Brasile: la vittoria verrà dal confronto tra progetti e con il popolo nelle strade

dilmaperiferiaricardostuckertinstitutolulaEditoriale di Vermelho, portale web del Partito Comunista del Brasile (PCdoB)

Traduzione di Marx21.it

L’ultima settimana di campagna elettorale è segnata da un intenso dibattito di idee e mobilitazione popolare. La presidente Dilma, candidata alla rielezione per la coalizione Con la Forza del Popolo, ha separato nitidamente i campi, ha indicato che cosa sia in gioco, ha rafforzato la sua identità democratica, patriottica e popolare e ha smascherato, con denunce consistenti e ben provate, il carattere antipopolare, neoliberale e reazionario del candidato tucano (conservatore) Aécio Neves.

Dal momento della ritorno alla democrazia nel paese e dallo svolgimento delle prime elezioni presidenziali, nel 1989, la campagna che ora si sta chiudendo è stata la più serrata e quella che ha reso più marcato lo scontro politico e ideologico tra due progetti agli antipodi, e che inevitabilmente segnerà lo sviluppo della lotta politica fin dal primo momento post elettorale e avrà inevitabili implicazione nella dislocazione dei partiti.

Il confronto tra la candidata delle forze progressiste, Dilma Rousseff, e il rappresentante di ciò che di più reazionario c’è nella società brasiliana è l’espressione della lotta tra due correnti politiche, che a loro volta corrispondono a forze sociali in antagonismo fra loro.

E’ il Brasile democratico, popolare, patriottico e antimperialista che si confronta con il Brasile autoritario, antisociale e antinazionale. Il Brasile dei lavoratori delle città e della campagna, dei ceti intermedi, dell’imprenditoria produttiva e legata allo sviluppo nazionale, contro il Brasile della grande borghesia monopolista-finanziaria, della soggezione all’imperialismo. Il Brasile della lotta per lo sviluppo nazionale sovrano, per il progresso sociale, per altri cambiamenti, per le riforme strutturali democratiche, contro il ritorno al passato.

Aécio Neves si sottrae, facendo finta di niente, a questo dibattito. Avendo optato per il discredito del governo e della presidente, è incapace di presentare una sola proposta che indichi un cammino di rinnovamento qualunque sia nella vita politica e sociale del paese, ignora sistematicamente le realizzazioni che hanno cambiato le caratteristiche e la natura della società brasiliana negli ultimi 12 anni. Costretto dall’evidenza dei fatti, non riesce ad andare oltre vuote argomentazioni sul perché il governo non abbia promosso prima le riforme proposte durante la campagna e, dando prova provata che non ha niente da offrire, afferma che darà continuità alle vittoriose politiche sociali della presidente Dilma.

Aécio diseduca, disinforma, tergiversa e mente. Ma il popolo va apprendendo con la propria esperienza che i cambiamenti che la nazione reclama – massacrata da secoli di oppressione delle classi dominanti e dell’imperialismo – dipendono dal tempo, dalla persistenza, dalla continuità e, soprattutto, dall’orizzonte storico.

La dimostrazione più evidente della sconfitta della strategia politica ed elettorale di Aécio Neves è rappresentata dalle patetiche manifestazioni che il PSDB e i suoi alleati hanno organizzato in alcune città il 22 ottobre. Egli stesso, insieme ad artisti decadenti e ad ex calciatori che si sono trasformati un fenomeno da baraccone, non avendo niente da dire, si è lasciato andare ad insulti e a slogan venuti a noia, del tipo “via Dilma” e “Addio PT”.

L’ultima settimana di campagna ha visto una mobilitazione intensa del popolo brasiliano. Anche sotto questo aspetto è risultata evidente la divisione tra il Brasile democratico, patriottico e popolare, da un lato, e il Brasile della reazione, dell’autoritarismo e degli intrighi, dalla parte opposta.

Un mare rosso ha inondato le vie e le piazze del paese. Da nord a sud batte un cuore valoroso, dimostrando che nessuno inganna il popolo quando esso abbraccia una causa giusta. Domenica 26, questo irreprimibile entusiasmo popolare, questa incontenibile forza trasformatrice si pronunceranno nelle urne, consacrando la rielezione di Dilma Rousseff e la quarta vittoria elettorale consecutiva del popolo brasiliano.