di María Fernanda Barreto
“Mision Verdad”
La dottrina che prepara la guerra imperialista nel continente
Pochi mesi fa Luis Britto García avvertiva in un suo articolo sul possibile utilizzo che si farà di mezzo milione di soldati colombiani dopo l’accordo di pace con le FARC. “Dopo la firma degli Accordi di Pace, questa milizia sovradimensionata non ha alcuna funzione, a meno che non assuma il compito di liberare il suo territorio dalle basi straniere che lo occupano”, che ovviamente non accadrà.
E’ ben noto, purtroppo, che la smobilitazione delle FARC non rappresenta la fine della guerra in Colombia. In primo luogo, perché persistono le cause che hanno generato il conflitto e senza giustizia non c’è pace; secondo, perché è appena iniziato il dialogo con la seconda forza guerrigliera (ELN); in terzo luogo, perché sono ancora attivi gruppi paramilitari che eufemisticamente sono chiamati Bacrim (Bande Criminali); quarto, perché lo Stato colombiano continua a criminalizzare ogni forma di protesta e di conseguenza i corpi di sicurezza colombiani e i loro paramilitari si occupano di attaccare il popolo per contenere le sue lotte.
Ma la domanda retorica posta dal rivoluzionario venezuelano ha senso perché presuppone che, se la smobilitazione farà diminuire il confronto militare quotidiano, è lecito chiedersi in che modo la forza militare colombiana impiegherà le sue risorse umane, tecnologiche e la sua vasta esperienza di combattimento, una volta che avrà perso ciò che considera il suo principale nemico. La risposta è una minaccia reale alla pace della Colombia e della regione: Damasco.
“Questo è l’esercito del futuro, il vero esercito del popolo”
Con questa frase, che chiaramente allude al nome delle FARC-EP, l’Esercito Nazionale della Colombia lancia la sua nuova dottrina militare per quello che si è deciso di chiamare il “post -accordo”. Un nuovo periodo della storia colombiana, in cui emerge che, per l’esercito colombiano, l’accordo di pace non è il prodotto di una negoziato politico tra il governo, le FARC-EP e molto meno il popolo, ma il risultato della sua vittoria militare sull’insorgenza. Nel contesto di questo dopoguerra – in cui le FARC non avrebbero smobilitato del tutto e non è stato firmato alcun accordo con ELN né con EPC –, la nuova dottrina militare annunciata pubblicamente dal presidente colombiano Juan Manuel Santos nell’agosto 2016 ha un nome molto suggestivo: Dottrina Damasco.
Si sostiene che questo nome così evocativo deriva dal passo della Bibbia in cui Dio apre gli occhi a San Paolo perché cessi di perseguitare i cristiani, ma la sua creazione si deve all’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO) e agli eserciti di USA, Cile e Colombia, proprio quando nel 2011 aveva inizio l’intervento straniero nel conflitto siriano. Coincidenze e miracoli abbinati sono sempre inquietanti.
Risulta, inoltre, molto preoccupante per chi abbia memoria storica, che partecipino a questo progetto gli eserciti del Cile e della Colombia, che sono senza ombra di dubbio due forze armate altamente filo-imperialiste e repressore del proprio stesso popolo, insieme alla NATO, sotto l’occhio vigile del Grande Fratello: gli Stati Uniti del Nord America. Che cosa potranno portare all’umanità in generale e alla stessa pace della Colombia?
SMP: Sistema di Minaccia Permanente
Per non disattivare le proprie pratiche repressive, l’esercito colombiano parla ora del SMP come del nemico che pone a rischio la stabilità, in tempi che sono stati chiamati di “post-accordo”. Una minaccia continua che è definita “un mostro chiamato SMP (Sistema di Minaccia Permanente): dissidenti delle FARC e l’ELN se non si aggiunge al processo”, e, senza dubbio, i movimenti sociali.
In pratica, i pochi mesi trascorsi dalla firma degli accordi dell’Avana sono stati caratterizzati da una più intensa criminalizzazione della protesta in Colombia, dalla persecuzione legale e illegale dei dirigenti popolari, dei difensori dei diritti umani, dei leaders sindacali, tra gli altri, che in molti casi si è conclusa con il loro assassinio. “Nel post-accordo, non ci fermeremo, non ci addormenteremo”.
L’esercito colombiano chiarisce, in tutti i suoi documenti pubblici relativi a questa dottrina, che non crede nei cosiddetti accordi di pace. Non li considera il prodotto di un negoziato politico in cui si sono riconosciuti un’organizzazione guerrigliera di più di 60 anni e alcuni movimenti sociali che sono riusciti a parteciparvi. Per l’esercito colombiano, la firma degli accordi non è altro che il prodotto della sua vittoria militare sulle FARC-EP. Anche se con questo si contraddicono le argomentazioni che hanno reso degno dello svalutato Premio Nobel della Pace l’attuale presidente della Colombia, Juan Manuel Santos.
Un’evoluzione funzionale all’allineamento alla NATO
Dopo una valutazione della sua precedente dottrina, l’esercito colombiano, secondo i suoi rappresentanti, ha concluso ora di non essere ancora pronto come gli eserciti allineati alla dottrina NATO. Per questo, si è proposto di modernizzarsi sulla base degli standard internazionali a partire dal 2012. E di trarre profitto da ciò che definisce una “grande esperienza di guerra irregolare di più di 60 anni” per essere funzionale sul piano multinazionale.
Questo aggiornamento implica che renderà comuni con la NATO termini e simboli, e che aumenterà la capacità operativa con attrezzature che siano al livello di quelle dei paesi vicini. Come indicano video promozionali, la nuova dottrina si basa su quattro tipi di operazioni: offensive, difensive, di stabilizzazione e di appoggio alle autorità civili per integrare “le loro iniziative con partner dell’azione unificata, programmata congiuntamente e multinazionale” allo scopo di insegnare ai militari colombiani l’utilizzo di termini e simboli che permettano l’interoperatività “il cui fine è che l’esercito conduca operazioni militari unificate (OTU) dentro il paese e a livello regionale e mondiale”.Un’altra spia di allarme che si accende è il riferimento che i generali della Colombia fanno in questi documenti a possibili operazioni di Daesh in America Latina. La domanda da porsi è se si tratta di un timore, un annuncio, una minaccia o l’anticipazione di una confessione.
Un esercito al servizio di chi
Con il solito discorso di coloro che sostengono il nuovo piano, cercano di disarmare ogni analisi critica con la tradizionale argomentazione che si pretende neutrale e obiettiva. “Questa dottrina non è politica. Nulla di Nord vs. Sud, Oriente vs. Occidente o Comunismo vs. Capitalismo. E’ solo militare”.
E’ già dal 1982 che l’esercito colombiano è presente nella penisola del Sinai come parte di un esercito “di pace”. La stessa nozione di “pace” che ha concesso il Premio Nobel a Obama e a Santos ora concepisce “l’esercito del futuro”. Il maggiore esperto latinoamericano in guerra asimmetrica si prepara per missioni al di fuori della Colombia, nel continente latinoamericano e ad altre latitudini, in azioni coordinate e multinazionali. Le aspirazioni internazionali della Dottrina Damasco stanno per trasformare l’esercito della Colombia in un esercito mercenario.
La nuova dottrina militare dell’Esercito Nazionale della Colombia si è posta un limite temporale di quattro anni per la formazione di tutta la sua truppa, entro il 2020, vale a dire poco più di due anni dopo la pubblicazione di questo articolo. Questo ci riporta alla domanda iniziale di Britto García, ma ora con nuovi argomenti. Che succederà, quando passato questo lasso di tempo, il governo colombiano dovesse ritenere che la sua forza si è adeguata alla nuova dottrina militare e che è pronto ad agire? E’ il Venezuela nel mirino?