Decolonizzare Porto Rico, liberare chi lotta per l’indipendenza!

oscarlopezrivera muralesdi Socorro Gomes, presidente del Centro Brasiliano di Solidarietà ai Popoli e Lotta per la Pace (Cebrapaz)*

da cebrapaz.org.br

Traduzione di Marx21.it

Marx21.it, promuovendone la conoscenza anche nel nostro paese, aderisce alla campagna internazionale per la liberazione di Óscar López, detenuto da 34 anni nelle prigioni statunitensi, per la sua partecipazione alla lotta per l’indipendenza e l’autodeterminazione di Porto Rico.

Óscar López Rivera è un portoricano detenuto da 34 anni negli Stati Uniti per la sua lotta per la decolonizzazione del suo paese. Alla guida delle Forze Armate di Liberazione Nazionale (FALN) ha combattuto per l’indipendenza di Porto Rico, occupato dagli Stati Uniti fin dal 1898.

Nel 1981 Rivera è stato condannato a 55 anni di prigione negli Stati Uniti, accusato di “cospirazione per la sedizione” e altre azioni relative alla sua lotta per l’indipendenza di Porto Rico. Nel 1988, altri 5 anni sono stati aggiunti alla sua pena per “avere cospirato allo scopo di evadere dalla prigione”. Movimenti sociali internazionali, anche negli Stati Uniti, denunciano vigorosamente la persecuzione e l’oppressione imposta dalle autorità imperialiste a coloro che difendono la libertà del proprio popolo.


Precedenti della colonizzazione

L’Impero spagnolo aveva colonizzato Porto Rico per più di 400 anni. Nel 1897, la Spagna aveva concesso autonomia al paese in risposta alla rivolta portoricana per l’indipendenza. La resistenza alla colonizzazione ha un vasto retaggio storico. Capi indigeni come Agüeybaná si erano già ribellati contro gli invasori spagnoli dal secolo XVI.

Alla fine del secolo XIX, i Criollos si erano organizzati per contestare la colonizzazione spagnola, lottando per l’indipendenza di Porto Rico. Sollevazioni popolari si ispirarono agli ideali liberatori di Simón Bolívar e alla lotta comune latinoamericana contro l’Impero spagnolo, con capi come António Valero de Bernabé, il “Liberatore di Porto Rico”, e María de las Mercedes Barbudo, che organizzarono diverse ribellioni popolari.

Sotto la pressione della forza e dell’impegno dei portoricani nella lotta per la loro indipendenza, le autorità spagnole, sconfitte, riconobbero l’autonomia portoricana nel 1897, attraverso la Carta dell’Autonomia.

Tuttavia, cercando di imporre la propria egemonia nella regione, gli Stati Uniti reclamarono il possesso sull’isola portoricana attraverso il Trattato di Pace di Parigi, firmato nel 1898 a conclusione della guerra con la Spagna. La transizione illegale finì per imporre un nuovo destino a un popolo che lottava con fermezza contro la colonizzazione: invece dell’indipendenza, la nuova colonizzazione, quella statunitense. I portoricani tornarono a organizzarsi per resistere formando partiti che sarebbero stati bersaglio dei massacri e della repressione statunitense.

Gli USA instaurarono il loro dominio su Porto Rico in contrapposizione alla volontà del popolo, radicando le loro corporazioni sul territorio soprattutto nelle piantagioni, garantendo gli interessi degli imprenditori statunitensi. Ricercatori hanno descritto come il paese sia stato, così, trasformato in un territorio per gli affari commerciali agricoli degli USA, per la localizzazione strategica delle loro basi militari e per l’installazione di raffinerie di petrolio. La colonizzazione statunitense mette le sue radici attraverso l’occupazione illegale di Porto Rico, con una politica dichiarata di controllo imperialista del vicinato caraibico e latinoamericano.

La resistenza e la lotta per l’autodeterminazione

Nel decennio 1950, in presenza della proliferazione di partiti nazionalisti, ma anche della vittoria elettorale di una forza favorevole all’avvicinamento agli USA, lo statuto di Porto Rico divenne quello di uno Stato Libero Associato, membro del Commonwealth. Diversi movimenti nazionalisti si ribellarono denunciando la Costituzione del 1952, soggiogata alle leggi statunitensi e a istituzioni in cui i portoricani non sono rappresentati.

Nonostante la repressione sistematica dei movimenti nazionalisti, la resistenza contro la colonizzazione riprese forza nei decenni del 1960 e 1970 attraverso, anche, la lotta popolare armata. In America Latina e nei Caraibi la dirigenza e i movimenti sociali progressisti e antimperialisti hanno manifestato frequentemente la loro solidarietà con la lotta dei portoricani per l’indipendenza, denunciando la vergognosa insistenza colonialista degli USA.

Negli Stati Uniti, i partiti che si alternano al potere rifiutano una discussione seria sull’indipendenza di Porto Rico, mentre i repubblicani invocano la sua incorporazione come uno degli stati federali del paese.

Quattro plebisciti controversi hanno avuto applicazione in 45 anni, dei quali l’ultimo si è svolto nel 2012. Diversi critici hanno denunciato mancanze strutturali e persino concettuali, mettendo in guardia anche sulla mancanza di chiarezza dei quesiti. Nel 2012, il 54% dei portoricani che hanno partecipato hanno respinto lo statuto di membri del Commonwealth, mentre il 26% dei partecipanti ha risposto alla seconda domanda, in merito alla preferenze su tre opzioni del futuro.

La lotta del popolo portoricano per l’indipendenza è una questione internazionale, riconosciuta come legittima in varie risoluzioni dell’ONU per la Decolonizzazione. Anche la Dichiarazione dell’ONU sulla Garanzia dell’Indipendenza a Paesi e Popoli Colonizzati (Risoluzione 1514 dell’Assemblea Generale), del 1960, riconosce “il forte desiderio di libertà in tutti i popoli dipendenti e il ruolo decisivo di tali popoli nella conquista della loro indipendenza”. Per questo la repressione rappresenta un affronto al diritto dei popoli alla lotta per l’autodeterminazione, che sfocia nella persistente persecuzione politica

Campagna internazionale

Il Centro Brasiliano di Solidarietà ai Popoli e Lotta per la Pace (Cebrapaz), insieme ad altri movimenti sociali di diversi paesi, promuove una campagna per la decolonizzazione di Porto Rico, uno dei 16 territori non autonomi ancora registrati dall’ONU in pieno secolo XXI.

Impegnato contro ogni forma di occupazione e colonialismo, contro l’imperialismo e i calcoli geostrategici per la dominazione dei popoli, il Cebrapaz si impegna anche per la causa portoricana, invitando i suoi membri e nuclei statali a includere nelle loro combattive agende questa giusta causa per la libertà del popolo portoricano che fronteggia la colonizzazione statunitense.

Inoltre, sottoscriviamo anche la campagna internazionale per la liberazione di Óscar López, perseguitato per la sua determinazione nella lotta contro la colonizzazione del suo paese e incarcerato da più di tre decenni negli Stati Uniti.

Invitiamo i membri e i nuclei statali di Cebrapaz a dare impulso alla campagna con iniziative per la liberazione di Óscar López e per la fine del colonialismo, esigendo dagli Stati Uniti la decolonizzazione di Porto Rico.

Contiamo sull’impegno dei membri di Cebrapaz.

*Socorro Gomes è anche presidente del Consiglio Mondiale della Pace