riceviamo questo appello da parte del Forum Italiano dei Comunisti
La partecipazione diretta della NATO alla guerra contro la Russia si fa sempre più esplicita.
E’ bene prendere in seria considerazione le conseguenze che derivano dalla decisione anglo-americana, che potrebbe già essere stata presa, di autorizzare Kiev a usare armi occidentali a lungo raggio contro obiettivi in Russia. La novità non viene facilmente compresa e non se ne avverte il pericolo perché il territorio russo viene regolarmente colpito già da molto tempo con altre armi, come i droni. Ma Putin ha spiegato a chiare lettere, nella dichiarazione che riportiamo in calce che le armi di cui si parla possono essere utilizzate solo con i dati dei satelliti NATO e solo da parte di personale NATO e quindi comportano il coinvolgimento diretto e non più mascherato della NATO nella guerra, ne cambiano la natura ed equivalgono a una dichiarazione di guerra alla Russia.
Dunque siamo ai limiti di una guerra che può coinvolgere anche il nostro paese da un momento all’altro. Per questo non possiamo farci cogliere impreparati da questa evenienza e bisogna agire subito. Ma che fare concretamente?
Innanzitutto prendiamo atto che bisogna alzare il livello di mobilitazione e di organizzazione del movimento contro la guerra per cui, in questo caso, si tratta di superare sbarramenti e schemi operativi di tipo politichese e renderci conto che bisogna puntare a creare un movimento unico e con un obiettivo unico che è quello di combattere per tenere fuori l’Italia dalla guerra e denunciare, nel contempo, i partiti che la guerra sostengono. Senza sconti. Chi sostiene la guerra non è di sinistra e questo vale a partire dal PD verso cui bisogna condurre una battaglia insistente rispetto a quelle che sono le posizioni prevalenti a sostegno di Kiev.
Ma c’è anche un passaggio organizzativo che deve essere messo in evidenza nel contesto della lotta contro la guerra. Se la prospettiva è effettivamente questa, reagire adeguatamente non è una passeggiata. Chi porterà l’Italia in guerra sa bene che ci sarà una reazione a questa scelta, quindi si prepara a fronteggiare chi scenderà in piazza con leggi particolari e un apparato repressivo duro.
Il movimento contro la guerra dovrà dunque essere attrezzato politicamente e in modo militante per fronteggiare la situazione. Su tre cose bisogna puntare per renderlo forte e adeguato.
In primo luogo l’indicazione politica: FUORI L’ITALIA DALLA GUERRA deve essere lo slogan unificante. Ma questo non basta. C’è bisogno, nel contempo, di condurre una campagna di massa sulle responsabilità della guerra in Ucraina, smontando la tesi dell’aggressione russa e indicando chiaramente le responsabilità NATO e USA nell’aver provocato una situazione che necessariamente ha portato alla guerra. Le ambiguità rendono il movimento debole e confuso l’obiettivo.
C’è bisogno, in secondo luogo, di una strutturazione militante del movimento. Non basta la partecipazione di massa, ci vuole anche un livello di resistenza che difenda dalle provocazioni, di qualsiasi genere, coloro che partecipano alle mobilitazioni. Un tessuto organizzativo fatto di comitati che siano in grado di tenere alta la mobilitazione e svolgere azioni dimostrative e di propaganda dentro un movimento più generale.
E’ infine, proprio perchè i fautori della guerra sanno bene che niente rimarrà impunito, occorre attrezzarsi contro normative e azioni repressive che sono il corollario delle scelte che si stanno preparando. C’è già, da questo punto di vista, una correlazione tra il governo neofascista della Meloni e le tendenze repressive che si stanno materializzando a partire dal decreto sicurezza. La pesante conseguenza di questo decreto, sui blocchi stradali, le occupazioni e altro dà il segno di ciò che potrà accadere in una condizione di stato di guerra. Non si tratta dunque solo di tenere l’Italia fuori dalla guerra, ma di combattere anche il neofascismo che avanza.
Forum Italiano dei Comunisti
LA DICHIARAZIONE DI PUTIN
C’è un tentativo di seminare confusione. Non si tratta del permesso o del divieto per il regime di Kiev di colpire il territorio russo. Ciò viene già fatto con l’ausilio di veicoli aerei senza pilota o altri mezzi. Ma quando si tratta di armi ad alta precisione e a lungo raggio di produzione occidentale la storia è completamente diversa. Come ho già detto, e come qualsiasi esperto potrà confermare, sia qui che in occidente, l’esercito ucraino non è in grado di utilizzare i moderni sistemi ad alta precisione e a lungo raggio di produzione occidentale. Non può farlo. Ciò è possibile solo utilizzando dati di intelligence da satelliti di cui l’Ucraina non dispone. Questi dati sono disponibili solo dai satelliti dell’Unione Europea e degli Stati Uniti, in generale dai satelliti della NATO. Questo è il primo punto.
Il secondo aspetto molto importante, forse quello fondamentale è che solo i militari della NATO possono effettuare missioni di volo con questi sistemi missilistici. I militari ucraini non possono farlo. Pertanto non si tratta di permettere o meno al regime ucraino di colpire la Russia con queste armi. Si tratta di decidere se i paesi della NATO parteciperanno o meno al conflitto militare. Se questa decisione venisse presa, non significherebbe altro che la partecipazione diretta dei paesi della NATO, degli Stati Uniti e dei paesi europei alla guerra contro l’Ucraina. Questa è la loro partecipazione diretta e questo naturalmente cambia significativamente l’essenza stessa, la natura stessa del conflitto. Ciò significherà che i paesi della NATO, gli Stati Uniti e i paesi europei saranno in guerra con la Russia. E se così fosse, allora tenendo conto del cambiamento nell’essenza stessa di questo conflitto, prenderemo le decisioni appropriate in base alle minacce che ci verranno poste.
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