Ayotzinapa: ce li hanno portati via vivi e vivi li rivogliamo!

Ayotzinapadi Giulia Salomoni

Esattamente sei mesi fa, la notte del 26 settembre 2014 a Iguala, a pochi chilometri da Ayotzinapa, alcuni poliziotti hanno fermato cinque autobus di studenti della scuola rurale e insieme a tre sicari non identificati hanno ucciso sei persone, ne hanno ferite altre venti e hanno fatto “sparire” 43 studenti.

Dal 2005-2006 quando è stata lanciata la “guerra al narcotraffico” le organizzazioni dei diritti umani hanno denunciato  che in Messico sono scomparse tra le 10 e le 30 persone, senza contare i migranti del centro e Sudamerica che transitano dal Messico per cercare di raggiungere gli Stati Uniti. Quello delle sparizioni forzate non è un caso isolato ma un vero e proprio sistema organizzato.

Il caso dei 43 studenti di Ayotzinapa ha tuttavia avuto un’eco nazionale ed internazionale enorme per la superficialità con cui le autorità hanno trattato la questione cercando di chiudere il caso il prima possibile senza coinvolgere quelli che probabilmente sono stati i mandanti illustri: il sindaco, la moglie (candidata per la successione al marito) e il capo della polizia di Iguala, per il fatto che gli autori materiali fossero soprattutto poliziotti facendo emergere che il narcotraffico è perfettamente integrato nelle istituzioni statali e di polizia, per lo strazio e la voglia di lottare dei familiari delle vittime, quasi tutti contadini poverissimi in una delle zone più povere del Messico, perché la scuola rurale di Ayotzinapa è un centro non solo culturale – l’istruzione è gratuita e vi accedono soprattutto le famiglie più povere- ma ha anche alle spalle una tradizione politica e di rivolta sociale molto forte.

Questi studenti poverissimi, di sinistra, desaparecidos si sono rapidamente trasformati nella peggior crisi che il presidente Pena Nieto si è trovato ad affrontare non solo all’interno del Paese ma anche a livello internazionale: basti pensare che siamo alla X giornata internazione di solidarietà per Ayotzinapa, al ragazzo messicano che ha interrotto la cerimonia del nobel per chiedere giustizia per i 43, ma anche che nelle scorse settimane Londra, in occasione della visita del presidente messicano, si è coperta dei volti dei ragazzi scomparsi e ci sono state numerose manifestazioni.

Noi, oggi, non possiamo che appoggiare la rivendicazione dei genitori che urlano “¡Vivos se los llevaron, vivos los queremos!”, quella dell’intero popolo messicano vessato da decenni di politiche neoliberiste che hanno sempre scaricato sulla parte più povera del paese i costi sociali e permesso che il divario tra classi si allargasse a dismisura. Ayotzinapa, con la sua voglia di un modello di sviluppo diverso, con la sua carica di protesta sociale, con i suoi caduti in questa guerra spietata contro il capitalismo, non è sola. Ayotzinapa somos tod@s.