicaraguense. Gli indigeni di YATAMA ne hanno ottenuti 3. Daniel Ortega, presidente della Repubblica e storico membro del FSLN, ha detto: “ Votiamo per il benessere delle famiglie, per continuare la lotta contro la povertà, per sradicare l’analfabetismo, creare più posti di lavoro e proseguire la via cristiana, socialista e solidale che costruisce la nazione”.
Il FSLN è tornato al potere nel 2006 dopo sedici anni di neoliberismo. Il governo sandinista ha portato avanti una ferma lotta all’analfabetismo; ha lanciato il piano “Fame Zero”, fornendo assistenza a migliaia di poveri, e il piano “Usura Zero”, un sistema di microcredito a basso tasso di interesse. La Fideg ( Fondazione Internazionale per la sfida economica globale) ha certificato il rilevante ridimensionamento della povertà. Inoltre sono stati stretti solidi legami con il Venezuela e in generale con i paesi che aderiscono all’ALBA. Il Venezuela rifornisce infatti il Nicaragua di petrolio a condizioni vantaggiose e Chavez è stato il primo a congratularsi con il FSLN per queste elezioni municipali. Il presidente venezuelano ha ricordato inoltre gli attacchi che la rivoluzione sandinista ha subito durante il periodo dei Contras: “Incendiaron Nicaragua, e hicieron imposible la continuidad del proceso revolucionario y socialista que dirigió Daniel Ortega y el Frente Sandinista”.
L’ottimo risultato dei sandinisti è una buona notizia per l’America Latina progressista. Il Nicaragua sandinista, l’unico paese dell’America Centrale continentale facente parte dell’ALBA, è un fenomeno isolato in un’America Centrale sempre più vicina alla politica di Washington . L’Honduras di Zelaya ha subito un golpe nel 2009 e il nuovo governo è istantaneamente uscito dall’ALBA. Le recenti vittorie di Martinelli a Panama ( dovuta all’incapacità del PDR di proporsi in modo alternativo al neoliberismo) e di Perez Molina in Guatemala hanno rinforzato ancora di più i legami con gli Stati Uniti spostando a destra l’asse del Centroamerica.