Argentina: la nazionalizzazione

di Jorge Cadima, da www.avante.pt | Traduzione a cura di Marx21.it

repsol-ypfPopulismo intimidatorio” della recentemente rieletta “Presidente argentina e della sua piccola camarilla” decreta lo spagnolo El Pais (18.4.12). Atto “deplorevole” e “attacco al mondo degli affari” strilla il Parlamento Europeo (Telegraph, 20.4.12). Atto “illegale” che dovrà essere affrontato con “tutte le opzioni possibile” ha decretato la Commissione Europea (El Mundo, 18.4.12). “Sintomo di ciò in relazione a cui dobbiamo essere vigilanti” dice il presidente della Banca Mondiale (La Razon, 19.4.12). “Atto sconsiderato di pirateria economica” sentenzia in un editoriale il Financial Times (18.4.12), aggiungendo “ci sono buone ragioni per sospendere l’Argentina dal G20. Stracciando accordi internazionali, la Sig.ra Fernandez si colloca nello stesso campo del capriccioso dirigente del Venezuela Hugo Chavez. Non si può permettere che si dimentichi che le azioni hanno conseguenze”. Una frase sinistra a pochi giorni dal 10° anniversario del fallito colpo di Stato che tentò di rovesciare Chavez e le istituzioni democraticamente elette del Venezuela, colpo appoggiato dal governo spagnolo (El Pais, 2.12.04) e dagli USA.

Chi non si è potuto aggiungere al coro è il Re di Spagna che, non potendo destituire i presidenti latinoamericani, scarica le sue pallottole nella caccia grossa della savana africana. Dovendo rifarsi della magra figura fatta nella “caccia destinata a milionari” (Publico, 18.4.12), Juan Carlos Alfonso Victor Maria de Borbon e Borbon-Dos Sicilias, il suo nome completo, si è fatto rappresentare dal figlio all’inaugurazione di una raffineria dell’impresa privata Repsol – fino ad ora proprietaria maggioritaria dell’impresa petrolifera argentina YPF – per esprimere tutto il suo sostegno a Repsol” (El Mundo, 18.4.12). Un mondo curioso questo, dove l’alienazione di ogni impresa di Stato viene celebrata da membri dei governi con coppe di champagne, dal momento che la difesa degli interessi privati è vista come una questione di Stato. Per difendere il monarca spagnolo, dopo che si era saputo che il safari reale era stato pagato da “un magnate ispano-saudita” (Publico, 18.4.12), l’ambasciatore del Qatar in Spagna ha informato che il Re “non solo visiterà paesi”, ma che dopo la sua visita in Arabia Saudita “12 imprese spagnole si aggiudicheranno la gara per costruire un treno ad alta velocità per La Mecca, il cui valore complessivo ammonterà a 6.500 milioni di euro”, poiché dopo “i suoi viaggi privati ad Abu Dhabi e nel Qatar”, “saranno Iberdrola e Bankia ad esserne gratificate” (Agenzia Efe, 19.4.12). Il Borbone è il commesso viaggiatore del grande capitale. Che si è sentito in dovere di chiedere scusa per il suo massacro di pachidermi, ma non per il coinvolgimento del suo paese nel massacro di libici, paese (o ex paese?) dove Repsol detiene importanti concessioni petrolifere.

La ragione di tanta indignazione di fronte alla rinazionalizzazione parziale dell’impresa petrolifera argentina (creata nel 1923 come impresa statale) non ha nulla a che vedere con “accordi stracciati”. Anche i lavoratori portoghesi lo sanno bene. La troika che piange lacrime di coccodrillo per la “violazione degli accordi” tutti i giorni straccia accordi e contratti che garantiscono salari, pensioni, servizi pubblici. Ciò che provoca tanta indignazione è la perdita di un limone da spremere. Come ricorda il giornale argentino Pagina 12 (20.4.12), nel 2008 l’attuale primo ministro Rajoy aveva criticato l’eventuale ingresso di capitali russi in Repsol affermando: “il nostro petrolio, il nostro gas e la nostra energia non possono essere messi nelle mani di un’impresa russa, perché ciò ci trasformerebbe in un paese di quinta categoria”. Questa è la chiave della questione: il grande capitale internazionale vuole che l’Argentina sia un paese “di quinta categoria” per potere continuare a saccheggiarlo. Come ha fatto, in modo spudorato e con risultati brutali per decenni, in particolare durante l’orgia mafiosa-liberale degli anni 90, di cui il grande capitale spagnolo è stato uno dei principali beneficiari. Il film di Fernando Solanas Diario del saccheggio, reperibile in Internet, è un’esemplare testimonianza degli anni neri che hanno portato al disastro argentino del 2001. I portoghesi riconosceranno nella descrizione che fa dell’Argentina di quegli anni le notizie di oggi sul nostro martirizzato paese. Il futuro si pronuncerà sulla coerenza del processo argentino. Ma i venti che soffiano dall’America Latina parlano del futuro del Portogallo: del recupero delle nostre ricchezze e della nostra dignità, oggi saccheggiate dal grande capitale esterno e interno.