
di Francesco Galofaro, Università IULM
Il mondo ha un nuovo campione di scacchi: il cinese Ding Liren si è affermato ai tie-break sul russo Ian Nepomniachtchi. L’incontro, tenutosi ad Astana, Kazakistan, dal 9 al 30 aprile, si è reso necessario dopo che l’ex detentore, il norvegese Magnus Carlsen, aveva rinunciato al titolo, ritirandosi imbattuto dopo dieci anni. Si è trattato di un confronto teso, in cui i giocatori si sono battuti prima di tutto contro i propri limiti: sotto pressione il giocatore russo tendeva a muovere confidando nell’intuizione; il cinese, al contrario, eccedeva nel calcolo e si è trovato spesso in zeitnot, ossia a corto di tempo.
A decidere, dopo 14 partite classiche, sono state quattro spettacolari partite in formato rapid. In particolare, nella quarta partita Ding Liren ha mostrato un’eccezionale resilienza, rifiutando una facile patta e continuando a pressare l’avversario fino a farlo crollare psicologicamente. Ding Liren, che compirà trentuno anni il 24 ottobre, si è presentato in conferenza stampa come un giocatore piuttosto timido. Si è scusato per aver tradito le proprie emozioni nel momento della vittoria. Ha dichiarato di voler visitare Torino per assistere a una partita della sua squadra del cuore. “Diventare campione del mondo non è così importante”, ha dichiarato alla stampa, piuttosto imbarazzato. “Volevo solo essere quello che giocava meglio”.
È la prima volta che il titolo mondiale maschile vola a Pechino, dove gli scacchi non sono poi così diffusi. Nonostante questo, il Paese del dragone vanta giocatori di tutto rispetto, come Hou Yifan, campionessa femminile del mondo 2010.
Sono inevitabili le letture geopolitiche del match. In marzo 2023 Ian Nepomniachtchi ha firmato, con altri 43 scacchisti russi di alto livello, una lettera aperta al presidente Vladimir Putin in solidarietà al popolo ucraino. La stessa FIDE ha condannato l’azione militare, vietando tornei ufficiali in Russia e Bielorussia, obbligando i giocatori a non utilizzare le proprie bandiere. Di conseguenza, il russo ha giocato con la bandiera della federazione internazionale degli scacchi (FIDE), e la sfida è stata letta come un confronto tra oriente e occidente, specie nelle chat dove il pubblico poteva esprimere i propri commenti senza filtri. La FIDE ha inoltre sanzionato i giocatori che supportano la Russia, come Anatolij Karpov (membro della Duma per il partito Russia unita e oggetto delle sanzioni UE) e il Grande Maestro Sergej Karjakin. Per esser nato a Sinferopoli, in Crimea, quest’ultimo è stato ripetutamente bollato come traditore del proprio popolo.
Con il titolo alla Cina è possibile che gli scacchi ritornino ad essere un confronto sportivo? Nell’interesse della civiltà, le competizioni dovrebbero sostituire simbolicamente le guerre. Pechino può fare molto in questo senso, come dimostra la serietà delle iniziative diplomatiche che ha intrapreso per riportare la pace in Europa. Auguri dunque a Ding Liren e a tutti i giocatori cinesi per un avvenire radioso.
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