Che cosa è in gioco in Venezuela

venezuela folla golpedi Luis Carapinha | da “Avante!

Traduzione di Marx21.it

Nel settimanale del Partito Comunista Portoghese, un dettagliato quadro della situazione del Venezuela, alla vigilia delle elezioni per l’Assemblea Nazionale Costituente.

Un’operazione golpista è in corso contro la Costituente e il potere bolivariano

Le campane della controrivoluzione suonano a martello in Venezuela. L’obiettivo vitale e immediato della reazione è impedire l’elezione, in programma oggi, dell’Assemblea Nazionale Costituente, vista come una minaccia all’agenda sovversiva della cosiddetta MUD (Tavola di Unità Democratica), che riunisce le principali forze dell’opposizione venezuelana.

Diretta dagli Stati Uniti, l’accelerata spirale golpista ha decretato l’ora zero dell’assalto al potere (va ricordato che ora zero è stata la parola d’ordine del commando terrorista che un mese fa ha sequestrato un elicottero della polizia e ha sparato contro il Tribunale Supremo di Giustizia e la sede di un ministero a Caracas).

Dopo 18 anni di incessanti tentativi di rovesciare la rivoluzione bolivariana, i vertici della MUD credono che sia giunta l’ora. Temendo la prospettiva di una Costituente che difficilmente riuscirebbe a dominare – di qui la scelta del boicottaggio – la controrivoluzione scommette sullo scenario del tutto o niente.

Non sono da sottovalutare le tendenze fasciste e avventuriste, dal momento che la MUD ha alzato il livello dei ricatti e la logica del caos, dell’ingovernabilità e della “guerra civile”, con cui pretende di placare il popolo venezuelano. Nel frattempo, continua ad arare il terreno propizio a un’eventuale intervento straniero, che comunque rappresenterebbe un’operazione di rischio elevato per le forze aggressore e gli accoliti interni. Nonostante i gravi effetti della guerra economica, l’incessante fuoco di fila dei media manipolatori dominanti, le costanti pressioni e ingerenze, l’imperialismo non è riuscito, tuttavia, fino a questo momento, a piegare il morale del movimento bolivariano, ad aprire fessure significative nelle forze armate venezuelane e ad abbattere il bastione dell’unione civico-militare.

Non si devono nascondere le difficoltà e la complessità dell’attuale congiuntura, il grado di volatilità e incertezza presenti e il peso del crescente coinvolgimento degli Stati Uniti. Con la criminale campagna di destabilizzazione e violenza che ha superato la soglia critica, in uno scenario sul modello di quelli tracciati nei manuali della guerra non convenzionale dei laboratori della CIA, l’amministrazione Trump ha minacciato forti azioni economiche nel caso la Costituente avanzi. Le nuove sanzioni possono includere l’embargo sull’acquisto di petrolio venezuelano, e si aggiungerebbero al decreto di Obama che ha definito il Venezuela una “minaccia straordinaria” per la sicurezza degli USA, alle ricorrenti minacce del Comando Sud del Pentagono e alle misure restrittive già in atto, in particolare di blocco finanziario.

L’intensificazione della linea interventista – che viola principi elementari del diritto internazionale e della Carta dell’ONU – è assecondata dall’UE e sostenuta in diverse capitali del vecchio continente, con Madrid e il governo di Rajoy impegnati in prima linea. D’altra parte, l’assalto del grande capitale contro la rivoluzione bolivariana e la sovranità nazionale conta sulla partecipazione ostinata delle oligarchie della regione, rinvigorite dal rafforzamento dell’arco di destra derivante dalla controffensiva conservatrice in corso in America Latina. Nell’attuale rapporto di forze regionale, chiaramente sfavorevole alla sovranità dei popoli, nonostante la fermezza e la solidarietà di Cuba e dei paesi di ALBA, in particolare Argentina, Brasile, Colombia, Messico e Perù rappresentano rilevanti esempi dell’allineamento di governi burattini dell’imperialismo alla politica di isolamento del Venezuela. A modo loro, tutti ingeriscono e si danno da fare per l’annullamento della Costituente, convocata dall’Esecutivo di Nicolás Maduro e appoggiata dalle forze rivoluzionarie e progressiste venezuelane. Il tutto, ovviamente, in nome del ripristino della democrazia e della stabilità.

Intensa lotta interna

Sul fronte interno, la MUD si è lanciata nell’ultimo sforzo per invalidare le elezioni del 30 luglio, annunciando uno sciopero civico di 48 ore e la presa di Caracas alla vigilia della votazione. La reazione intensifica i fuochi della violenza paramilitare in diversi punti della capitale e del paese, in particolare in una minoranza di municipi – anche se rilevanti dal punto di vista della concentrazione urbana – in cui l’opposizione detiene la presidenza del consiglio.

Cresce la frenesia avventurista di costruire istanze di potere parallelo. Soprattutto nei meandri della sovversione economica (con l’inflazione indotta e i tassi di cambio al mercato nero, gestiti da Miami; il sabotaggio; la speculazione, la disorganizzazione della rete commerciale e l’asfissia finanziaria – fenomeni che non cessano di essere l’espressione delle manipolazioni di tutta una trama di interessi economici di classe in conflitto e antagonisti), la strategia golpista è facilitata dalla posizione che la MUD detiene nell’Assemblea Nazionale (parlamento), dopo la vittoria nelle legislative del 2015, sebbene la Corte Costituzionale del Tribunale Supremo avesse dichiarato nulle le decisioni del parlamento fin dal 2016, a causa della situazione di insubordinazione in cui è venuto a trovarsi. Ma recentemente la manovra golpista ha ripreso coraggio potendo contare sulla connivenza della Procuratrice Generale, Luisa Ortega, fatto questo che ha contribuito all’aggravamento del conflitto istituzionale e del quadro di instabilità.

La MUD sostiene che la Costituente è illegale. Ma la scelta di convocare questo potere è iscritta nella Costituzione bolivariana del 1999 – che la borghesia venezuelana ha cercato di rovesciare con il colpo di Stato fallito del 2002, innalzandosi ora a sua fervente difensora. E’ falso che la Legge esiga lo svolgimento preventivo di un referendum consultivo per la sua convocazione, come hanno dichiarato i portavoce della MUD e il rinnovato club di disertori del
chavismo crítico(la nuova modalità del bolivarianismo democratico), menzogna ripetuta fino all’esaurimento dalla grossolana campagna mediatica sul Venezuela.

In realtà, nonostante il non irrilevante logoramento provocato dalla combinazione di guerra e crisi economica che si è accentuata negli ultimi anni (i proventi dal petrolio hanno registrato una caduta del 70%), la destra teme profondamente la capacità di mobilitazione popolare e il potenziale dei meccanismi della democrazia partecipativa, previsti nella Costituzione. I pezzi grossi del MUD invocano spudoratamente la difesa della democrazia, che non è altro che una democrazia di facciata, che si intende esaurire nel rituale della rappresentazione del voto e incapace di giocare un ruolo nelle strutture e relazioni di potere delle classi dominanti.

Basta vedere il percorso del
regime democratico del Venezuela nei decenni precedenti la rivoluzione bolivariana, sotto l’ordine delle stesse forze e interessi servili che oggi compongono la MUD, con tutto il seguito di cessione della sovranità, di sfruttamento, di iniquità sociale e repressione sanguinosa – chi non si ricorda il Caracazo del 1989 durante la presidenza di Carlos Andrés Perez? -, per cogliere la reale dimensione democratica dell’opposizione venezuelana. Senza dimenticare la brama compulsiva di un intervento straniero, che i dirigenti della MUD hanno apertamente e ripetutamente sollecitato a Washington e a Miami, convergenti con gli incitamenti feroci di Uribe e dell’ineffabile segretario generale dell’OSA, Almagro…

La verità è che il sistema elettorale creato in Venezuela dal potere bolivariano è ampiamente riconosciuto come uno dei più affidabili del mondo. Negli ultimi 18 anni si sono svolte più elezioni (quasi il doppio) che nei precedenti 40 anni.

L’eredità di Chávez si conserva viva e la forza sociale e le radici popolari del
chavismo non possono essere ignorate.

Rilegittimare il processo di trasformazione

Il progetto della Costituente, respinto dalla MUD, rappresenta un passo avanti nella combinazione dei meccanismi di democrazia rappresentativa e partecipativa. Un terzo dei 545 deputati della Costituente è eletto su base settoriale, ed è contemplata la rappresentanza dei lavoratori, attraverso i sindacati, e dei collettivi dei consigli comunali e di altre organizzazioni e gruppi sociali. Una volta eletta, la nuova Assemblea non avrà come unica incombenza l’elaborazione del nuovo testo costituzionale, da sottoporre all’approvazione dei venezuelani in un referendum nazionale. Si installa come potere supremo durante la sua vigenza, subordinando tutti gli altri poteri pubblici e garantendo anche la funzione legislativa.

In un contesto in cui, negli ultimi anni, le forze della controrivoluzione hanno recuperato spazio e iniziativa politica, la proposta di aggiornamento della Costituzione Bolivariana del 1999 attraverso la Costituente pone l’obiettivo di rilegittimare e approfondire il processo di trasformazione, con particolare attenzione all’asse economico e alla lotta all’impunità. Pur non essendo una soluzione magica, la convocazione del potere popolare Costituente emerge potenzialmente come punto di svolta nel prolungato conflitto venezuelano. Nelle parole del presidente Maduro, si tratta di invertire la situazione avversa di “crisi controrivoluzionaria” allo scopo di promuovere l’ “espansione della forza rivoluzionaria” (22.07.2017,
http://www.avn.info.ve/contenido/constituyente-fortalecer%C3%A1-paz-y-reencuentro-del-pueblo-venezolano). Una soluzione che è inseparabile dal compito fondamentale di garantire l’indipendenza, la sovranità, la coesione e l’integrità territoriale della Patria di Bolivar e Chávez, disarmando l’agenda golpista sponsorizzata dall’imperialismo e salvaguardando la pace in Venezuela.

Indipendentemente dal fatto che la rivoluzione bolivariana rappresenti un processo di liberazione incompleto, per le sue caratteristiche e dialettica, per l’inevitabile, e concreta, esistenza di fenomeni negativi, errori e insufficienze, si deve sempre aver presente che il Venezuela bolivariano rappresenta l’obiettivo prioritario della campagna destabilizzatrice degli USA e che l’imperialismo non desiste dal cercare di appropriarsi delle vaste risorse naturali del paese.

La demonizzazione del Venezuela bolivariano è parte dell’offensiva imperialista, in America Latina e nei Caraibi e su scala mondiale, sullo sfondo dei dilemmi generati dalla stagnazione e dalla crisi strutturale capitalista. E’ parte delle risposte imperialiste al processo di riaggregazione delle forze nel mondo, in cui risaltano l’emergere della Cina, sotto la direzione del Partito Comunista Cinese; la dinamica delle nuove organizzazioni internazionali, come i BRICS, l’Organizzazione della Cooperazione di Shanghai, di ALBA-TCP e della CELAC; le avanzate liberatrici che continuano ad affrontare l’egemonia del grande capitale in America Latina e nei Caraibi, con il contributo decisivo di Cuba e del Venezuela.

Tutti questi elementi sono in qualche modo presenti nel confronto che si trascina e nelle sfide ciclopiche che stanno affrontando la rivoluzione bolivariana e la sovranità del paese; la sua difesa esige maggiore resistenza, unità e capacità di lotta organizzata da parte delle forze rivoluzionarie, popolari e patriottiche venezuelane, che sbarrino il passo ai progetti oscuri della MUD e riprendano con energia il percorso delle grandi trasformazioni. E’ indispensabile tutta la solidarietà dei lavoratori e dei popoli del mondo con questa lotta.