Alta tensione in Bosnia. A 30 anni dalla sua fondazione la Repubblica Serba di Bosnia non si assoggetta ai diktat occidentali e rilancia un suo ruolo non asservito

di Enrico Vigna

Nuovi scenari si riaprono nei Balcani, che interesseranno tutti gli equilibri internazionali. Come una legge, imposta dall’esterno, ha fatto esplodere tutte le contraddizioni già latenti nella regione.

Una crisi che viene da lontano, che è storica e politica, ma che, nel corso del 2021 è cresciuta in modo sistematico in tutti gli aspetti statali e sta denotandosi come quasi irreversibile. Ora la speranza per la popolazione locale è quella che sia un percorso concordato, pacifico e negoziale, come pubblicamente richiesto dal presidente serbo bosniaco M. Dodik, rivolgendosi anche ad un ruolo costruttivo degli USA.

Un dato è certo, nel contesto bosniaco ci sono in campo tutte le contraddizioni della politica internazionale di questa fase, e tutti i maggiori protagonisti della scena mondiale, ma soprattutto anche nei Balcani, lo scontro è globale, ancora una volta è tra concezioni di un mondo unipolare a guida USA/NATO e gli interessi e una concezione di un mondo multipolare, che permetta a ciascun paese e popolo, di scegliere sulla base di interessi e di sovranità nazionali, di sviluppo economico e sociale, oltreché politico, indipendenti e non subordinati ad interessi esterni, o ricatti, pressioni e consuete minacce di aggressioni armate.

Molti politici e analisti occidentali valutano la situazione attuale in Bosnia come “la crisi più grave dell’ultimo quarto di secolo“, dalla conclusione degli accordi di Dayton del 1995, che avevano posto fine alla sanguinosa guerra durata quasi quattro anni. Molti intuiscono che il Paese è sull’orlo della disintegrazione e considerano anche il rischio di un nuovo conflitto armato. Il momento focale dell’attuale crisi si è verificato con l’entrata in vigore della nuova legge in Bosnia-Erzegovina sul reato di negazione della concezione di genocidio e la difesa di criminali di guerra e sulla questione nodale delle Forze armate, che erano stati promossi in estate, dall’Alto rappresentante (non eletto) delle Nazioni Unite per la Bosnia, Christian Schmidt.

Questa forzatura sfacciatamente antiserba, ha portato a un blocco delle attività istituzionali da parte dei rappresentanti serbi, portando Dodik, il membro della Srpska nella Presidenza a tre, a dichiarare che, con questo atto “l’esistenza della Bosnia non aveva più senso“. Per ribadire questa posizione ha comunicato che le principali funzioni delle autorità centrali bosniache, per quanto riguarda gli affari e interessi serbi, sarebbero stati trasferite alla Repubblica Srpska, compresa la creazione di proprie forze armate. Nel contempo lo stesso leader serbo ha ribadito che tutto ciò non intendeva negare gli accordi di Dayton, ma solamente affermare il diritto della RS al diritto ad uno status di uguaglianza. Da subito Stati Uniti, NATO e UE hanno dichiarato di ritenere queste dichiarazioni come un passo illegale verso una “secessione”. Il politologo sebo V. Antic esperto di giurisprudenza internazionale ha fatto notare che, la RSrpska, in un atteggiamento conciliatorio e costruttivo, aveva negli scorsi anni accettato ” il trasferimento di molte funzioni della RS all’Assemblea di Sarajevo, pur se questo non fosse realmente previsto dagli accordi di Dayton. Furono trasferite diversi anni fa per decisione del Parlamento della Bosnia-Erzegovina con il consenso dei deputati serbi, ora ci auguriamo che lo stesso Parlamento conceda il ritorno delle funzioni nella nostra Repubblica, senza creare ostilità o conflittualità….”.

A metà novembre, la Germania ha chiesto alla dirigenza dell’UE di elaborare un pacchetto di sanzioni contro i leader della Repubblica Srpska. E il segretario di Stato americano Blinken ha ribadito che: “Il ritiro unilaterale dalle istituzioni statali bosniache o altri passi per destabilizzare gli accordi di Dayton porterà a misure appropriate, comprese le sanzioni “.

Thomas Waitz, eurodeputato austriaco dei Verdi, il 12 dicembre, in visita in Bosnia assieme a Romeo Franz, europarlamentare tedesco, ha evocato la possibilità di un nuovo intervento militare straniero in Bosnia, se la situazione sul campo dovesse degenerare, come la creazione di forze armate serbo-bosniache: “…Abbiamo avuto garanzie da generali di Paesi Ue e Nato, ha svelato l’europarlamentare austriaco, i quali hanno assicurato a rappresentanti dell’Europarlamento, che forze armate europee possono mobilitare «6mila militari» in Bosnia «nel giro di 24 ore “.

Di fronte a questo atteggiamento arrogante, violento, come consuetudine, da padroni e gendarmi del mondo, la dirigenza serbo bosniaca ha reagito e ha argomentato chiaramente la posizione della Srpska. Il leader serbo Dodik ha risposto duramente, dichiarando di non aver paura delle sanzioni occidentali, e di contare sull’aiuto della Russia e della Cina, in primis nel Consiglio di sicurezza dell’ONU, e che non è stato eletto dai serbi di Bosnia per fare il codardo, ma per difendere i loro interessi.

Dodik, di ritorno dall’importante e fondamentale viaggio a Mosca dei primi di dicembre, dove ha incontrato numerosi alti esponenti russi, compreso il Presidente Putin ha rilevato la posizione della Russia circa la crisi in atto nell’area.

Come dichiarato ai media al suo ritorno, Dodik conta sul sostegno di Mosca nello sfondo della crescente pressione dell’Occidente su di lui e sulla leadership della Republika Srpska che Stati Uniti e UE incolpano della crisi in Bosnia e che l’ha portata sull’orlo del collasso. Per la Russia, secondo gli esperti balcanici intervistati da Kommersant, la Srpska può essere un utile tassello per impedire l’integrazione della Bosnia nella Nato e nella UE, che sono impossibili senza il consenso della leadership dei serbo bosniaci. Dodik ha dichiarato che la missione in Russia è stato un successo, infatti ha detto a RTRS TV: “Sono sempre felice di visitare la Russia, quando vai da qualche parte in Occidente, iniziano immediatamente a chiedere qualcosa, quando vai da Vladimir Putin, ti chiede di cosa hai bisogno e come aiutarti. Una differenza enormePutin non mi ha mai chiesto di fare o non fare qualcosa, anche se rappresento una piccola comunità, quindi lo rispetto. Il presidente russo, a differenza degli statisti occidentali, è qualcuno che ascolta e non impone ultimatum. A differenza di lui, i politici occidentali, anche di rango inferiore, si presentano nel mio ufficio con la volontà di impormi alcune cose… Ho parlato con il presidente Putin dell’attuale situazione nella regione. Ho presentato a Putin la nostra visione degli eventi in Bosnia-Erzegovina. Posso solo dire che conosce i dettagli e che era interessato a tutti i possibili scenari per l’evoluzione della situazione politica, circa il comportamento degli attori internazionali, lo status della Republika Srpska, le decisioni costituzionali, ma anche lo sviluppo di progetti economici con la Russia .

Il membro serbo della Presidenza della Bosnia-Erzegovina, in una conferenza stampa a Banja Luka ha dichiarato:

Putin mi ha confermato che la Russia non sosterrà la nomina di Schmidt nel Consiglio di sicurezza dell’ONU. Perseguiremo Schmidt in Germania per falsa presentazione di Alto rappresentante e che Putin ha confermato che non ci sarà alcun sostegno della Russia alla nomina del funzionario tedesco ad Alto Rappresentante al Consiglio di Sicurezza dell’ONU… Sono molto soddisfatto della qualità dei colloqui con il presidente russo, abbiamo parlato dell’economia, della costruzione del gasdotto, del tempio ortodosso serbo-russo a Banja Luka, del prezzo del petrolio, del gas e altri aspetti. La Russia è firmataria dell’Accordo di Dayton e lo ribadisce in ogni modo possibile. E’ cosciente che per ragioni speculative, stanno cercando di dare tutta la colpa alla Republika Srpska. Sono rimasto impressionato da quanto conoscesse bene i dettagli. Mi ha confermato che non ci sarà alcun sostegno per Schmidt nel Consiglio di sicurezza dell’ONU. La Russia non ha alcuna intenzione di interferire in Bosnia-Erzegovina, come fanno altri… Posso garantire che Putin vuole in primo luogo la pace e il rispetto del Diritto internazionale e gli accordi di Dayton”. Dodik ha anche affermato che:

“…Posso dire che Putin conosce molto bene ogni questione circa i possibili sviluppi della situazione politica, abbiamo rinnovato l’accordo sul prezzo del gas, che sarà mantenuto al prezzo attuale, come ha fatto la Serbia che, tramite il suo presidente Vucic, ha mantenuto il prezzo di $ 270 per mille metri cubi di gas russo, la Republika Srpska, a causa della maggiore distanza, che aumenta il costo del transito, ha un prezzo di $ 290. Inoltre è stato concordato di costruire un gasdotto in cui Gazprom sarà proprietaria del 60 per cento, e noi del 40 per cento che attraverserà la Republika Srpska. Abbiamo anche discusso di costruire una centrale solare vicino a Nevesinje”.

Trattando di cooperazione economica, come tema chiave di sviluppo, la RS ha fatto passi di gigante rispetto alle altre due entità, e in effetti il progetto di costruzione del gasdotto da Rača, Bijeljina a Banja Luka, su cui c’è un accordo dai tempi di South Stream con “Gazprom” per costruirlo insieme, sarà un ulteriore balzo in avanti per lo sviluppo dell’entità serba, senza dimenticare la costruzione in corso dell’autostrada interna, con la Cina come partner, che agevolerà i lavori per il gasdotto, oltre all’accordo già vidimato per la costruzione di due centrali a gas nella parte settentrionale della Srpska.

Va ricordato che sulla base di un accordo firmato nel 2020, denominato Memorandum of Understanding (MoU) del valore di 300 milioni di euro (334 milioni di dollari) tra la società cinese China Railway 14th Bureau Group (CRCC14) e la Società Putevi della Srpska, per il rifacimento della viabilità della RS, è in corso la ricostruzione completa di tutte le strade principali e regionali dell’entità serba in tre anni. Il progetto è stato finanziato con un prestito da parte cinese di 15 anni, a un tasso di interesse agevolato, compreso un periodo di dilazione di tre anni.

Va sottolineato che si tratta del primo progetto autostradale in concessione in Europa, realizzato da una società cinese.  Ed è il più grande progetto di investimento delle imprese cinesi in FBiH finora e il primo progetto di infrastrutture di trasporto terrestre in Europa ad essere costruito da investimenti cinesi sotto forma di concessione, ha dichiarato l’ambasciatore cinese in BiH, Ji Ping, durante la cerimonia inaugurale tenutasi in novembre a Prijedor.